Amélie Nothomb porta Il libro delle sorelle a Napoli

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La prima tappa del tour di presentazioni dell’ultimo romanzo di Amélie Nothomb è Napoli, in un luogo iconico almeno quanto lei, la sala dei Baroni del Maschio Angioino, uno dei quattro castelli napoletani, compiutamente sopravvissuti all’oltraggio del tempo. Ospite della municipalità cittadina, la scrittrice cosmopolita belga non ha mancato di manifestare il proprio compiacimento per essere stata accolta nella fortezza medioevale costruita sul golfo, proprio davanti all’attuale porto.

Amélie Nothomb si presenta nella sala quasi in punta di piedi, piccola ed esile come tutte le donne che in qualche fase, breve o lunga della loro vita, hanno attraversato l’anoressia, sembra spaesata e incredula, come giunta portata dal vento, solo quando raggiunge il tavolo delle conferenze il pubblico si scioglie in un lungo applauso, incredulo almeno quanto lei di essere al cospetto di cotanto nome della narrativa mondiale.
Il volto è quello di una bambina, una delle bambine che vivono nei suoi libri e soprattutto in questo ultimo. Si tratta spesso di bambine non amate abbastanza o per nulla che mostrano insieme la fragilità della struttura fisica e l’acciaio del loro carattere. Di Amèlie colpiscono soprattutto gli occhi, mobilissimi e profondi, rivelatori di una intelligenza che è prima del cuore e poi della mente.

Il libro delle sorelle di Amélie NothombLa Nothomb è stata preceduta in sala e durante l’intervista viene tradotta da un’altra donna, Daniela di Sora, la slavista fondatrice della Casa Editrice Voland a cui si deve riconoscenza per avere intercettato l’astro della scrittura contemporanea fin quasi dagli esordi, portando il nostro paese a superare la Francia per i titoli editi, attualmente 32, che comunque non riescono a tenere il passo con l’inesauribile vena creatrice di Amélie la quale ha dichiarato di produrre una media di due romanzi e mezzo all’anno, di cui solamente uno viene pubblicato.
Intervistata dalla scrittrice Antonella Cilento, la Nothomb ha mostrato di comprendere l’italiano, come pure è riuscita a farsi capire anche da chi il francese lo mastica poco o per niente. Abilità tipiche di personalità empatiche, abituate a vivere in diversi e remoti luoghi del mondo.
Subito dopo questo primo incontro l’autrice è stata convocata, a furor di lettori, nella libreria Iocisto nel quartiere Vomero, una libreria molto particolare, nata nel 2014 da una operazione di crowdfunding, intrapresa tra i cittadini per contrastare la scomparsa delle librerie nel quartiere, drammatica in quel periodo.

Sempre disponibile, amatissima dai suoi lettori, apparentemente mai stanca, la Nothomb crea d’impatto una misteriosa alchimia con il pubblico.
Nei suoi romanzi ci invita a un gioco di sottrazioni, ogni uscita è immancabilmente della misura di 110 -120 pagine al massimo. Quando si chiede all’autrice di indicare il motivo di questa sinteticità assunta a regola d’arte, Amèlie risponde che nella scrittura, la sottrazione è una operazione di restituzione di senso alla parola. La prolissità può diventare confusione e annacquamento della sostanza che si vuole raccontare. Vi è poi un secondo motivo che attiene alle tematiche dei romanzi, spesso incentrati su rapporti complessi nell’ambito familiare. La famiglia – spiega l’autrice – è un luogo in cui si cela sempre una certa reticenza, ai singoli membri del gruppo famigliare qualcosa è sempre tenuto nascosto.
I personaggi di Amelie si rassomigliano eppure sono tutti diversi, le loro dinamiche sono dirompenti, controcorrente e geniali. Nel corso delle non numerose pagine l’autrice, vincitrice l’anno scorso del premio Strega internazionale, riesce a sovvertire più volte il senso della storia, mostrando risvolti insospettabili e fuori dagli schemi.
In tal modo i romanzi della Nothomb creano una sorta di assuefazione, le trovate geniali che irrompono tra le pagine in sordina, costringono il lettore a tornare su una certa frase per leggerla e rileggerla strabiliato.

Gli amori di cui ci parla non sono mai convenzionali ma neanche banalmente trasgressivi, in un mondo in cui la stessa trasgressione è stata omologata. Ne Il libro delle sorelle ecco come viene descritto il legame tra le protagoniste: «Fra Tristane e Laetitia sbocciò l’amore in senso assoluto, l’amore al di fuori delle categorie, un fenomeno tanto più potente in quanto non etichettabile. […] quel sentimento sfuggiva alla forzatura delle classificazioni».

Questo alto senso di libertà, una ventata di nuovo tra le strette maglie del noto, consente a personaggi e lettori di scoprire ulteriori possibilità di esistere, dove le passioni si mantengono intensissime senza diventare claustrofobiche. Ma non può esserci discorso esaustivo intorno a un personaggio di così ampio successo, un divo, in qualsiasi forma d’arte, è tale perché tocca corde invisibili e misteriose generando il fenomeno sociale. Un’autrice tradotta in tutto il mondo, che viene acclamata dai cittadini di tutto il mondo va letta almeno per provare come risponde la maestra a Tristane quando chiede perché non disegna con le sue compagne. Per provare è, secondo il personaggio, la risposta preferita dalle persone intelligenti e ciò che si consiglia caldamente ai lettori di questo articolo che non lo avessero già fatto.
Stefania Squillante

Amélie Nothomb
Il libro delle sorelle
traduzione di Federica Di Lella
Voland, 2023
pagine 128
Euro 16,00

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