
Oggi è scomparso, improvvisamente, Andrea Purgatori. Uno dei pochi che in televisione ha promosso, attraverso la trasmissione Atlantide, un giornalismo d'inchiesta autentico, cioè non finalizzato a cercare lo scoop scandalistico ma a diffondere una coscienza critica. Si è occupato di moltissime cose: dalle stragi di mafia all'eversione, dai misteri italiani (Ustica, Emanuela Orlandi, la strategia della tensione, la loggia massonica P2) a temi internazionali come i totalitarismi, che hanno consentito a milioni di persone di calarsi nella storia del '900, troppo spesso dimenticata perché divulgata poco e male. Purgatori non è stato solo un bravo giornalista, che si era fatto conoscere attraverso il Corriere della Sera, ma anche uno sceneggiatore e autore di fiction e film come Fortapasc (sull'assassinio del giornalista Siani), Il giudice ragazzino (sul giudice Livatino) e Il Muro di gomma (su Ustica). Con il suo modo di intervistare trasmetteva una forza tranquilla, ostile all'indifferenza imperante e orientata a comprendere il presente attraverso l'analisi, seria e scomoda, del passato. Era uno che non si rassegnava, da oggi siamo tutti un po' più soli.
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