Antonio Fresa, Delitti esemplari nel Bel Paese

Delitti esemplari nel Bel Paese Antonio Fresa

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Per Bauman, uno dei più influenti sociologi contemporanei, quella moderna è una società liquida, priva di forme e strutture stabili, in cui le relazioni sociali e umane risultano indefinite, frammentate, forse persino vuote. Una società che si trasforma continuamente e che, rincorrendo la quotidiana frenesia di progresso, ha smarrito i suoi punti di riferimento, ha visto pian piano scemare le sue secolari certezze, dimostrandosi incapace di gestire con successo i cambiamenti che la modernità inevitabilmente impone. Rintracciare quali siano le possibili conseguenze a cui questo irreversibile processo condurrà, è probabilmente più complesso che tentare di arrestarlo. , nella sua prima raccolta di racconti, ci propone non una via d'uscita, non una soluzione ingegnosa, bensì una semplice constatazione, pessimistica, ma forse proprio per questo assai realistica. In un mondo in cui le trasformazioni superano la nostra stessa voglia di rispettarle e riconoscerle, l'unico possibile esito è quello inesorabile della violenza. Una violenza domestica, banale, istintiva e dunque ancora più terrificante, perché proviene dai lati più segreti dell'animo umano, dal suo prepotente desiderio di rivincita, dalla sua instancabile sete di certezze.

Delitti esemplari nel Bel Paese Antonio FresaIn questa società così caotica e convulsa, i racconti di Fresa ci permettono di orientarci meglio, di cercare, pur nella cupezza della nostra epoca, un appiglio, un profetico tentativo d'insperata salvezza. Le sue storie, emblematicamente racchiuse sotto il titolo “”, nascono da uno sguardo attento e vigile sul destino umano e sui terribili fatti di cronaca che con invadenza entrano nelle nostre case, scuotendoci in un primo momento, lasciandoci indifferenti nel tempo successivo. È proprio questo a farci paura: la violenza non premeditata, quella che segue una parola fuori posto o uno sguardo di troppo; la violenza cruda e pura di chi non ha le sembianze di un assassino, ma solo un riconoscibile volto umano.
Tutto ciò, nel libro, emerge attraverso due espedienti narrativi. Innanzitutto, il ricorso quasi ossessivo (tranne qualche eccezione) alla prima persona: a raccontare i crimini compiuti sono molto spesso gli stessi aguzzini, che in questo modo si confessano, cercano di palesare il loro disagio, portano alla luce i loro lamenti interiori per troppo tempo ignorati. In questo modo, tutti ci sentiamo partecipi delle vicende: riusciamo a comprenderle e, in qualche caso, perfino a giustificarle, come se fossero l'approdo scontato di un'ingiustizia subita, un malessere avvertito o un rancore covato senza sdegno, di cui tutti noi siamo ordinari testimoni e vittime.
L'altra tecnica narrativa riguarda, invece, il modo con cui praticamente terminano tutti i racconti. Il protagonista finisce per auto-assolversi, mentre la vita intorno continua a scorrere come se nulla fosse accaduto, come se nulla di terribile fosse intervenuto a minare la smania quotidiana. Non c'è spazio per indagini, processi, ricerca di indizi: tutto è già estremamente chiaro, limpido, al punto che qualsiasi spiegazione aggiuntiva sarebbe superflua, poiché servirebbe a cercare una logica in una violenza efferata che trae la sua legittimazione da qualsiasi forma di consueto turbamento.
I moventi sono molto spesso banali: vendette; ruoli rubati; intimità violate; sfizi personali; rivalità affettive e professionali. Insomma, tutto ciò che ogni giorno investe le nostre vite, i rapporti nei luoghi di lavoro, i legami familiari e che, qualche volta, scompone i nostri istinti, mette in pericolo la nostra capacità di assimilazione, degenera in reazioni esagerate che pure non avremmo mai pensato di commettere. Può capitare che sia un sorriso provocatorio o un dispiacere con cui abbiamo convissuto per anni a mettere in moto un processo mentale che si serve di impulsi istantanei per far emergere la nostra inquietudine. E così, altrettanto banalmente, ciò che poteva essere risolto con un confronto chiarificatore assume le vesti tragiche del delitto; ciò che poteva essere accettato e accantonato come qualsiasi tipo di dispiacere abituale che siamo costretti a digerire, esplode invece in una rabbia e una forza che supera anche i nostri stessi limiti fisici.

Tutti, nel libro di Fresa, siamo allo stesso modo vittime e carnefici, aguzzini e martiri: in ogni crimine riconosciamo, nel medesimo modo, un nostro pensiero, stimolo, inclinazione oppure una nostra colpa o responsabilità alla base della violenza altrui. Il libro, così, mentre ci costringe a espiare i nostri peccati, ci impone di dare un freno ai nostri sentimenti più adirati e a ogni qualsiasi forma di astio terribilmente incendiatosi in un attimo o alimentato, con maggiore disagio, nel corso di anni.
Tra redenzioni e ammissioni, in bilico fra sensi di colpa e istinti omicidi, a metà tra i racconti dallo sfondo giallo o quelli di crudo realismo alla , ma sempre con uno sguardo rivolto ai profetici e paradossali Delitti esemplari di , il libro di Antonio Fresa è una lente d'ingrandimento sulla società contemporanea, sulle sue lacune, sui suoi spazi vuoti e sulla sua esasperata ricerca di stabilità. Una stabilità messa a dura prova da rapporti umani sempre più flebili, sostituti da un'invadente presenza tecnologica, da relazioni sociali sempre più rarefatte, che lasciano volentieri il posto a vecchi risentimenti o livori, e, infine, da un'umanità che cerca affannosamente di trovare nuovi punti cardinali verso cui dirigere le sue radici.
Lorenzo Di Anselmo

Antonio Fresa
Delitti esemplari nel Bel Paese
L'Erudita, 2016
€ 13

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