
Un militarismo sempre più spinto resta un caposaldo della politica del premier giapponese Shinzo Abe. La politica estera, nonostante i rilevanti interessi economici, è orientata al contenimento della presenza cinese in Asia e il militarismo può essere uno strumento secondo il governo.
Un contenimento che passa anche per strategie economiche come può essere la recente firma del Partenariato Trans-Pacifico (Tpp) al quale aderiranno, manca la firma dei rispettivi parlamenti, dodici Paesi, oltre a Giappone e USA ci sono sulle due coste Australia, Brunei, Canada, Cile, Malaysia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore e Vietnam. Oltre ai presunti vantaggi sul fronte economico dovuto alla cancellazione di migliaia di tariffe riguardanti l'import-export è evidente che si tratta anche di una mossa diretta a contenere l'allargamento dell'influenza della Cina nell'Area. In particolare si tratta di contrastare l'attivismo finanziario del gigante asiatico.
Giappone, Kyoto. Stazione centrale. Foto Vaccaro
Nonostante le opposizioni di parlamentari, associazioni e cittadini il governo è andato avanti nella sua politica di modifica della carta costituzionale. Secondo alcuni sondaggi la maggioranza dei giapponesi sarebbe contraria a questi cambiamenti [1].
Lo scorso settembre, completando l'iter parlamentare, la Camera Alta approvava la legge che emendava l'articolo 9 della Costituzione pacifista, di fatto ,consentendo l'invio di truppe oltre confine, nonché le forze armate giapponesi potranno intervenire in difesa di un alleato anche nel caso non sia minacciato il Giappone. A questo si aggiunge l'apertura del mercato delle armi per il Sol Levante.
Negli anni di governo di Shinzo Abe il budget militare è costantemente cresciuto fino ad arrivare all'1% del Pil. I 225.000 uomini dell'esercito sono ben addestrati ed equipaggiati e le forze armate hanno tecnologia d'avanguardia compresi gli F35.
Il premier dichiarava che «questa legge serve a proteggere il popolo giapponese e il suo stile di vita pacifico. E a prevenire una guerra. Penso che siano state gettate le basi legali per poter consegnare ai nostri figli un paese pacifico», ma come ha scritto l'Economist, «per il nazionalista di destra Abe, la vera passione non è l'economia, e la potenza economica interessa principalmente come un mezzo, nella sua visione, per ristabilire l'orgoglio nazionale e perfino ricostruire la narrazione storica giapponese» [2].
In questi giorni gira la notizia che l'esecutivo si prepara ad autorizzare l'apertura di un impianto di trattamento di combustibile nucleare esausto in grado di produrre plutonio, utile per la fabbricazione di bombe atomiche. E questo non farebbe che aumentare la tensione in un momento in cui, non solo sullo scacchiere asiatico, il confronto est-ovest si è infuocato. Il Giappone ha la tecnologia e le capacità per costruire una bomba atomica nel giro di pochi mesi. E questo nonostante che gli USA abbiano da sempre ed esplicitamente assicurato la “copertura nucleare” al Giappone in caso di pericolo. La Russia ed in particolare la Cina, con la quale sono aperti dei contenzioni anche territoriali, hanno un arsenale nucleare notevole in campo e mostrano insofferenza per l'escalation giapponese. Senza dimenticare la Corea del Nord, un altro attore che ad ogni piè sospinto mostra i muscoli.
E poi come spiega James Acton della Carnegie Endowment for International Peace, «il Giappone è un Paese rispettabile dal punto di vista del rispetto del TNP [Trattato di non proliferazione nucleare, ndr]. Ma dà il cattivo esempio. Alla fine, se un altro Paese commerciasse ed accumulasse del plutonio o dell'uranio arricchito, potrebbe rifarsi al precedente giapponese» [3]. Tra questi paesi ci sono l'Egitto e la Turchia. Non mi sembra che si debba aggiungere altro sul tema di una tensione nei rapporti diplomatici oramai a livello pre-guerra mondiale.
E senza dimenticare che il Giappone sconterà ancora per molti anni le tragedie umane e ambientali per il disastro del reattore nucleare di Fukushima.
Pasquale Esposito
[1] «Il sondaggio del popolare quotidiano Asahi Simbun dello scorso fine settimana ha indicato che il 54% degli intervistati si sono dichiarati contrari alle leggi, contro il 29% a favore e il 68% che ritiene opportuno un ulteriore dibattito nella successiva sessione parlamentare», in “CRESCONO “NO” A LEGGI SU SICUREZZA E FINE PACIFISMO”, www.misna.org, 16 settembre 2015
[2] Giovanni Zagni, “Giappone, le proteste di piazza contro la svolta militarista del premier”, www.linkiesta.it, 21 settembre 2015. L'articolo spiega chiaramente la genesi della costituzione e i suoi “limiti” fin dalla nascita.
[3] “Nucleare: il Giappone ha più riserve “militari” di plutonio di Russia e Usa”, www.greenreport.it, 8 ottobre 2015
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