
La Food and Drug Administration (FDA) ha dato il via all'utilizzo in USA di un nuovo farmaco per rallentare l'Alzheimer in fase iniziale catalizzando l'attenzione in primis di pazienti e familiari tra speranze su quello che sembra poter “regalare” alcuni mesi in più di vita quasi normale ai malati in fase iniziale ed intermedia, ma ha contemporaneamente acceso un vivace dibattito in ambito scientifico e politico.
Lequembi, il nome commerciale del prodotto autorizzato, e contenete conosciuto il Lecanemab, anticorpo monoclonale alla base della terapia biologica contro l'Alzheimer che non inverte il processo di degenerazione cognitiva, ma dai trial condotti dalle aziende farmaceutiche Eisai e Biogen risulterebbe in grado di rallentare il declino mentale dei pazienti nella misura del 27%.
Ma ci sono delle enormi controindicazioni che la rivista Science il 16 aprile 2023 [1] ha documentato. Infatti, alcune persone inserite nel trial a cui era stato somministrato Lequembi, per via endovenosa, e secondo il protocollo in fase iniziale della malattia, sono state colpite da emorragia cerebrale. Tale grave effetto avverso colpirebbe i pazienti soggetti ad Angiopatia amiloide cerebrale (CAA), la cui diagnosi necessiterebbe di sofisticate e costose tecniche diagnostiche per immagini e solo l' autopsia ne può accertarne senza dubbio la presenza. Questo avviene perché nella malattia di Alzheimer gli accumuli di beta amiloide tra le cellule del cervello si trasformano in placche, queste placche nella metà dei malati e sostituiscono la muscolatura liscia delle pareti dei vasi sanguigni. Anticorpi monoclonali come il Lecanemab strapperebbero via dalle pareti dei vasi sanguigni queste placche rendendo i vasi sanguigni deboli, infiammati e soggetti alle emorragie. Accertamenti diagnostici aggiuntivi andrebbero quindi inseriti per determinare se i pazienti possano accedere all'utilizzo del farmaco o no.
L'Alzheimer colpisce negli USA 6 milioni di persone e di queste 1.5 milioni si troverebbero in una fase iniziale ed intermedia della malattia, potenzialmente all'interno del target di impiego del Lequembi, e milioni sarebbero quindi i familiari dei pazienti coinvolti, è quindi comprensibile il grande risalto che hanno dato i media alla notizia in tutto il mondo.
Occorre però valutare con attenzione e rigore la questione sotto molti aspetti: sanitari, sociali, politici, economici e sottolineare che insieme alla speranza comprensibile, molte sono ancora le ombre sugli effetti collaterali, come scritto in precedenza, anche nefasti che il Lequembi sembrerebbe causare.
Il farmaco
Il Lequembi è un anticorpo monoclonale, fa parte della stessa famiglia dei farmaci anti amiloidi che nel corso degli anni hanno collezionato una serie di fallimenti. L'unicità di questo principio è che esso per la prima volta non agisce sui sintomi, ma sulle cause sottostanti; le placche amiloidi tra le cellule cerebrali che caratterizzano la malattia di Alzheimer riducendo il loro numero, non le elimina, esse continuano a generarsi, ma lo fanno più lentamente.
Il trial
Come illustrato nel New England Journal of Medicine [2] il trial ha coinvolto 1.795 pazienti tra i 50 ed i 90 anni a cui era stata diagnosticata la malattia di Alzheimer in fase iniziale o intermedia con presenza di placche di amiloide verificate attraverso Tomografia a emissione di positroni (PET) che utilizza radiofarmaci o analisi del liquido spinale. I pazienti sono stati suddivisi in due gruppi ad uno è stato somministrato il farmaco monoclonale per via venosa ogni due settimane all'altro gruppo un placebo nello stesso intervallo di tempo, l'osservazione è durata per 18 mesi. Il risultato indica che il Laquembi ha determinato un rallentamento nella progressione dell'Alzheimer del 27%. Dopo i diciotto mesi i pazienti trattati con Lequembi hanno guadagnato cinque mesi di tempo “buono” in più rispetto ai pazienti del gruppo a cui è stato somministrato il placebo. Cinque mesi in più in cui i sintomi sono rimasti lievi ed accettabili pur in concomitanza con l'insorgere talvolta di gravi effetti collaterali che in alcuni casi erano fatali.
Da un punto di vista biologico si è constatato che dopo 18 mesi effettivamente le placche amiloidi risultano ridotte nel gruppo di pazienti trattati con Lecanemab da 77.92 centiloidi a 55.48 centiloidi, mentre nel gruppo trattato con placebo le placche amiloidi risultavano aumentate di 3.64 centiloidi.
I costi
In Usa, dove il costo delle terapie sanitarie a carico dei cittadini è in parte coperto dalle assicurazioni sanitarie, è acceso il dibattito sui costi della terapia con Lequembi per i pazienti con Alzheimer.
Medicare che si occupa della copertura delle spese mediche in USA per over 65 e disabili intende coprire l'80% dei costi del farmaco che si aggira sui 27.000 USD per ciascun paziente, quindi oltre 6.000 USD rimarrebbero a carico del singolo cittadino e non tutti dispongono di una assicurazione sanitaria a copertura dei restanti costi. Parliamo dei costi vivi del farmaco, ci sono poi tutti i costi legati alla somministrazione del farmaco stesso che deve avvenire per via endovenosa ogni due settimane,visite specialistiche, esecuzione di una PET per verificare che ci siano grumi di amiloide in fase iniziale, test genetico per escludere che il paziente abbia una mutazione del gene APOE4 (l'allele E4 del gene APOE4 legato all'aumento del rischio dell'insorgenza dell'AD) che lo esporrebbe a rischio di emorragie cerebrali. Si stima insomma che i costi complessivi per ciascun paziente arriverebbero a 90.000 USD [3], una cifra che costituisce in sé una grande discriminante tra chi può scegliere di avere accesso a questo tipo di terapia, fermo restante che voglia correre il rischio di effetti collaterali.
In Europa
Il Lequembi è all'attenzione dell'EMA (Agenzia europea per i farmaci) già da marzo 2023. In Europa 10 milioni sono i malati di Alzheimer. Grande dibattito è in corso in queste settimane nel mondo scientifico anche italiano a fronte dei gravi effetti avversi del farmaco sui costi delle terapie e nell'attesa dei risultati che arriveranno dagli studi di verifica e approfondimento [4].
Ci sembra di poter concludere con le parole di Charles Piller su Science: «alla fine di marzo, le preoccupazioni per tali effetti collaterali hanno portato alcuni eminenti scienziati dell'Alzheimer a sollecitare criteri di prescrizione più rigorosi per il lecanemab rispetto a quelli firmati dalla Food and Drug Administration (FDA) nel 2022 quando gli ha dato l'approvazione provvisoria sulla base delle prove sui biomarcatori . Ma alcuni autori del nuovo caso clinico e altri che hanno studiato gli effetti collaterali di lecanemab sostengono che le “raccomandazioni per l'uso appropriato” proposte da ricercatori che hanno tutti legami attuali o recenti con i produttori dell'anticorpo, non vanno ancora abbastanza lontano per proteggere il potenziale destinatari» [5].
Adelaide Cacace
Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare è necessario rivolgersi a un medico o dietologo.
[1] Charles Piller, “Clinical trial partecipan's autopsy and brain exam stoke Alzheimer's drug fear” rivista Science, 16 aprile 2023
[2] New England Journal of Medicine , estratto:“Lecanemab in Early Alzheimer's Disease” https://web.archive.org/web/20230727081211/https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa2212948
[3] Palm Beluck, “What to know if you're considering the Alzheimer's drug Lequembi, The New York Times, 6 luglio 2023. Inoltre anche il sottotitolo del NYT precisa che Leqembi presenta rischi per la sicurezza e può rallentare solo modestamente il declino cognitivo.
[4] Cristina Marrone “Alzheimer, approvato negli USA un nuovo farmaco che rallenta il declino cognitivo: ma funziona davvero ed è sicuro? https://www.corriere.it/salute/neuroscienze/23_gennaio_06/alzheimer-approvato-farmaco-leqembi-8d907826-8df8-11ed-a8d9-c0827d0f659f.shtml?refresh_ce
[5] Charles Piller, ibidem
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