Alt-J in concerto all’Auditorium di Roma. Potenza espressiva intatta

concerti musica
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, nati dal nome di un comando per i computer Mac (Alt + J = Δ). Alt come alternativa al folk tradizionale dove l'acustica gentile viene mescolata a suoni elettronici e timbriche possenti, inclusi l'house che domina Chicago e il baroccheggiante pop di Philadelphia nell'ultimo disco The Dream.
Alt come alternanza di generi che si impastano nelle loro canzoni. Alternanza di immagini che sono susseguite sul maxi schermo alle loro spalle nel concerto del 17 giugno 2022 all'Auditorium Parco della Musica di Roma. Dalle decine di candele che hanno introdotto la band e il primo brano in scaletta, Bane (The Dream, 2022) alle meduse allo squalo ai pianeti lontani ai disegni elettronici, fino alle eleganti e ravvicinate inquadrature dei protagonisti in color seppia.

Questo significa assistere ad un concerto della band nata nel 2007 a Leeds, Regno Unito. Questa è la forza, messa in campo anche l'altra sera, della loro musica che – nonostante le differenze e la distanza dalla creatività espressa e acclamata all'esordio con An Awesome Wave nel 2012 – resta costante.
Allineati da sinistra verso destra sul palco: Gus Unger-Hamilton (tastiere, sintetizzatori, basso), Joe Newman (chitarra/voce), e Thom Green (batteria) hanno concesso poco al pubblico mantenendo un comportamento quasi da musicisti di classica, impassibili e nonostante la loro musica, come dicevamo, comporti scarti repentini nel ritmo e nei toni. I loro fan però non si sono tirati indietro quando, in rare occasioni, è stata chiesta la loro partecipazione nel canto o nel tenere il tempo con le mani.

Venti brani in circa novanta minuti di concerto. Sei canzoni provenienti dall'album The Dream uscito lo scorso febbraio, ma è mancata in scaletta, tra queste ultime, la bellissima Losing My Mind felicemente rappresentativa dell'inconfondibile suono degli Alt-J.
Il concerto si è aperto con gli oltre cinque minuti di Bane, un sofisticato, intrigante e a tratti cupo canto, attraverso variegati paesaggi sonori prog, per l'effimero piacere del “combustibile nero ghiacciato”, la coca cola.
Sempre da The Dream coinvolgente la “classica” The Actor, una ballata quasi rock con accenti di blues e con le immancabili apertura corali, marchio di fabbrica del gruppo. Un riferimento alla morte di John Belushi.
Why do I keep on returning to you?
(Cocaine) cocaine
(Cocaine) cocaine
Why do I keep on returning to you?
(Give me some ice cream)
Give it to me now, oh, now
La rasserenante – per le tonalità acustiche – Get Better racconta l'osservare doloroso di una persona che lentamente ci lascia durante la pandemia da Covid-19. Joe Newman l'ha descritta come “la canzone emotivamente più onesta che abbia mai scritto“, un cambio di direzione nella scrittura per la band che sempre più intende confrontarsi con la realtà di tutti i giorni.
Il popolo degli Alt-J ha gradito e noi pure, ben tornati,
Ciro Ardiglione

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