
Coach Menetti all'inizio della finale scudetto, che vedeva la sua squadra ancora protagonista, aveva dichiarato che questa volta “…avrebbe voluto un finale diverso” : così non è stato. Questa volta non hanno giocato neanche gara sette, Milano ha espugnato il parquet reggiano sul quale era stato scelto di giocare la serie rinunciando ad incassi più consistenti e privilegiando il fascino di giocare le partite più importanti fra le mura storiche.
Per questo scudetto alla fine sono bastate sei gare, non come la volta precedente, con Sassari che si ritrovò per la prima volta lo scudetto sulla maglia, con le ultime due gare fra le più belle ma con gara sei ancora da ricordare per intensità emotiva. In questa circostanza i ragazzi di Massimiliano Menetti non hanno neanche avuto il tiro per lo scudetto come capitò a Andrea Cinciarini il quale, a distanza di un anno esatto, si è trovato, essendo passato a Milano, dalle lacrime di delusione di allora, alla gioia del successo attuale, non senza però subire una continua messe di fischi e qualche palla di carta dai suoi antichi tifosi generalmente noti per altro tipo di manifestazioni.
In questa finale sono anche mancate le simpatiche iniziative della volta precedente fra le opposte tifoserie che si consumavano, nella successione delle gare, tra degustazioni di pecorini sardi e parmigiano reggiano che rinsaldavano simpaticamente rapporti rispettosi la cui conflittualità si consumava esclusivamente sul parquet a colpi di pallacanestro.
L'esperto Jasmin Repesa e la sua corazzata, consegnano al loro primo tifoso Giorgio Armani ed al loro presidente Livio Proli, il 27mo scudetto della loro storia, lo fanno dopo la conquista della Coppa Italia e dopo aver dovuto aggiustare il loro roster cammin facendo perché un paio di acquisti sui quali si riponeva tanta speranza non si erano rivelati poi così adatti.
L'inizio del campionato era subito partito con il tonfo contro le Aquile di Trento iniziando a diffondere una certa inquietudine fra gli esigenti tifosi peraltro consapevoli dei grandi sforzi profusi dalla proprietà nel mettere insieme top players con i quali però non si riusciva a vincere. Innesti giusti, compreso correzioni del roster, mentalità più operaia che da prime donne pretesa ed ottenuta da coach Repesa, ed ecco che i segni arrivano chiari già da gara 1 contro Reggio dove il secondo quintetto dell'Armani praticamente batte gli avversari lanciando segni chiari agli avversari. I reggiani di contro hanno i loro guai con infortuni che ne minano in modo significativo le prestazioni. Non è facile dover rinunciare per le prime gare della finale a Pietro Aradori e a Stefano Gentile. Reggio Emilia però piace per questo, per lo spirito indomito dei suoi ragazzini e per le prestazioni di significativa efficacia prelevate da un pozzo senza fondo di proprietà dei veterani Rimantas Kaukenas (a proposito da incorniciare le sue lacrime finali e da eleggere come insegnamento e simbolo di attaccamento a questa disciplina) e Darjus Lavrinovic. Piace perché Menetti, dopo due occasioni svanite di cui la prima in modo ancora più evidente, dichiara di essere pronto a riprovarci il prossimo anno. Finisce 70 a 74 con 18 punti di Kaukenas, 14 di Polonara, 13 di Della Valle a cui Milano risponde con i 16 di Alessandro Gentile, 15 di Simon e 13 di Sanders, contravvenendo alla maglietta celebrativa dei tifosi reggiani che intimava “ Not in my house” .
I riflettori cestistici però non si spengono e si passa subito ad analizzare quali possibilità avremo nel torneo preolimpico di Torino e quali saranno le condizioni dei convocati. La mano di Alessandro Gentile non desta preoccupazioni, pare; magari interessano di più le condizioni psicologiche per le decisioni sul futuro che dovrà prendere tanto che si dice che quella della finale scudetto sia stata l'ultima partita giocata in maglia Armani dal suo capitano. Altro capitolo di gran entusiasmo giunge da Gigi Datome, incoronato MVP del torneo e fresco campione di Turchia con il suo Fenerbahce. Il capitano della nostra nazionale è in scia positiva praticamente da quando ha deciso di lasciare l'NBA: gran considerazione dal suo coach Obradović; finale Eurolega giocata e persa ai supplementari vs CSKA; ingaggio, considerazione, statistiche e minutaggi importantissimi in uno dei campionati più selettivi ed in Eurolega; titolo nazionale turco e MVP appena guadagnati. Speriamo che questo curriculum sia propedeutico e si allunghi la scia anche nelle partite della sua Nazionale per il preolimpico di Torino ed il suo successivo torneo.
Emidio Maria Di Loreto
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