
Vale la pena scorrere il racconto che Francesco Bianconi, leader e autore dei Baustelle, fa del tempo intercorso tra l’ultimo concerto che promuoveva La malavita (Warner, 2005) e l’approdo verso Amen. E’ un punto di osservazione, mancherebbero i pensieri e le azioni degli altri componenti ma succede spesso che non se ne cerchino e trovino altri.
Durante questo periodo Bianconi ha fatto, sentito e visto di tutto. Avrebbe voluto staccarsi dagli angusti limiti nei quali si sentiva un po’ costretto dalle canzoni del precedente album: un <<cantore di certi stereotipi. Bianciardi, Manzoni, canzoni della Mala, amore-odio. La Madonnina e il panettone. I jeans a vita bassa di ragazzini tutti uguali in corso Buenos Aires. La volgarità di una città simbolo di una cultura italiana fatta ormai soltanto di liberismo sfrenato, mercato e apparenza>>. Alla fine però ha continuato a vivere a Milano, a osservare ed annotare, come tutti gli autori, quello che accadeva a uomini e donne, <<felici e disperati insieme>> di ogni angolo del mondo, vedere <<persone care morire, soffrire su un letto di casa o di ospedale attaccate alle macchine. Esseri umani ridotti a vegetali implorare la morte, supplicare la pace>>. Ha visto amici gioire, ha amato e odiato, ha pensato di diventare padre senza spaventarsi, riflettuto da ateo su Dio, insomma ha vissuto intensamente avendo la possibilità di osservare gli accadimenti e approfondire senza dover rincorrere altri lavori perché aiutato, per sua ammissione e soddisfazione, dal successo di Bruci la città interpretata da Irene Grandi. <<E poi mi sono seduto, ho fatto un bel respiro, e mi sono messo a scrivere le canzoni che ancora non sapevo avrei raccolto in un disco intitolato Amen>> [1].
Questo, per così dire, l’antefatto. Per quanto riguarda il disco, in una delle interviste i Baustelle dicono che si tratta di un viaggio <<attraverso una specie di girone infernale. Ma poi usciremo a riveder le stelle>> [2]. Ancora una volta si parla di suicidio (Baudelaire) ma non è questa la via d’uscita dal girone infernale perché «gli artisti presenti nel brano vengono ricordati per il loro slancio verso l’assoluto: non bisogna scrivere tutti poesie, ma vivere la propria vita come fosse una poesia» [3].
Nelle sue due recensioni Valtorta esprime appieno il suo entusiasmo per i Baustelle e per Amen in particolare. Per la precisione il critico rileva <<siamo davanti al gruppo più innovativo, eppure più filologicamente coerente, della scena musicale attuale: nessuno ha la consapevolezza così forte della melodia italiana>>[4] e ritiene il gruppo dotato della capacità di coniugare leggerezza della musica degli anni andati con i gravi accadimenti della modernità. Un’opera complessa dove si sente la tradizione italiana musicale nel brano Spaghetti Western nel quale collabora Alessandro Alessandroni <<l’uomo del fischio>> o i Sonic Youth in Colombo o i riferimenti a Apocalypse Now e Clash in Charlie fa surf dove cantano della gioventù bruciata dei nostri giorni[5].
In questo disco i Baustelle sono in grande spolvero anche per Sacchi. Si lasciano amare dagli intellettuali e possono conquistare la <<common people>>. Nel centro del mirino si trova la chiesa cattolica, punta dell’iceberg che ha <<congelato i nostri cuori, costringendoci a vivere una quotidianità che ha poco di umano >>. I testi sono <<ambiziosi>> e riescono a parlare di <<eventi remoti come l’armistizio del ’43 (L’Uomo del secolo) che pagine dolorose come quella di Vermicino (Alfredo)>>, ma anche di desideri sessuali come in Dark Room. La musica non è da meno anche per la presenza di ospiti illustri come quella del jazzista etiope Mulatu Astatqé (suoi i brani più belli della colonna sonora di Broken Flowers di Jim Jarmush, ndr) [6].
Anche Vignola pensa che il disco sarà un doppio positivo per la critica per il pubblico e questo grazie allo spessore dei testi (sono citate Colombo e Il liberismo ha i giorni contati) e alle rime che <<volano>>, alle <<orchestrazioni sapienti>>, ai musicisti di valore e agli ospiti d’eccezione, alle voci <<sempre sul filo della depressione lirica, di uno splendore plumbeo>> [7].
Nella recensione di Fiz, che ammette la perplessità di un’analisi dopo due ascolti, si scorge un giudizio più che positivo anche se si fatica a trovare una sintesi illuminante forse proprio per la complessità del disco stesso. Sia pur con qualche caduta i versi di Biancone sono indice di un ottimo cronista e di un paroliere <<raffinato>> per raccontare la caduta della nostra società. La complessità la si trova nei riferimenti di tanta parte della musica italiana da Battiato in Antropophagus a Battisti, a Samuele Bersani in Alfredo, al <<trittico maudit di sempre Tenco-Ciampi-Endrigo>>, ai Bluvertigo in Baudelaire. Le annotazioni per le canzoni vanno dalla struggente L’uomo del secolo, alla ghost track Spaghetti Western, alla romantica L e a Il liberismo ha i giorni contati considerata la migliore>> [8].Un <<buon album>> la conclusione della critica di Pontini. Due le peculiarità annotate: maggiore spazio per la voce e la composizione a Rachele Bastreghi (voce, piano, fender rhodes) ed il <<sound più rootsy e lo-fi>>. Le tracce peggiori sono Charlie fa surf per le <<strofe insapore, a stento arricchita nel chorus dai raddoppi vocali della Bastreghi>> e Panico!. Ottime Colombo <<frizzante pop mattutino>> e Antropophagus dove Battiato la fa da padrone insieme ai rimandi ai Bluvertigo rappresentati “fisicamente” dall’ex drummer Sergio Carnevale special guest alla batteria e L con il suo <<andamento sommesso nella migliore tradizione italiana, superlativo l’articolato arrangiamento d’archi a cui si aggiunge un corno francese di grande effetto>> [9]. Non vi curate di noi e ascoltate!
di Ciro Ardiglione
genere: pop
Baustelle
Amen
etichetta: Atlantic
data di pubblicazione: 1 febbraio 2008
brani: 15
durata: 65:40
cd: singolo
[1]Francesco Bianconi, “Baustelle, dopo La malavita“, XL.repubblica.it……… febbraio 2008
[2]”La nostra cognizione del dolore“, intervista di Luca Valtorta, XL febbraio 2008, pag. 71
[3]”Il nostro Amen per Vermicino“, intervista di Bruno Ruffilli, lastampa.it 29 gennaio 2008
[4]Luca Valtorta, “Cattivissimi e pieni di grazia, I Baustelle fanno centro“, Il Venerdì di Repubblica, 1 febbraio 2008, pag. 62
[5]Luca Valtorta, XL febbraio 2008, pag. 164
[6]Emanuele Sacchi, Rumore febbraio 2008, pag. 76
[7]John Vignola, Il Mucchio febbraio 2008, pag. 31
[8]Fiz, rock.it 29 gennaio 2008
[9]Paolo Pontini, storiadellamusica.it febbraio 2008
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