
Sesto appuntamento della rassegna “Bimbi Belli – Esordi nel cinema italiano”: “Hai paura del buio” di Massimo Coppola.
Eva, una ragazza di Bucarest alla quale non è stato rinnovato il contratto di lavoro in fabbrica,
decide di raggiungere Melfi, un paese della Basilicata. Qui incontra Anna, una giovane operaia che lavora nello stabilimento industriale della Fiat di San Nicola di Melfi. Anna non è contenta del suo lavoro in fabbrica ed inoltre vive una situazione familiare difficile. Eva invece porta dentro di sé uno stato di malessere derivatole dal fatto che ancora bambina, sua madre la lascia a Bucarest per venire a lavorare in Italia.
Lo stile di Coppola, pur non divenendo forma del tutto compiuta, riesce a dare un'anima a luoghi e persone attraverso una macchina da presa che o si incolla ai personaggi restituendo dettagli degli stessi o se ne allontana con campi lunghi che ci danno l'idea dei non luoghi che i personaggi sono costretti ad abitare (Coppola sostiene che il complesso industriale di San Nicola di Melfi è come una cicatrice in quel paesaggio). Durante il dibattito condotto da Nanni Moretti a seguito della proiezione, a chi considera la sua regia un pretenzioso e manieristico esercizio di stile, il regista risponde che non c'è nulla di forzatamente ricercato nel suo stile in quanto è il modo più naturale con cui riesce ad esprimersi (anche perché lui nasce come documentarista). Inoltre precisa di non avere alcun riferimento cinematografico esplicito. Non condivide ad esempio che si accosti al suo film il nome dei fratelli Dardenne o di alcuni cineasti del cinema contemporaneo rumeno come Mungiu.
“Hai paura del buio” è un film coraggioso sotto diversi punti di vista. Basti pensare alla scena dell'incontro tra Eva e sua madre , girata con un difficile piano sequenza di quattordici minuti. Coppola, rispondendo ad una domanda di Nanni Moretti, spiega che nel film sono presenti diversi piani sequenza perché restituiscono quella immediatezza e quel realismo che non avrebbe potuto rendere attraverso un montaggio “classico”. Nella scena del confronto tra Eva e sua madre, anche da un punto di vista dei contenuti, Coppola è stato coraggioso tenendosi lontano dalla facile retorica. Eva contesta a sua madre di averla abbandonata e che i soldi che le ha costantemente mandato in Romania non potevano in nessun modo sostituire l'affetto che non ha ricevuto. Durante il dibattito il regista sostiene che oggigiorno diamo per scontata l'idea che si debba accettare di svolgere un lavoro solo per soldi senza che ci soffermiamo abbastanza sul fatto che una società che non dà la possibilità di ricevere dal lavoro soddisfazione personale e non solo un compenso economico, non è una società riuscita.
Non convincono pienamente alcuni spunti narrativi quali la facilità con cui Eva viene accolta in casa di Anna, oppure la facilità con cui il padre le dà le chiavi della macchina, ed infine appare un po' forzato che Anna a Napoli compri lo stesso vestito che vediamo addosso ad Eva all'inizio del film. Piccola nota conclusiva a margine: è meritevole che Coppola non abbia restituito, nemmeno come sfondo, un'immagine da cartolina della Basilicata come luogo in cui si mangia bene, l'aria è buona e le montagne sono belle.
Rocco Silano
-----------------------------
-----------------------------
Se sei giunto fin qui vuol dire che l'articolo potrebbe esserti piaciuto.
Usiamo i social in maniera costruttiva.
Condividi l'articolo.
Condividi la cultura.
Grazie