
Be My Voice è il documentario realizzato dalla regista iraniana in esilio in Svezia Nahid Persson, sulla vita dell'attivista iraniana anche ella in esilio negli Stati Uniti, Masih Alinejad. Be My Voice ha vinto il premio del pubblico alla 21ma Edizione del Pordenone Docs Festival, svoltosi nel novembre del 2021.
Il lavoro ha ricevuto anche il patrocinio della sezione italiana di Amnesty International con la motivazione, illustrata dal portavoce Riccardo Noury: “Questo documentario è un importante riconoscimento a chi, dall'esilio, non rinuncia ad agire in favore dei diritti umani ma soprattutto del coraggio di chi, dall'interno dell'Iran, come Yasaman Aryani e le altre compagne di lotta, mette a rischio il proprio futuro per ribadire un principio fondamentale: le leggi che obbligano a indossare o vietano di indossare capi d'abbigliamento sono contrarie ai diritti”.
Nahid Persson è la regista che ha deciso di raccontare la vita dell'attivista Masih Alinejad. Sono due donne iraniane, ambedue in esilio per le proprie scelte. La regista era giovane ai tempi della rivoluzione khomeinista (1978-1979) e nel 1979 subì il rapimento e l'uccisione del fratello. Adesso vive in Svezia e nel 2019 decide di raccontare la storia di un'altra attivista iraniana, anche lei in esilio, ma negli Stati Uniti: Masih Alinejad. Nel 1994 venne arrestata per avere diffuso dei volantini contrari al governo e successivamente andò in esilio. La battaglia principale di Alinejad riguarda l'Hijab, il copricapo che le donne devono mettere per coprire la testa. L'attivista precisa di non essere contro l'Hijab, ma di voler difendere il diritto delle donne di decidere se indossarlo o no. Il simbolo della sua battaglia è rappresentato da questa folta chioma riccioluta, che l'attivista mostra con orgoglio. Dagli Stati Uniti, soprattutto attraverso la sua pagina Instagram (con circa 6 milioni di follower) sostiene la lotta delle donne iraniane. Masih Alinejad è diventata così chi restituisce la voce a chi non ce l'ha.
In Be My Voice sono raccolte testimonianze e video inediti, che mostrano persone che non intendono cedere. Ma diventare il collettore delle lotte delle donne, ha anche un effetto sulla vita personale di Masih Alinejad: attiviste che chiedono come mai le loro immagini non siano state pubblicate e minacce contro di lei e contro la sua famiglia ancora in Iran. Il fratello viene arrestato mentre la sorella nel 2018, durante una trasmissione televisiva prende pubblicamente le distanze dalla sorella. Il peso e la responsabilità che l'attivista sente su di sé, per essere colei che sta provocando disagio alla sua famiglia in Iran, è molto bel illustrato nel film documentario.
Be My Voice mescola le immagini che giungono dall'Iran con la vita quotidiana di Masih Alinejad. Una vita dove la donna è continuamente connessa e non sembra avere un attimo di tregua. Dove alle volte sembra andare un po' troppo sopra le righe a causa della forte pressione psicologica che la donna subisce. Il documentario di Nahid Persson segue la donna in diversi momenti della giornata e ne racconta anche i momenti di crisi e tristezza. Ma ci sono anche i momenti di vita familiare con il marito e l'attività nel suo giardino, dove tenta di ricreare un po' del suo paese. La regista in alcuni momenti sembra arrendersi alla grande vitalità e voglia di vivere che Masih Alinejad mostra, seguendola da vicino nelle sue frenetiche attività. In questo senso emerge un differente modo di intendere l'attivismo, più pacato e riflessivo quello della regista, più frenetico e ipercinetico quello della Alinejad. Questo dà al documentario una certa sensazione di incompiutezza, come se in tutto questo correre mancasse un senso. O almeno sembra mancare il momento della sintesi, della riflessione. Ma probabilmente proprio questo che sembra essere un limite del lavoro di Nahid Persson ne è probabilmente la forza: la regista ha annullato la propria personalità e il proprio modo di vedere la realtà, per lasciare spazio al modo di occupare il mondo di Masih Alinejad.

Masih Alinejad e Nahid Persson
E questo mondo non è solo il mondo personale della protagonista, ma è occupato dalle migliaia di voci delle quali si è presa carico. È un grosso peso e se ne può rimanere schiacciati. Quindi questa attivista merita di essere raccontata per il suo quotidiano impegno, anche perché oltre ad essere un simbolo per tantissime donne iraniane e anche la dimostrazione di come i social media si possano utilizzare, oltre che per postare le pietanze che si mangiano nei ristoranti o i filmati sui gatti, per difendere i diritti umani. Ma su tale questione ancora poco si è riflettuto. Il documentario e da non perdere, soprattutto se si è molto interessati a capire cosa succeda al di fuori del nostro piccolo mondo.
Francesco Castracane
Genere: documentario
Be My Voice
Svezia, Stati Uniti, Irlanda, Regno Unito, Norvegia, 2021
Durata: 90'
Lingua: persiano, inglese
Regia: Nahid Persson
con Raheleh Ahmadi, Ali Alinejad, Masih Alinejad, Saba Kordafshar
Fotografia: Nahid Persson, Kambiz Foroohar, R.H., A.F.
Sceneggiatura: Nahid Persson
Montaggio: Nahid Persson, Rostam Persson
Musica: Natali Noor
Suono: André Parklind
Produttori: Nahid Persson, Setareh Lundgren
Società di produzione: RealReel Doc AB
In collaborazione con
SVT, NHK, SWR, DR, NRK, VRT, RTS, Knowledge
Distribuzione italiana: Tucker Film
Be My Voice è distribuito al cinema da Tucker Film
in collaborazione con Pordenone Doc Fest – Le Voci del Documentario
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