
In 081, Luca Delgado ci racconta la vita di un senzatetto e gli strani incroci che il destino può produrre nella vita degli abitanti di una grande città.
I personaggi del romanzo di Luca Delgado s’incrociano lungo le strade di Napoli senza un contatto apparente, restando per così dire sconosciuti gli uni agli altri. Eppure le loro esistenze s’intrecciano e modificano le traiettorie dell’avvenire, portando la vicenda verso esiti inattesi.
Non credo sia utile tentare una definizione per generi per presentare questo romanzo che intende mostrarci, una ad una, le tante vicende che possono accadere contemporaneamente in un popoloso spazio urbano.
Il cadavere penzolante che appare nel romanzo a più riprese propone un mistero, ma senza costringerci a far convergere su esso tutta l’attenzione del lettore. Quel cadavere rappresenta una suggestione e un monito più che l’inizio di un’indagine; da indagare sono le vite, le ipocrisie e le insoddisfazioni dei personaggi.
Il titolo, omaggio a quel prefisso telefonico che apparteneva a tutti i numeri telefonici napoletani, rimanda, rinunciando all’uso di una qualunque parola, a una passione per George Orwell e il suo 1984.
Un prefisso telefonico che sembra appartenere a un’altra epoca, ben prima dell’attuale “schiavitù” dalla comunicazione e dallo stare sempre connessi.
Citazione 1
“Dottò io qua vedo gente con telefonini in mano da mille euro, ma quale crisi? Ma poi che caspita tengono da dirsi per spendere così tanto? Sono sempre rintracciabili, a qualsiasi ora, in qualsiasi momento, parlano, si scrivono, si contattano e pensano pure che magari siamo noi quelli che non sanno campare. Si sentono liberi di potersi chiamare, ma a me mi sembrano tanti schiavi, tengono pure il numero, 333, 334, 335, 346, 347, 338…”.
Felice è un clochard con pochi compagni di strada, nel centro storico di Napoli. Felice ha visto la propria vita virare quando il futuro, che sembrava certo, garantito e quasi imposto dalle circostanze, si è sbriciolato per un colpo inatteso del destino.
Felice stava addentando, forse per la prima volta con convinzione, la sua vita quando tutto è crollato per una telefonata: quello che doveva essere il sapore di un incoraggiamento e di una gioia si è trasformato in un veleno, che gli è entrato dentro, privandolo del gusto e della voglia di assaporare il futuro e il cibo.
Felice ha perso tutto: famiglia, agio, prospettiva. Ha iniziato a bere per riempire il suo vuoto e ha continuato mettendo da parte ogni dignità e ogni desiderio.
Napoli, piazza San Domenico Maggiore. Foto Pasquale Esposito, 2012
Citazione 2
Felice cominciò a bere avidamente e si sentì meglio quasi subito. Mise le altre due bottiglie nelle tasche della giacca e accennando un sorriso si mosse in direzione della chiesa di San Giovanni Battista delle Monache. Pensava alla frase “datemene tutte birre”. A come gli era uscita bene, al suono della sua voce per nulla incerto.
Il destino si compie spesso attraverso canali che restano misteriosi. Gli eventi accadono senza che se ne possa avere una piena comprensione.
Accadono, talvolta, senza un motivo apparente: accadono e basta.
Le città sono affollate e l’umanità che le vive si sfiora senza guardarsi e senza comprendere i legami che la uniscono.
Si può scivolare nella folla e scomparire; si può diventare invisibili come un barbone che resta ai margini a osservare la vita che scorre, mentre è solo con il proprio passato.
In questo inesausto fluire di corpi che passano, è lecito anche chiedersi: che cosa sappiamo gli uni degli altri? che cosa percepiamo di quelli che si mettono ai margini? che cosa davvero sappiamo anche di quelli che abbiamo vicini, di quelli di cui cerchiamo l’amore?
Napoli, vicolo Montemiletto. Foto Pasquale Esposito, 2010
Citazione 3
Seduto sul marciapiede ad assistere alla scena, Felice pensò a quanto fosse facile per lui diventare invisibile. Da bambino gli bastava chiudere gli occhi per sparire, da adulto gli bastava starsene in disparte, rintanarsi in qualche buco o angolo buio. Era quella la grande rivincita che si prendeva con il creatore, che per qualche ragione metteva le persone al mondo senza dar loro un posto dove stare, un posto dove potersi riparare.
Elena è un’attrice, bellissima e inquieta. Elena è una donna alle prese con Maurizio, un amore tormentato e non chiaro. Elena incrocia la vita di Felice per caso e questo incontro muterà le loro esistenze, secondo una trama tutta da seguire e tutta da scoprire.
Felice, Elena, Maurizio e Vera – la moglie di Maurizio – daranno vita a traiettorie scomposte, inseguendosi ed essendo seguiti, ognuno in cerca di una soluzione al proprio dolore e alle proprie aspirazioni represse.
Un piccolo, intenso rumore di tacchi potrà così riscrivere il destino e farci, infine, comprendere il significato di quel corpo che pende impiccato.
Altro è bene non svelare per non sottrarvi il piacere della lettura e della scoperta.
Antonio Fresa
Luca Delgado
081
Homo Scrivens, 2014
Pagine 210, € 14,00
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