Angola: MPLA e il Presidente João Lourenço restano al potere

Bandiera dell'Angola
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La Commissione elettorale nazionale (CNE) dell’Angola ha scrutinato al momento il 97,03% delle schede elettorali e ha assegnato la vittoria con il 51,07% delle elezioni parlamentari al Movimento popolare di liberazione dell’Angola (MPLA) al potere dal 1975. A cinque anni dalle precedenti elezioni, l’attuale presidente della Repubblica dell’Angola e leader del MPLA, João Lourenço succederà a se stesso perché la Costituzione del 2010 prevede che il presidente e il vicepresidente del partito che ottiene più voti siano automaticamente eletti rispettivamente presidente e vicepresidente del paese.

Alle elezioni del 24 agosto a cui erano chiamati alle urne oltre 14 milioni di angolani si sono presentati otto partiti, ma di fatto l’unico vero contendente e oppositore è Unione nazionale per l’indipendenza totale dell’Angola (UNITA) guidato da Adalberto Costa Junior al quale i sondaggi davano qualche chance di vittoria alla vigilia. Il suo partito si è fermato al  44,05% dei voti ottenendo 90 seggi contro i 124 dell’MPLA; gli altri sei seggi sono finiti ad altri tre piccoli partiti.

Che l’UNITA avesse possibilità concrete di vittoria lo dimostrano i risultati: un arretramento ulteriore del MPLA che perde 16 seggi e un milione di voti rispetto al 2017; l’UNITA conquista seggi in 17 delle 18 province e soprattutto governerà la capitale Luanda dove più si è avvertita la protesta per le condizioni economiche e sociali e per la corruzione con oltre 2,7 milioni di voti contro l’1,8 del 2017.

Il presidente João Lourenço in un video pubblicato dal partito ha parlato della vittoria e ringraziato i cittadini pur non essendo chiuso definitivamente il conteggio dei voti [1].

L’Angola è un paese dalle immense contraddizioni  economiche, sociali e politiche. Nel 2002 era uscito da una guerra civile tra MPLA e UNITA durata 27 anni. È uno dei maggiori produttori africani di petrolio dal quale derivano la quasi totalità delle sue entrate; ricco anche di diamanti e altre risorse minerarie e terreni fertili per coltivazioni intensive come quella del caffè. Nonostante ciò circa la metà della popolazione vive con meno di 1,9 dollari al giorno, i livelli di disoccupazione da anni al di sopra del 30% e un’inflazione sopra il 20% che con stipendi stanno spostando verso la povertà anche la classe media.

La pandemia da Covid-19 con il conseguente lockdown e il calo dei prezzi del petrolio durante quel periodo ha finito con l’aggravare le già deboli condizioni economiche della popolazione; la successiva crescita di crescita del valore del greggio è stata azzerata dall’inflazione a due cifre. E

«come se non bastasse le regioni del sud dell’Angola sono state colpite da una spaventosa siccità che ha fatto sì che migliaia di persone fuggissero nella vicina Namibia per l’avanzare della desertificazione e per la mancanza di acqua e di cibo» [2].

Il malcontento, aggravato dalla corruzione diffusa, represso dalle autorità anche in maniera violenta è stato il brodo di coltura per la crescita dell’opposizione dell’UNITA, in particolare a Luanda e in altri città del paese. Adalberto Costa Junior chiedeva un cambio del vertice politico anche democratizzare le istituzioni del paese, dalla polizia all’informazione alla Corte costituzionale,  strettamente controllate dal partito al governo.

Lourenço, 68 anni cinque anni fa succedeva Josè Eduardo dos Santo in carica per 38 anni e agli inizi aveva incoraggiato le speranze perché alcuni interventi li aveva iniziati. Come ad esempio

«la lotta alla corruzione e alla dilapidazione delle risorse pubbliche, i cambiamenti nel sistema giudiziario hanno sortito i loro effetti e diversi esponenti pubblici e politici hanno perso i loro ruoli e molti sono stati investigati e arrestati. […]. Non solo la famiglia dos Santos ma anche i militari sono stati travolti dall’azione di governo e sono stati costretti a dare allo Stato le loro fortune, in particolare il capo dello Stato maggiore Kopelipa e il generale Dino che hanno restituito alla Stato le loro aziende per un valore di più di mille milioni di dollari. La legge per il rientro dei capitali e tutte queste azioni legali non sono bastate alla popolazione, per la maggior parte povera e che vive in situazioni materiali molto difficili […]» [3].

Laurenço ha anche allargato l’orizzonte dei partner internazionali e

«i suoi sforzi di rivitalizzare l’economia chiusa del paese, con la privatizzazione di aziende statali e i piani sponsorizzati dal Fondo monetario internazionale, sono stati lodati dalla comunità internazionale. Mentre gli investitori stranieri e i circoli imprenditoriali nazionali lodano Lourenço definendolo un riformatore coraggioso, secondo tanti angolani le sue politiche non hanno migliorato affatto le condizioni di vita in una delle società più diseguali del mondo» [4].

Nelle prossime settimane vedremo se i buoni risultati dell’opposizione spingeranno il presidente a cambiare direzione per rendere meno difficile la vita in Angola.

Pasquale Esposito

[1] PÚBLICO e Lusa, João Lourenço agradece resultado: “Obrigado a todos os angolanos por estarem a construir este país”, 26 agosto 2022
[2] Yuri Delmar, L’Angola al voto. Cresce la speranza di futuro, nonostante gli arresti, la fame e la siccità, 22 agosto 2022
[3] Yuri Delmar, ibidem
[4] Mucahid Durmaz, L’Angola al voto in cerca di cambiamento, 24 agosto 2022

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