
Il 27 aprile del 1937 moriva Antonio Gramsci. Negli ottant'anni che ci separano da quel distacco le sue idee, le sue vicissitudini hanno fatto da corazza impenetrabile a tutte le migliori coscienze. Ci lasciò un universo di conoscenza e di morale, rappresentati dalla vivida e naturale propensione intellettuale. Nelle giornate della sua prigionia ha dettato fervidamente, riga dopo riga, quelle splendide parole di cui ancora oggi, fieramente, nutriamo i nostri dibattiti, la nostra dialettica. Ci ha insegnato “il pessimismo della ragione e l'ottimismo della volontà”, ci disse di essere “partigiani” e di “odiare gli indifferenti”, per aprirci al Mondo mettendoci “tutto l'entusiasmo” possibile. Alcuni hanno dimenticato, altri sono rimasti insensibili, molti continuano a seguirne come un faro, eterno, il pensiero.
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