
Meraviglioso dramma teatrale in due parti sul tema dell'omosessualità all'epoca del presidente Ronald Reagan al Teatro Elfo Puccini di Milano, godibile nelle 2 parti distinte “Si avvicina il millennio” e “Perestroika” oppure in unica soluzione nella formula della maratona teatrale, durata stimato per la maratona 7 ore, impegno consigliato solo per appassionatissimi.
La prima parte, Si avvicina il millennio, è ambientata nella New York del 1985 nel caos morale ed etico che segna la vita dei protagonisti e affianca le vicende di due coppie: da una parte ci sono gli omosessuali Prior e Louis e dall'altra ci sono i mormoni Joe e Harper.
Mentre il rabbino recita le preghiere al funerale della nonna di Louis, Prior confessa al suo amato di essere ammalato di Aids, inizialmente Louis dichiara di volergli stare accanto, ma non sarà in grado di mantenere la sua promessa di fronte al disfacimento fisico di Prior.
Intanto nello studio legale del potente Roy Cohen, Joe riceve l'offerta di andare a lavorare al dipartimento della giustizia a Washington, tornato a casa ne parla con la fragile moglie Harper che affetta da agorafobia, ansia e dipendente dagli psico farmaci che vive in compagnia solo delle sue allucinazioni e si rifiuta di lasciare New York.
Ben presto i destini di queste due coppie si incroceranno: Louis e Joe si conosceranno nei bagni del tribunale e sentiranno nascere tra loro grande affinità e in una sua allucinazione Harper conoscerà Prior il quale le rivelerà che suo marito è omosessuale.

Il personaggio dell'avvocato Roy Cohen è a mio avviso il più affascinante dell'intera vicenda, interpretato dal convincente e bravissimo regista e attore Elio De Capitani, ispirato ad un personaggio realmente esistito all'epoca del maccartismo, l'avvocato Roy Cohn che fu accusatore nel processo ai coniugi Julius e Ethel Rosenberg che negli anni '50 furono accusati di spionaggio filocomunista e condannati a morte.
Il potente avvocato Roy, cerca di indurre Joe, ad accettare l'incarico a Washington per poter avere un cavallo di Troia all'interno del sistema giudiziario al fine di trarne dei vantaggi personali, anche Roy è malato di AIDS, ma rifiuta la malattia e lo stigma dell'omosessualità perché non si sente un emarginato come lo sono i gay che politicamente nell'America di Reagan non contano nulla come lobby, si dichiara al suo medico personale come un uomo eterosessuale che ha rapporti con altri uomini e l'unica malattia che potrà ammettere è di avere il cancro al fegato.
Quando la salute di Prior peggiora e questi viene ricoverato in ospedale si consuma la parte che mette a nudo il lato più fragile e meschino dell'animo umano; di fronte alla sofferenza ed alla malattia che consuma e trasforma il corpo dell'amato bene: Louis si reca in ospedale per dire a Prior che lo lascia per trasferirsi altrove, Prior è furente, ma impotente.
In tutto il male capita sempre un po' di bene e Belize, drag queen e amico di Prior lo salva dalla solitudine andando al suo capezzale con affetto e sollecitudine.
Intanto Louis, comunque investito dalla tempesta emotiva che segue alla rottura con Prior va a Central Park dove in una sorta di tentativo di suicidio o forse di punirsi per quello che ha appena fatto al suo compagno ha rapporti non protetti con chi potrebbe contagiarlo con l'Aids.
Prior è tormentato dalle visioni: due sue antenati si recano a fargli visita e gli rivelano che riceverà presto un messaggero.
Il deus ex machina sta per fare le sue mosse nelle vite di Joe e Roy il primo rivela nella stessa sera alla madre ed alla moglie di essere omosessuale, la madre non accetta il fatto e lo esorta a tornare subito a casa dalla moglie, ma l'uomo si reca invece dall'avvocato Roy per declinare il suo invito di una carriera a Washington, Roy tenta di sedurlo svelando le sue reali inclinazioni sessuali, rimasto solo viene colto da un malore ed in preda ad una visione vede la signora Rosenberg della cui ingiusta condanna a morte lui è il responsabile, lo spirito della Rosemberg è venuto per vegliare gli ultimi giorni del suo carnefice ed è lei a chiamare l'ambulanza mentre il cinico avvocato si accascia a terra privo di forze.
Prior è solo e abbandonato, giace a letto quando una grandiosa visione gli si palesa; un angelo simile all'angelo dell'Annunciazione gli compare tra grandiosi effetti speciali per rivelargli che la grande opera ha inizio. Quale opera? Ancora non ci è dato sapere.

Angelo Di Genio e Sara Borsarelli. Foto ©Laila Pozzo
I registi Bruni e De Capitani hanno realizzato splendidamente questo che rimane un capolavoro teatrale, una Odissea gay americana ai tempi dell'esplosione dell'Aids, opera complessa, lunga, ricca di personaggi e cambi di scena, rappresentata la prima volta nella capitale della comunità gay San Francisco è subito diventato un dramma di grande successo a Broadway.
Intensa ed emozionante l'interpretazione di Prior da parte dell'attore varesino Angelo Di Genio.
Tony Kushner, scrittore, ebreo, newyorkese, aveva 30 anni quando l'Aids esplose a New York, il dramma “Angels of America” nasce da una riflessione personale sulla sua identità religiosa e sessuale, ma diventa una sfida ad andare oltre ciò che ci definisce e ci caratterizza. Angels in America in teatro diventa un lavoro di grande successo nonché pluripremiato e segna il riscatto teatrale per la comunità gay americana colpita dallo stigma dell'Aids.
Kushner vive in prima persona in USA il costituirsi e affermarsi della lobby gay. L'annuncio del matrimonio di Tony Kushner con il suo compagno è stato il primo di una coppia gay ad essere pubblicato sul New York Times.
Adelaide Cacace
Teatro Elfo Puccini – Milano
Angels in America di Tony Kushner
dal 26 ottobre al 24 novembre
una produzione Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia e Teatro dell'Elfo
regia Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani
interpreti Angelo di Genio, Elio De Capitani, Umberto Petranca, Cristina Crippa, Ida Marinelli, Sara Borsarelli, Giusto Cucchiarini, Alessandro Lussiana, Giulia Viana
traduzioni di Mario Cervio e Ferdinando Bruni
scene Carlo Sala, costumi di Ferdinando Bruni
video Francesco Frongia
luci Nando Frigerio,
suono Giuseppe Marzoli
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