
È a Rocca Imperiale, paesino di poco più di tremila anime, nel nord della Calabria, terra di grandi contraddizioni, che l’associazione “La Fucina delle Idee” ha avuto l’ardire di provare a sensibilizzare gli alunni dell’Istituto comprensivo “Federico II” sul grande e doloroso tema della violenza sulle donne con il progetto, Il dono senza reciprocità.
L’evento, a parte gli studenti che sono stati fondamentali nella sua realizzazione, ha visto coinvolti anche Carmela Vitale, psicologa della casa circondariale di Matera.
La psicologa ha parlato ai ragazzi e soprattutto alle famiglie e ai docenti dell’importanza dell’essere persone consapevoli. L’educare i ragazzi al rispetto di se stessi e degli altri è fondamentale affinché siano adulti sani. “È più facile costruire bambini forti che riparare uomini rotti”. In questa frase di Frederick Douglass si racchiude tutta quello che dovrebbe essere l’essenza dell’educare alla bellezza i ragazzi. Bambini che crescono con scarsa autostima, in famiglie violente, saranno molto probabilmente uomini violenti che accuseranno le loro donne dei propri fallimenti. Carmela Vitale ha continuato raccontando della sua esperienza di specialista con gli “uomini rotti” del carcere di Matera. Di quanto sia devastata la loro vita, ormai anche priva di affetti, e di quanto sia difficile “aggiustarli”. Le parole chiavi che sono venute fuori in maniera forte e chiara su cui fondare l’essenza dell’essere uomo sono state: amore e responsabilità.
L’altro soggetto protagonista della giornata è stata la psicologa Cinzia Marroccoli, presidentessa dell’Associazione telefono Donna “La casa di Ester” di Potenza. Ha catturato l’attenzione della platea tutta ma soprattutto delle ragazze e delle loro insegnanti, parlando loro in maniera accorata delle donne sopravvissute alle violenze dei mariti, fidanzati, compagni e a volte anche da quelle paterne, ospitate nella struttura che gestisce insieme ad altre donne da quasi trent’anni. Ha spiegato con semplicità, mai banalizzando, la necessità per le donne di essere forti, sicure di se stesse e della loro autodeterminazione. L’importanza di essere persone degne di stima e rispetto al pari dei compagni maschi. Ha incoraggiato a studiare con impegno, a diventare ciò che vogliono essere, a realizzare i loro sogni e sentirsi realizzati. L’importanza di avere un lavoro che le aiuti ad essere economicamente indipendenti. Indipendenza, che in caso di violenza, le aiuta ad avere il coraggio di denunciare i loro carnefici.
Gli studenti, parte integrante fondamentale, con le loro insegnanti nella realizzazione del progetto con i loro “doni”, hanno dato vita alla loro fantasia e sensibilità, regalando alla “Casa di Ester” cento shopper dipinte da loro, per questo uniche, per aiutare l’associazione ad autofinanziarsi vendendole.
Il dono senza reciprocità è quello creato e prodotto dai ragazzi, con le loro docenti, e nel suo mese di durata si è articolato in tre fasi, la prima delle quali sull’importanza del dono che ognuno di loro ha ricevuto con la nascita.
Ognuno nasce con una dote specifica di capacità nei diversi settori, la pittura, la scrittura, la fantasia… Qualità che sono già dentro di noi, basta solo saperle riconoscere, approfondire e affinarle fino a diventare conoscenze e competenze.
La visione del film “Gifted hand” che sviscera magistralmente l’argomentazione “dono” è stato il primo passaggio, seguito poi, in orario scolastico, dall’approfondimento e dalle disquisizioni, guidati dalle insegnanti, sul film. Poi i ragazzi si sono impegnati, con l’aiuto di due artiste, nella realizzazione delle shopper. È proprio in questa fase che i discenti hanno dato il meglio di loro stessi. Curiosi, timidi ed emozionati si sono impegnati al massimo nello svolgere al meglio quello che era il loro donare dei bei lavori alle donne “sopravvissute” e coraggiose. Nei loro occhi e nelle loro domande, su queste signore che avrebbero ricevuto un pezzetto del loro amore, si leggeva tutta la loro disapprovazione per gli uomini violenti e tanta compassione e solidarietà per quelle che erano diventate le loro eroine. La terza fase, in una giornata di grandi emozioni e di coinvolgimento è stata la consegna delle loro creazioni-doni alla presidente della “Casa di Ester”.
Evento importante per un piccolo centro della Calabria dove la violenza familiare esiste ma di cui non bisogna parlare, perché si sa, se non se ne parla non esiste. Una comunità dove esistono i piccoli bulli, piccoli così deboli da essere già quasi “rotti”, ma anche di questo non si può parlare. Certe cose è meglio che si discutano in privato, trovando accordi con le famiglie per risolvere il problema del “bullizzato” di turno. Però, dopo aver visto la loro partecipazione, attenzione e commozione nell’ascoltare le parole delle psicologhe, uno spiraglio di ottimismo fa luce per una futura comunità più giusta e più sana.
Angela Di Leo
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