
Di Fiora, l’oggetto del desiderio nell’opera L’amore dei tre re non sappiamo nulla, se non che smuove le passioni del vecchio barone Arcibaldo il basso Evgeny Stavinsky, di Avito l’amante corrisposto interpretato dal tenore Giorgio Berrugi, di Manfredo il legittimo sposo a cui dà corpo e voce il baritono Roman Burdenko.
Interessante a riguardo avere nella stessa opera tre voci così differenti per timbro. In questo modo è lo stesso cantato che dà spessore e colore ai diversi personaggi. Purtroppo di nessuno di loro conosciamo motivazioni, spinte interiori e passioni. Non sappiamo dove allignino e da dove arrivino le loro emozioni. Sappiamo solo che ognuno di loro, in modo diverso, perde la testa per la bella Fiora. E alla fine della tragedia perderà anche la vita.
La trama è semplice e scarna, essenziale. Avito ama Fiora ricambiato, il vecchio barone cieco Arcibaldo, padre di Manfredo, scopre la tresca e uccide Fiora. La quale non voleva rivelare il nome dell’amante. Arcibaldo per scoprire chi sia cosparge le labbra della bella di un veleno, che Avito succhierà nell’ultimo bacio d’addio. In punto di morte confessa a Manfredo la colpa. Manfredo non resistendo al dolore per l’amor fuggito bacerà la bella e morirà anche lui perdonando però il rivale. Il vecchio barone piange alla fine la sua sventura.
Le tinte fosche di questa tragedia soddisfano il gusto del tempo in cui fu scritta, gli inizi del Novecento. Ma forse non appagano completamente il gusto attuale. Predominano le tinte fosche, eventi irrimediabilmente destinati a segnare la sventura dei protagonisti, in un destino ineluttabile e ostile.

Sicuramente affascinante la scenografia con fili argentati, catenelle che scendono dalla volta della Scala fino a farla sembrare una pioggia fina, un labirinto in cui perdersi. In cui si muove il barone cieco ottimamente interpretato da Evgeny Stavinsky. Ma al di là di questo elemento scenografico pregevole, il tutto risulta estremamente statico. Non aiuta certo ad impreziosire il tutto l’uniformità dei costumi di scena, improntati a un nero privo di elementi che siano in grado di arricchire e differenziare i personaggi. Mentre risulta addirittura povero e scialbo il costume indossato dalla seppur brava soprano Chiara Isotton. A movimentare la scena per un attimo è il Coro Parlato, che ricorda l’incedere degli Inni sacri, e piange la morte della baronessa Fiora, che per tutto il terzo atto vedremo distesa immobile sul letto funebre.
In L’amore dei tre re si dà eccessivo spazio al declamato cantato dei protagonisti. In molti momenti si ha l’impressione che l’opera, musicata da Italo Montemezzi su libretto di Sem Benelli, in realtà diventi semplicemente un pretesto per mettere in risalto le doti vocali dei protagonisti. In definitiva è proprio la musica a sostenere l’impianto complessivo di questa tragedia. È una musica a tratti wagneriana, delicata quando necessario, comunque varia e densa, capace di evocare un ampio spettro di emozioni e di cromatismi. A questa complessità offre la propria bacchetta la corretta direzione del maestro Pinchas Steinberg.
L’amore dei tre re non mi è sembrata tra le migliori produzioni della Scala. Questo sicuramente non per demerito degli interpreti, degli orchestrali, delle maestranze, che come sempre mostrano l’altissimo livello ormai sempre raggiunto dalla fabbrica del Teatro alla Scala. Il limite di questa tragedia è che risente dello scorrere del tempo. Nonostante sia più recente di altri lavori del patrimonio operistico non regge il passo con il mutare del gusto e dei costumi.
Gianfranco Falcone
Teatro alla Scala – Milano
L’amore dei tre re
Italo Montemezzi
2 ore e 10 minuti incluso intervallo
Poema tragico in tre atti
Libretto di Sem Benelli
Nuova produzione Teatro alla Scala
Orchestra e Coro del Teatro alla Scala
Direttore Pinchas Steinberg
Regia Àlex Ollé / La Fura Dels Baus
Scene Alfons Flores
Costumi Lluc Castells
Luci Marco Filibeck
Cast
Archibaldo Evgeny Stavinsky
Manfredo Roman Burdenko
Avito Giorgio Berrugi
Flaminio Giorgio Misseri
Un giovanetto Andrea Tanzillo*
Un fanciullo Cecilia Menegatti** (3 nov.) / Valentina Diaz** (7 e 10 nov.) / Giulia Fieramonte** (28 ott., 12 nov.)
Fiora Chiara Isotton
Ancella Fan Zhou*
Una giovanetta Flavia Scarlatti (28 ott., 10 e 12 nov.) / Silvia Spruzzola (3 e 7 nov.)
Una vecchia Marzia Castellini (28 ott., 10 e 12 nov.) / Daniela Salvo (3 e 7 nov.)
*Allievi dell’Accademia Teatro alla Scala
**Allieve Coro di voci bianche dell’Accademia Teatro alla Scala
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