
Altro 5 maggio, dopo quello dell'ode scritta nel 1821, giorno del decesso dell'autoproclamato – «Ei si nomò» – imperatore Napoleone di manzoniana memoria. Altro 5 maggio a fissare le caratteristiche salienti della Storia, senza che però la emanata dichiarazione di fine pandemia dell'organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) significhi fine dei casi da Covid-19. Un diffuso contagio, ancora esistente seppur per fortuna adesso enormemente ridotto, che ha causato circa 20 milioni di decessi presunti, ufficiali 6,9 milioni. In queste settimane, secondo OMS ancora un decesso da contagio da Sars CoV-2 ogni 3 minuti nel mondo, come ricorda il direttore dell'organizzazione per evitare entusiasmi che limitino la necessaria attenzione futura [1].
Proprio come i versi manzoniani hanno insistito nella memoria di molti studenti, il periodo immediatamente precedente il 5 maggio 2023 aveva interessato l'intera popolazione del globo con il suo carico di morte e disagi. Adesso sono quindi definite chiuse le emergenze pandemiche internazionali, aperte l'11 marzo 2020, quando l'OMS dichiarò lo stato di pandemia per la diffusione da Wuhan del Sars Cov-2. L'assemblea OMS del prossimo 20 maggio dovrà confermare la dichiarazione di fine emergenza pandemica che continuerà però a popolare le nostre memorie, parallelamente alle dichiarazioni ufficiali. Oggi vengono ancora inoltrati messaggi di attenzione alle nazioni al fine di attivare i necessari provvedimenti nel caso se ne rivelasse la necessità.
I dati settimanali sugli indici di contagio indicano infatti che la fase endemica non significa scampato pericolo ma soltanto che lo stesso è presente costantemente in una determinata area con alternanza di manifestazioni. Alcune previsioni diffuse da scienziati USA mettono persino in luce una altissima probabilità di ritorno di varianti, a contagio e virulenza elevati, entro i prossimi due anni. Ovviamente non è possibile averne certezza e allora l'unica possibilità è che ci si tenga pronti con i monitoraggi, con i piani anti-contagio e con adeguati stanziamenti e investimenti economici in sanità, più o meno auspicati da ogni angolo del mondo ma che non trovano riscontri certi nelle disposizioni della politica.
Ripercorrendo però a ritroso la storia di questi ultimi anni qualcosa lo abbiamo imparato da quando, il 30 gennaio 2020, Tedros Adhanom Ghebreyesus dichiarava l'emergenza globale di salute pubblica, universalmente nota come Public Health Emergency of International Concern ( PHEIC). Restano i ricordi degli insostenibili, lunghi ed estesi geograficamente lockdown, delle infezioni contratte in strutture ospedaliere impreparate con i loro personali a fronteggiare i contagi, dell'episodio del primo paziente di Codogno in Italia. La privazione dei contatti sociali e degli affetti, che ancora oggi stentano a ritrovare la libertà delle manifestazioni più intime e corporali non sono solo ricordi ma sono divenute indicazioni comportamentali per il futuro, come pure gli enormi sacrifici, anche delle proprie vite, dei tanti operatori sanitari costretti, inizialmente senza mezzi, a fronteggiare un pericolo sconosciuto. Infine, le mascherine e gli altri dispositivi di sicurezza che accompagneranno ancora le nostre vite nella loro nuova considerazione. Non ci abbandonerà tanto facilmente inoltre il ricordo dei negazionisti che arrivarono sovente a mettere in discussione la Scienza, salvo poi in molti casi dovervi fare ricorso una volta contagiati anche loro o i loro cari. Anche se successivamente le statistiche inerenti i profili culturali ce ne daranno un quadro sociale più preciso [2], resteranno danni irreparabili e la perdita di tante vite causate dalla diffusione del contagio per via dei ritardi e della valutazione grossolana del pericolo. Un ricordo su tutti le immagini delle pire per la cremazione a causa della sepoltura di tanti cadaveri in India e gli spazi cimiteriali insufficienti ad accogliere i morti brasiliani del negazionista Bolsonaro.
Oggi, grazie soprattutto all'immunità raggiunta in seguito all'enorme numero di vaccinati, i numeri dei decessi e dei ricoveri nelle terapie intensive sono assolutamente sotto controllo e sembra si sia usciti dalla minaccia conosciuta. Resta l'imbarazzo su milioni di vite in più che forse si sarebbero potute risparmiare vaccinando da subito i paesi poveri [3].
Tornando alla situazione attuale, l'obbiettivo principale è quello di evitare ricadute numerose. Ci sono infatti ancora contagi, il Giro d'Italia in corso può darne significato numerico, e non si può considerare del tutto cancellato il pericolo, questo anche in considerazione di tutte le conseguenze che la Covid-19 continua a lasciare spesso anche in coloro che sono guariti e che si identificano in malati da Covid Lunga. Esiste poi tutto quel popolo di vulnerabili che deve ancora sottoporsi ai richiami vaccinali, che sono ancora pochi rispetto al totale della popolazione. Alla luce delle note diffuse dalla Fondazione Gimbe circa i richiami di quarta e quinta dose, risultano numeri potenziali rispettivamente di oltre 19 milioni per coloro che necessitano della quarta dose e 3 milioni circa per la quinta. Di questi, nel primo caso solo il 31,4% ne ha ricevuto protezione mentre tra le quinte dosi potenziali i numeri si attestano al 16,4% [4].
Oltre questi aspetti ve ne sono di altri legati alla cosiddetta infodemia e disinformazione che continuano imperterrite a tentare di inficiare i comportamenti corretti attraverso la diffusione di informazioni numericamente esagerate, distorte o non veritiere. Forse a tal riguardo è stato davvero fatto poco e viene il dubbio che chi avrebbe avuto i mezzi per contrastare queste false comunicazioni abbia in realtà preferito sfruttarle con il fine propagandistico di aumentare i propri consensi, anche attraverso provvedimenti davvero poco opportuni al fine educativo, come la cancellazione delle sanzioni nei confronti dei trasgressori delle regole.
A proposito di disinformazione può capitare, come è successo più volte al sottoscritto, di assistere nelle sale d'attesa ospedaliere a pazienti che asserivano con convinzione che le proprie patologie erano derivanti dall'aver fatto uso di vaccini anti Covid-19 e non da malanni pregressi e magari non curati anche per le difficoltà di una sanità pubblica da anni in sofferenza.
Nei momenti più difficili è stato anche facile ottenere promesse di potenziamenti e riforme della Sanità, ma al momento in cui però bisognava prevedere stanziamenti sono stati programmati altri tagli come se le carenze sotto gli occhi di tutti non fossero vere. Magari si spera che la Provvidenza manzoniana possa supplire allo stanziamento di somme, a distribuire attrezzature, formare medici e sanitari che abbiano contratti professionali adeguati e non a gettone e che, in caso si rigenerasse un pericolo pandemico, siano predisposti piani e riforme adeguate. Sulla carenza di personale sanitario è stata pure data una informazione preoccupante da parecchi organi di stampa già parecchi mesi addietro (ad esempio da la Repubblica o Panorama della sanità: tra il 2019 e il 2021, 2.178 medici di base in meno; carenze anche tra i pediatri di base; mancanza medici specialisti soprattutto in pronto soccorso, anestesia e rianimazione, radioterapia; turn over tra medici in uscita e nuove assunzioni negativo in moltissime regioni). Forse è arrivato il tempo di manifestare adeguatamente per non veder cancellato il diritto alla salute.
C'è infine un dato epidemiologico che è anche prova dell'efficacia di alcuni provvedimenti adottati, seppure inizialmente pure molto discussi e contrastati da politici avvezzi alla propaganda, ovvero l'efficacia delle mascherine. Alcuni avevano trasformato una emergenza sanitaria alla stessa stregua del tifo per la propria squadra di calcio, dimostratosi però pure utile a modificare consensi in voti. Invece, l'attuale significativa ondata di infezione da Streptococco beta emolitico di gruppo A (Streptococcus Pyogenes) [5], che è puntualmente tornata a dilagare nella sua stagione nei bimbi e negli adulti, serve anche a dare spiegazioni a tanto di quanto accaduto. Ne abbiamo parlato con il dott. Esposito del laboratorio Alhena che ci conferma: «Siamo scampati dalle epidemie di mononucleosi e da streptococco negli anni della pandemia per l'efficacia delle restrizioni e per l'uso diffuso delle mascherine. In quel periodo nel nostro laboratorio non capitava quasi più di dover eseguire esami per svelare queste infezioni e quelli rarissimi che venivano richiesti erano pure negativi».
Emidio Maria Di Loreto
Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi necessità sul proprio stato di salute, su modifiche della propria cura o regime alimentare, si consiglia di rivolgersi al proprio medico o dietologo.
[1] Elisabetta Intini, La covid non è più un'emergenza: cosa significa e cosa abbiamo imparato, 8 maggio 2023.
[2] Michele Bocci, L'identikit del No Vax: licenza di scuola media, disoccupato e con disagio abitativo, 8 gennaio 2022
[3] Chiara Guzzonato, I vaccini anticovid hanno salvato 20 milioni di vite, 4 luglio 2022.
[4] Annalisa Girardi, Monitoraggio Richiami vaccini anti Covid, 5 maggio 2023
[5] Circolare del Ministero della Salute n. 11710, Aumento dell'incidenza di scarlattina e di infezione invasiva da streptococco di gruppo A, 12 aprile 2023
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