
Più che uno spettacolo di danza quello andato in scena domenica è stata una cerimonia del tè accompagnata dalle musiche dei grandi compositori. I due danzatori, Saburo Teshigawara e Rihoko Sato, vestiti di un sobrio bianco, hanno presentato di volta in volta i loro a solo.
La prima in scena è stata Rihoko Sato. Sono bastati pochi passi per rimanere ammaliati. Tra me e me pensavo “Non mi tradire continua così nel bello”. Sono stato esaudito. E lì, avvolto, rapito da danza, musica e luci, ho capito che “Il diritto al bello è un diritto di tutti. Non è soltanto un diritto estetico, perché il bello spesso si trasforma in bene”.
Quella della danzatrice era una presenza fluttuante, eterea, capace di vincere la forza di gravità con movenze che evocavano atmosfere oniriche. Immobile sul posto Rihoko Sato mostrava una totale controllo del corpo, la capacità di farsi pervadere dalle note della musica. La sua performance, la sua interpretazione era priva di increspature, sembrava far scivolare il corpo senza sussulti in un flusso continuo, che illustrava contemporaneamente le leggi del moto perpetuo e dell'insussistenza delle forze dell'attrito. Ferma sullo stesso posto la musica scorreva in lei e nelle sue composizioni gestuali, nei suoi passi di danza, che sembravano frequentemente portarla vicino al punto di stallo, soprattutto nel momento in cui il corpo assumeva posizioni che sembravano stravolgere la comune fisiologia del corpo.

La lentezza e la stasi sono elementi artistici ancora più pregevoli. Quando il gesto è sottratto alla dinamicità è ancora più complesso controllarlo. Nella dinamicità si trova più facilmente un punto di equilibrio dei movimenti, la capacità di portarli avanti senza che il corpo crolli su se stesso come un castello di carta. La stasi è più difficile da controllare. Ed è in questa che i due ballerini sembravano ricercare il limite e scoprire la loro vena poetica.
Dopo la prima interpretazione Rihoko Sato ha passato il testimone al maestro Saburo Teshigawara, Leone d'Oro alla Biennale di Venezia 2022 e tra i massimi coreografi viventi, una delle eccellenze della scena internazionale. Il maestro Teshigawara ha mostrato la stessa grazia, la stessa capacità gentile di interpretare la musica e il gesto. Nelle sue movenze c'era qualche spigolosità in più rispetto alla sua allieva musa. Quasi che l'allieva avesse superato il maestro in capacità di controllare i flussi di energia che da suono si trasformavano in movimento e in gesto danzato.

Le movenze dei due danzatori erano accompagnate da un gioco di luci che proponeva penombra, vividezza, luce piena, proprio per mettere in risalto l'eleganza di ciò che accadeva sul palco. Costituito da un tessuto esile, impalpabile, vaporoso, per una costruzione di grande qualità artistica e di raffinata ricerca estetica.
Triennale – Milano
Adagio
KARAS – Saburo Teshigawara – Rihoko Sato
3 e 4 dicembre, 2022
Durata 60'
coreografia, disegno luci: Saburo Teshigawara
in collaborazione con: Rihoko Sato
costumi: Saburo Teshigawara, Rihoko Sato
musica: Gustav Mahler, Ludwig van Beethoven, Johann Sebastian Bach, Wolfgang Amadeus Mozart, Sergej Vasil'evič Rachmaninov, Maurice Ravel, Anton Bruckner
danzato da: Saburo Teshigawara, Rihoko Sato
produzione: KARAS
creazione: 13 novembre 2021 – KARAS APPARATUS, Tokyo (Giappone)
il tour 2022 è sostenuto dall'Agenzia per gli Affari Culturali del Governo del Giappone
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