Argentina: sarà fallimento per la nona volta nella sua storia?

Argentina, Buenos Aires
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Com'era prevedibile dopo due anni di governo Mauricio , con le sue politiche liberiste, l'Argentina si trova sul crinale di un nuovo fallimento. La crisi economica e sociale ha anche riportato per le strade le persone per protestare contro le autorità e le loro scelte economiche.

Non è raro sentire, in molti paesi come l'Italia, come la presenza di tecnici e politici provenienti dal mondo imprenditoriale sia un aspetto imprescindibile per far crescere l'economia, l'occupazione e migliorare le condizioni di tutti. Ebbene la struttura del in sembra essere la quintessenza di questa filosofia. Le parole di Cristiana Zanetto sono illuminanti per capire cosa significa la saldatura tra e potere politico: «È difficile credere come l'Argentina, così ricca di materie prime, sia ciclicamente in crisi economica. Ex amministratori delegati di grandi gruppi internazionali, siedono da due anni sulle poltrone più importanti della Casa Rosada. Agli argentini sorge il dubbio (legittimo) che quegli stessi ex amministratori delegati siano ancora i portatori di interessi legati alle grandi aziende. Josè Aranguren, ministro dell'Energia, è stato un alto funzionario della Shell. Le bollette di gas e luce sono aumentate del 300%. L'estrazione del gas sul proprio territorio costa allo stato argentino, tre volte di più di quello che pagano gli Usa. Istantanea dell'attuale governo argentino: il ministro del Lavoro Jorge Triaca ha un'impiegata domestica in nero, il ministro delle Finanze Luis Caputo società offshore, il ministro dell'Economia conti in nero, la ministra della Sicurezza Patricia Bullrich appoggia la repressione armata e indiscriminata da parte della polizia sia per i reati comuni che per la protesta politica» [1].

Le casse delle Stato sono alle stremo, il peso ha subito una svalutazione pesantissima, i tassi d'interesse sono saliti al 40% e che insieme ai licenziamenti sta mandando sul lastrico le famiglie, con oltre un quarto della popolazione in condizioni di indigenza.
La “ zero” fu la promessa elettorale di Macri ma il 28,6% dei 41 milioni di argentini e il 38% dei bambini vivono anche in situazioni di povertà estrema, secondo l'ultimo rapporto dell'Università Cattolica d'Argentina [2].
Contemporaneamente la politica fiscale da dissanguato le casse dello Stato, mentre c'è in atto una fuga di capitali.

E così un'altra volta si vuole far ricorso Fondo Monetario Internazionale. La motivazione è sempre quella di aver ereditato un debito pubblico ingestibile. Il ricorso al per una linea di credito di 30 miliardi di dollari, visti i trascorsi non solo in Argentina, ha già i suoi detrattori a vari livelli. Il presidente della Commissione episcopale per la pastorale sociale della Conferenza episcopale argentina, mons. Jorge Lugones, ha espresso la sua contrarietà e rincarando la dose sull'operato del governo dicendo che «non si favoriscono le cooperative, né i movimenti popolari che offrono impiego. Non si stanno stimolando questi tipi di economia per i quali oggi non c'è alcuna attenzione. […] quando si chiudono le strade possibili in questo modo e si scommette soltanto al protagonismo finanziario, allora ci viene da pensare che così non c'è via d'uscita» [3].

A Macri non basta un Pil in crescita evidentemente perché deve fronteggiare il rafforzamento del dollaro che oltre ad aumentare il valore del debito aumenta il valore delle risorse energetiche importate ma con esportazioni e produzioni agricole (sempre intensive) in calo anche per un periodo di siccità.
C'è di mezzo forse anche un fatto storico e culturale legato all'uso del dollaro come mezzo di risparmio e di difesa per gli argentini e così «quando c'è inflazione, gli argentini si rifugiano nel dollaro. E quando c'è un deficit del commercio estero, cioè il paese ha bisogno di dollari per finanziare le importazioni, gli argentini comprano anche dollari perché presumono che la loro scarsità aumenterà il loro prezzo. Se la guardi bene, è una dinamica perversa [..]» ; ma in Argentina anche i produttori non si comportano diversamente [4].

Questo la dice lunga sull'instabilità del paese che da decenni non ha un'amministrazione che riesca a portare avanti un progetto che dia una visone ottimistica del futuro delle esistenze dei suoi cittadini e, così, mi chiedo se l'Argentina dichiarerà fallimento per la nona volta dalla sua indipendenza.
Pasquale Esposito

[1] Cristiana Zanetto, “Argentina, ancora crisi? Ai cittadini sorge un dubbio. E anche a me”, https://www.ilfattoquotidiano.it, 10 maggio 2018
[2] Christine Legrand, “Le président argentin se rend en France pour tenter d'attirer les investisseurs“, https://www.lemonde.fr, 25 Gennaio 2018
[3] “Argentina: i vescovi contro la richiesta di un prestito al Fmi”, https://www.agensir.it, 14 Maggio 2018
[4] Ernesto Tenembaum, “Por qué sufre tanto la Argentina”, https://elpais.com 9 Maggio 2018

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