
Nell'ambito della settima edizione della rassegna “Bimbi Belli – Esordi nel cinema italiano”, in corso a Roma presso il Cinema Nuovo Sacher, è stato proiettato ieri sera “Il primo incarico” di Giorgia Cecere.
Il film, ambientato nell'Italia Meridionale degli anni 50 del secolo scorso (i trulli ci suggeriscono che siamo in Puglia), racconta di Nena (Isabella Ragonese), una giovane donna di umili origini che deve lasciare casa e fidanzato, bello e aristocratico, di cui è molto innamorata, per svolgere il suo primo incarico come maestra in un paese lontano, piccolo e culturalmente distante da lei.
Nel dibattito condotto da Nanni Moretti alla fine del film, Giorgia Cecere, sollecitata da alcune domande, spiega che stilisticamente non è interessata a sottolineare momenti di pathos. Ciò che anima e turba i personaggi non lo vediamo attraverso primi piani o attraverso una recitazione sostenuta, nemmeno per tramite di dialoghi o situazioni carichi di tensione emotiva. Di conseguenza Cecere preferisce la figura intera ai primi e primissimi piani, il silenzio alle parole risolutive che tutto inquadrano, i ritmi lenti a una narrazione serrata. Ne viene fuori un lavoro che procede per sottrazione, in cui si cerca di far parlare ciò che non può essere detto con le parole. Non è un caso, per due ordini di motivi, che la sceneggiatura è scritta in collaborazione con Yang Li Xiang un giovane artista cinese: il primo, perché in alcuni momenti il film ricorda “Non uno di meno” di Zhang Yi-Mou; il secondo, perché in oriente spesso si cerca di mettere in scena l'inesprimibile.
Le premesse stilistiche di questo lavoro sono molto forti e apprezzate da chi scrive anche perché si pongono in un'ottica di sperimentazione, o comunque di distanza, rispetto a forme e contenuti di tanto cinema italiano contemporaneo. Più scettici invece ci lascia il risultato. La trama emotiva che dovrebbe avvolgere il film prima ancora che la composizione degli ingredienti narrativi, la naturalezza che dovrebbe animare personaggi e ambienti altrimenti costretti in un'architettura emotiva e narrativa calata dall'alto, i silenzi che dovrebbero parlare al posto delle parole, sembrano raggiungere i loro obiettivi solo sulla carta. Il film rimane in uno stato bozzettistico in cui personaggi, ambienti e situazioni narrative non sono animati da quella tensione che, si badi bene, non è ricerca facile del pathos ma spirito vitale. Si avverte lo sforzo di tenersi lontani da un inutile e melodrammatico lavoro in costume ma alla fine si rimane con la sensazione che la pellicola sia rimasta in fase embrionale. Scavando nella storia del cinema italiano mi viene in mente quanto paesaggi umani e naturali parlino prima ancora che gli sguardi e le parole della Bergman di “Stromboli, terra di Dio”.
Cecere ci ricorda che il film a Roma è ancora in programmazione al Cinema Madison. Nonostante i difetti che ci è sembrato di scorgere nella pellicola, riteniamo importante vedere questo film per confrontarsi con chi nel cinema cerca di restituire sentimenti ed emozioni senza percorrere scorciatoie emotive e strade collaudate.
Lunedì 11 luglio terzo appuntamento con “Tutti al mare” di Matteo Cerami. Inizio proiezione alle 21.30 ma si consiglia fortemente di essere al Cinema Sacher almeno mezz'ora prima per evitare i posti laterali dai quali la visione è molto compromessa.
Rocco Silano
Titolo originale: Il primo incarico
Genere: Drammatico
Origine/Anno: Italia/2010
Regia: Giorgia Cecere
Sceneggiatura: Giorgia Cecere, Yang Li Xiang, Pierpaolo Pirone
Interpreti: Isabella Ragonese, Francesco Chiarello, Alberto Boll, Miriana Protopapa, Rita Schirinzi
Montaggio: Annalisa Forgione
Fotografia: Gianni Troilo
Scenografia: Sabrina Balestra
Musiche: Donatello Pisanello
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