
L’8 settembre 1943 è una data fondamentale nella nostra storia e non andrebbe, quindi, dimenticata. Con l’annuncio dell’armistizio fra l’Italia e gli angloamericani firmato il 3, si apre una pagina drammatica. La fuga da Roma del re, di una parte del governo e del Comando supremo dell’esercito – che si spostano a Brindisi dove si sono già stanziati gli Alleati – apre una crisi istituzionale che ha portato poi a parlare di “morte della patria” (titolo di un libro di Galli della Loggia da più parti criticato). Le ambigue parole del proclama che Pietro Badoglio – capo del governo dopo la caduta di Mussolini – aveva diffuso alla radio furono le uniche istruzioni per gli italiani. Il nostro esercito si trovò senza ordini e pagò un prezzo altissimo con eccidi e deportazioni: circa 800.000 militari vennero internati in Germania. Gli effetti furono terribili per un paese diviso tra controllo tedesco e avanzata degli Alleati. L’Italia, per venti mesi, con l’occupazione tedesca seguita alla sfiducia del Gran consiglio del fascismo a Mussolini del 25 luglio, si trasformò in un tragico campo di battaglia, che rese la Resistenza il fondamento della Repubblica democratica e della Costituzione.
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