Altri dischi 2015: Marie, My Love is Cool, Fading Frontier e Noh

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Un anno fa esordiva come solista Rachele Bastreghi, tastierista e voce del gruppo toscano dei Baustelle. Come ha  dichiarato a più riprese lei stessa non ci sono state crisi o progetti da solista a spingerla a scrivere e pubblicare Marie: quattro brani cantati, uno strumentale e due cover di Equipe 84 e Patty Pravo.
Un mini album che si ispira alle atmosfere di Serge Gainsbourg e “fa i conti con gli Anni ‘70”. Leggete cosa scrive Nino Ciglio di lei, «un’eccelsa compositrice, una straordinaria performer, ma soprattutto un’icona femminile capace di gareggiare, dal punto di vista del carattere, con artiste come Patty Pravo, Milva o Mina. […]. All’inferno insieme a te di Patty Pravo denota la cura e la ricerca dell’artista toscana nello scovare un brano del repertorio più sperimentale dell’autrice de La bambola. In contrasto, verrebbe da dire che il brano di Rachele normalizza quello di Patty Pravo, che vantava un più vasto utilizzo di suoni sporchi; l’architettura orchestrale, in questo pezzo e in tutto il disco, la fa da padrona. […] Cominciava Così, rivisitazione di un brano splendido degli Equipe 84, che nel 1971 suonavano più o meno come i Pink Floyd periodo Barrett. Il pezzo sembra cucito sulle note malinconiche e raffinate di Rachele, che è abile nel farlo apparire vintage ma non invecchiato, pur standardizzando il suono della band di Modena» [1].

Wolf Alice My Love Is Cool

Nati come un due nel 2010 nel nord di Londra i Wolf Alice dal 2012 sono Ellie Rowsell (voce e chitarra), Joff Oddie (chitarre e voce), Theo Ellis (basso), e Joel Amey (percussioni e voce) e lo scorso anno uscivano con il loro disco d’esordio My Love is Cool. Per Ilaria Procopio i dodici brani pescano «dal recente passato degli anni Novanta e degli anni Zero a piene mani: Hole (Your loves whore, che sarebbe piaciuta a Courtney Love fin dal titolo), The XX, Garbage, i già citati Nirvana (Giant peach è una Drain you 2.0). È tutto un gioco tra heavy e soft, tra revivalismo grunge e ritornelli catchy delle canzoni pop. […] ci si accorge che tutto questo giocare con i generi, anche all’interno di una singola canzone, scivola via godibilissimo» [2].

Fading Frontier è il settimo disco, escludendo i vari split, che il gruppo di Atlanta di “ambient punk” [è loro la definizione, ndr], Deerhunter metteva alle stampe nel 2015 con un’accoglienza molto positiva dalla critica anglosassone. Noi per descriverlo brevemente usiamo le parole di Diego Palazzo che dopo una disamina di alcuni brani come ad esempio Living My Life che «gioca con ritmi afro-pop, sciogliendoli in un oceano di pad sognanti e percussioni sintetiche. Breacer ha un ritornello REM super-radiofonico, […]. Duplex Planet è puro stato di grazia, arricchito dall’harpsichord di Tim Gane (gli Stereolab sono sempre una fissazione di Cox,  conclude la sua recensione affermando: «un disco cupo nell’essenza, ma pieno di lanci vitali, di aperture catartiche. Senza dubbio uno dei migliori di questo felicissimo anno» [3].

La quarta proposta di questo articolo è l’album di debutto di florestano, il suo vero nome è Leonardo Salvaro, produttore e polistrumentista nato nel veronese ma viaggiatore tra i continenti. Le otto tracce strumentali che compongono Noh, il titolo deriva da un’antica forma di teatro giapponese in cui lo spettatore interpreta liberamente il senso della rappresentazione e forse è un invito all’ascoltatore. Come spiega lui stesso frequentemente prende spunto da compositori d’avanguardia come Bernard Parmegiani e Iannis Xenakis. Secondo Letizia Bolognanni «entrando in questi otto brani si arriverà in un ambiente dai paesaggi variegati e dai climi umorali, una serie di piani e alture costruiti con un pianoforte prima di venire ricoperti da sedimenti di un’inditronica cinematica e meditabonda, oscura e solenne, dal groove inquieto e mutevole e da una certa qualità melodica» [4].

Non vi curate di noi e ascoltate!
Ciro Ariglione

[1] Nino Ciglio, Sentire Ascoltare, 28 gennaio 2015
[2] Ilaria Procopio, www.impattosonoro.it, 19 agosto 2015
[3] Diego Palazzo, BLOW UP. ottobre 2015, pag. 77
[4] Letizia Bolognanni, www.rockit.it, 25 settembre 2015

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