A Te di Daniela D’Arielli. Quando l’intimità diviene corale

Installazione mostra Daniela d’Arielli A te 2023

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Una intima ma, nello stesso tempo, corale, che, negli spazi di Monitori Pereto, a partire da un originale rielaborazione del planisfero, offre un'interpretazione della Terra intesa come oikos, dimora da vivere e custodire. La mostra A Te, di Daniela D'Arielli è domestica e, contemporaneamente, globale, dal momento che si caratterizza per una riflessione sul mondo condotta attraverso una poetica delle piccole cose, del quotidiano. Le opere, realizzate negli ultimi mesi appositamente per l'occasione, sono frutto di un lungo processo di esecuzione, in cui l'artista si è messa in gioco in prima persona confrontandosi con tecniche di matrice tradizionale, come il ricamo, ed altre totalmente innovative e sperimentali, come il lavoro con il sale.

L'acqua rappresenta il fil rouge che, scorrendo metaforicamente nei seicenteschi ambienti di Palazzo Maccafini, unisce tutte le opere in mostra. L'artista – per usare le parole della gallerista, Paola Capata – ha costruito un'esposizione «coraggiosa e asciutta»; rapportandosi all'articolato, complesso e fortemente connotato spazio della galleria, in maniera precisa e ficcante. In genere, gli artisti, intimiditi dal luogo denso di storia – racconta la gallerista –  tendono a saturarlo per esorcizzare la paura di scomparire. Al contrario, Daniela D'Arielli ha manifestato una grande consapevolezza e lucidità, creando un dialogo equilibrato tra opere e spazio espositivo, grazie ad un corpus di lavori essenziale – un'opera, massimo due, per sala – e, nel frattempo, estremamente efficace, eloquente ed evocativo.

Mostra installazione Daniela d'Arielli A te
Daniela d'Arielli, A te, 2023, installation views at Monitor Pereto. Courtesy The Artist and Monitor Rome, Lisbon, Pereto (AQ). Foto Giorgio Benni

Le opere di Daniela D'Arielli che si prestano a molteplici livelli di lettura, accompagnano il visitatore in un percorso che lo induce a guardare il mondo, o meglio il planisfero, da un insolito punto di vista, ampliando, così, la propria visione.

Aprono l'esposizione, due opere speculari Ciò che Resta, che rappresentano il planisfero delineandolo attraverso le acque e non le terre emerse. Mari, oceani e fiumi, definiscono la geografia del pianeta, in un gioco tra pieni e vuoti che ribalta la visione generalmente percepita. Le due opere, identiche nella forma, si distinguono per la sostanza, ovvero per materiali e tecniche che, conseguentemente, ne virano i significati. L'una, realizzata in foglia d'oro, verte sul concetto di sacralità, sottolineando il valore dell'acqua come fonte di vita. Di fronte, l'altra, realizzata con il sale, materia viva e delicata, pone in evidenza la fragilità e l'instabilità dell'equilibrio terrestre, messo a dura prova, dall'invasività umana, concausa del cambiamento climatico.

Daniela d'Arielli, Il corpo che abitiamo.
Daniela d'Arielli, Il corpo che abitiamo, 2023, canvas, red threads, 213 x 445 cm. Courtesy The Artist and Monitor Rome, Lisbon, Pereto (AQ). Foto Giorgio Benni

Nella stanza degli affreschi, in sintonia con l'ambiente, l'artista ha esposto Il Corpo che abitiamo, un'opera in stoffa, il cui drappeggio, che pende dal soffitto al centro, riprende con leggiadria i morbidi tessuti dipinti sulle pareti. L'opera presenta, ricamato a mano, con un filo rosso sangue, il profilo della terra, definito da fiumi, mari e porzioni di Oceano Atlantico e Pacifico. Il Corpo che abitiamo si lega ad un ciclo di lavori iniziato nel 2022, in cui l'artista ha cominciato a ragionare sulla geografia a partire dalle acque. Nella prima opera di questa serie, D'Arielli ha rappresentato l'Abruzzo, sua regione di provenienza, delineandolo tramite i fiumi che l'attraversano, senza bisogno di connotarlo tracciandone il profilo. Da lì, l'artista ha ampliato il proprio orizzonte, prima al Mediterraneo, poi al mondo intero. Come in ogni ricamo, Il Corpo che abitiamo si estrinseca su due lati: il dritto e il rovescio. Ove il primo è liscio e regolare, mentre il secondo, prediletto dall'artista, per quanto simmetrico al primo – come vuole la tradizione – è spinoso, brulicante e vivo, proprio come un corpo umano. Assonanza resa ancor più palpabile e concreta dal colore rosso acceso che, come suggerito dal titolo, ricorda che la terra è un corpo vivo, e, come tale, va curato e rispettato.

La mostra prosegue nel mezzanino con il video A Te, che le attribuisce il titolo. Nella sua pittorica semplicità, questa rappresenta forse l'opera più intima della mostra che, nell'idea di reciprocità esplicitata nel titolo A Te, classica risposta all'affermazione “Grazie”, abbraccia tutti i lavori esposti. A Te è un breve video in loop, tutto giocato sul rapporto tra interno-esterno; dentro e fuori, in cui l'elemento umano, anche se non evidente, perché rappresentato dalla scritta, è preponderante. Daniela D'Arielli riprende una finestra di casa sua che affaccia sul lago, sul cui vetro appannato ha scritto A Te. Le parole scompaiono all'evaporare del vapore, sullo sfondo del paesaggio in cui si muove un barchino«Dal punto di vista installativo, quest'opera rappresenta un unicum, ha sottolineato Paola Capata, perché, proiettando il video sulla caldaia; Daniela ha sfidato la superficie grezza ed elaborata di quell'oggetto respingente, anteponendo alla definizione e alla nettezza del video, la creazione di un poetico dialogo con lo spazio».
Il percorso espositivo si chiude nella cisterna con Costa celeste, opera che riunisce tutte le tematiche toccate.

Daniela D'Arielli è partita da una tradizionale coperta abruzzese, tinta di nero, adagiata su una superficie orizzontale che simula un talamo nuziale. Con filo chiaro sulla stessa ha ricamato, sotto forma di simboli antichi, delle stelle che ricalcano il profilo delle coste terrestri, minacciate dall'innalzamento dei mari. «Costa celeste è una coperta fatta di stelle», afferma l'artista, «che, richiamando l'idea di luce, trasforma il profilo stesso delle coste in una sorta di costellazione celeste». Il valore emotivo dell'opera che, proiettandole metaforicamente in cielo, induce a riflettere sull'urgenza di agire per salvare le coste dal cambiamento climatico, è amplificato dalla potente installazione. Collocata nella cisterna, luogo più basso e profondo della galleria, grazie alla luce violetta che ne fa emergere le stelle, l'opera crea una suggestiva sensazione di straniamento e déjà-vu; come se, nella mia onirica ed audace visione, aprisse un magico affaccio sulla volta celeste di un immaginario emisfero australe.

Ludovica Palmieri

Palazzo Maccafani – Pereto (AQ)
Daniela D'Arielli
A te
fino al 25 giugno 2023

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