Bimbi Belli al cinema Nuovo Sacher. La pecora nera di Celestini il primo film

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È cominciata al Cinema Sacher la settima edizione della rassegna “” dedicata ai film italiani d'esordio  della stagione cinematografica appena passata. I film selezionati sono dieci. A fine proiezione conduce il dibattito alla presenza dell'autore.
Si è cominciato ieri con “” di , adattamento cinematografico dell'omonimo libro scritto dallo stesso Celestini. Il film alterna scene di Nicola adulto e di quando da bambino è entrato in . Il film è stato apprezzato da molta critica nostrana ma chi scrive lo trova un caso anomalo. Spesso ai film italiani contemporanei manca la capacità di evocare, suggerire, emozionare, sfumare attraverso le immagini, le atmosfere, la costruzione dei personaggi, l'impalcatura narrativa. Qui tutto ciò funziona, questi elementi ci sono, ma Celestini soffoca la magia e la suggestione della messa in scena con il coperchio delle parole (sicuramente funzionali nella versione teatrale). Mi riferisco al commento spesso inutile della voce off e a molti dialoghi sopra le righe. Ed è attraverso le parole di troppo che anche i difetti tematici del film risaltano di più, cioè la banalità di sostenere che in fondo siamo tutti e che quelli che definiamo matti, sono persone poetiche e fantasiose un po' out che la società spinge ai margini. Anche il convincente ed interessante riferimento esplicito alla follia di una società compulsivo-consumistica che si eccita nell'abbondanza e nei miti religiosi, ma che non sa più fantasticare, inventare storie (ed infatti, aggiungo io, per emozionarsi le persone hanno bisogno di storie realmente accadute come i drammi veri che la televisione mette in scena), inserito in quell'impianto così declamatorio diventa un sermone ideologico. Forse senza quelle parole, senza quel coperchio emergerebbe una costruzione un po' frammentaria e disorganica, ma a mio avviso, sarebbe bastato qualche ritocco o iniezione di piccole scene in fase di montaggio per cementare in modo più organico una materia filmica che aveva il pregio di vivere di vita propria.

Durante il dibattito ci si è concentrati sul modo in cui Celestini ha condotto il lavoro, sulla documentazione raccolta in sette anni e sulle difficoltà di “inventarsi” regista, poche sono state le riflessioni critiche su forme e contenuti del film. Celestini ha spiegato che la voce-off è importante in quanto voce interiore del protagonista e quindi utile a vedere le cose in soggettiva, e che non ha inserito commenti musicali in quanto li riteneva delle scorciatoie emotive ma non sostanziali. Si è soffermato quindi sull'idea che qualunque luogo che si costituisca come istituzione, dai manicomi alle scuole, alle caserme, rischia di diventare fonte di alienazione.
Stasera secondo appuntamento con “Il primo incarico” di Giorgia Cecere. Inizio proiezione alle 21.30 ma si consiglia fortemente di essere al Cinema Sacher almeno mezz'ora prima per evitare i posti laterali dai quali la visione è molto compromessa.

Rocco Silano

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