
L'uscita di Work On A Dream è stata segnata da due grandi esibizioni del Boss. Un artista che spesso ha rappresentato l'America con le sue pulsioni, i suoi disagi profondi e le sue speranze e che ha accompagnato prima e celebrato poi a Washington il primo presidente afroamericano degli USA. Durante l'intervallo del Superbowl, qualche giorno fa, con quattro canzoni [1] per un totale di dodici minuti Springsteen ha contribuito a rendere più spettacolare l'evento sportivo per eccellenza degli americani.
Ma le luci della ribalta sono state offuscate dal fatto che Springsteen e la E Street Band hanno chiuso un accordo con Wal-Mart, la regina del supermercato, per vendere una raccolta dei maggiori successi a dieci dollari. Peccato che Wal-Mart sia stata accusata da Human Rights Watch per violazione di norme sindacali. L'ammissione dell'errore forse non basta anche per come è stato argomentato: «eravamo presi da mille cose, ci è piovuta la proposta tra capo e collo e non l' abbiamo vagliata con il solito scrupolo», dice. «visto il curriculum di Wal-Mart sotto il profilo sindacale se avessimo riflettuto un po' di più ci saremmo comportati diversamente» [2].
E le scuse non bastano perché nel 2008 tanto per dirne una i suoi guadagni dai concerti si hanno superato i 156 milioni di dollari [3]. E anche in questo rappresenta quell'America che con le sue sperequazioni “aiuta” i disagi.
Work On A Dream arriva dopo poco più di un anno dal precedente Magic di cui sembra essere la continuazione sonora, ma sterza con vigore nei testi che riaccendono ottimismo sul futuro. L'album, e in particolare la malinconica The Last Carnival, sono dedicati all'organista Danny Federici scomparso lo scorso aprile. Si tratta del ventiquattresimo lavoro e contiene dodici tracce più l'extra The Wrestler scritta per l'omonimo film con Micky Rourke protagonista e premiata ai Golden Globe.
gli “ordinari eroi della classe operaia” che abbiamo conosciuto attraverso i suoi dischi più riusciti oggi sembrano i personaggi di un serial televisivo (su tutte Queen Of The Supermarket, probabilmente una tra le sue canzoni più brutte di sempre)>> [4].
Quest'ultima, insieme a Outlaw Pete e This Lifein una cornice di cori stucchevoli>>. Episodi migliori risultano Good Eye, My Lucky Day e soprattutto The Last Carnival e The Wrestlerquella sottile grazia capace di salvare l'ambizione dalla caduta nell'enfasi>> e comunque sembra troppo discontinuo [5].
gran bel disco>> anni Sessanta se ne trovano molte per Sibilla. Di quel decennio si avvertono le melodie soprattutto in Suprise surprise, Life Itself e Queen Of The Supermarket. Gli otto minuti di Outlaw Petesinuosomescola elementi che poi si ritrovano in giro per l'album in una struttura complessa, che sembra uscire dai primissimi dischi di Springsteen>>. La speranza e l'ottimismo sono anche la novità delle liriche a raccontare la ritrovata fiducia della nazione [6].
Un'annotazione ad hoctensione moralesublime>> Life Itself con versi come “Eri così bella ai miei occhi, bella come la vita stessa”>> [7].
Solarità, ottimismo, pop, sixties sono parole che introducono l'articolo di De Luca su Working On A Dreamnon particolarmente originale nelle sonorità, ma vivo, inebriante e pieno di speranzaspettacolare>> di Outlaw Pete tutto è di buona fattura. Tanto per segnalarne un paio: This Lifeiene direttamente dalle altezze di Johnny Cash e Roy Orbison tenera e avvincente, lenta, progressiva>> e Good Eye episodio sporco e distorto, come nelle migliori sperimentazioni beatlesiane, con un'armonica tirata a lucido che scarta da tutte le parti>> [8]
Se è vero che c'è speranza politica e visione ottimistica per il futuro il fulcro del disco secondo Venegoni è l'amore come quello raccontato in This Life un uomo in auto accanto alla sua bella realizza di esser innamorato>> o quello di Surprise surprise, dove la sorpresa è quella dedicata alla donna in una festa di compleanno o Queen Of The Supermarketimmagina di esser innamorato di una commessa, vede fra i corridoi un suo sorriso che fa scomparire questo intero “fucking place”>> [9].
enigmaticomelanconicoacconto della speranza, ma appare una speranza disperata, dalla sonorità pastello e dai colori lisergici>>. Forse collocato in uno spazio musicale a-temporale anche se l'autore lo definisce comunque un album pop sia pure un pop che affonda le sue radici nel blues.
Tra le canzoni quella chiave sembra essere Life Itselfuna grande ballata elettrica – chiusa addirittura da un assolo di chitarra “al contrario”, come ai bei tempi della psichedelia della stagione ‘66/'67 – un fiume profondo che racconta il sapore perduto della vita dopo il passaggio della distruzione>> [10].
l'agghiacciante>> This Lifefacile, disinvolto, diciamo pure commerciale>> che nel suo attraversare la storia del rock e del pop non conduce da nessuna parte [11].
Prima di chiudere un dubbio espresso da molti: il Boss era consapevole o meno che Outlaw Pete ricalca I Was Made For Lovin' You dei Kiss? Non vi curate di noi e ascoltate!
Ciro Ardiglione
genere: rock
Bruce Springsteen
Work On A Dream
etichetta: Columbia
data di pubblicazione: 23 gennaio 2009
brani: 13
durata: 47:00
cd: singolo
[1] Tenth Avenue Freeze-out, Born To Run, Working On A Dream e Glory Days
[2] Jon Pareles, “E il Boss chiede scusa ai fan Vi ho traditi per il mercato” Repubblica — 01 febbraio 2009, New York Times News Service, traduzione di Emilia Benghi)
[3] Ray Waddell, “Madonna Tops 2009 Music Money Makers List”, www.billboard.com, 12 febbraio 2009
[4] Adil Mauro, “Un Boss poco ispirato”, www.agenziaradicale.com, 26 gennaio 2009
[5] Gabriele Benzing, www.ondarock.it, 23 gennaio 2009
[6] Gianni Sibilla, www.rockol.it, 16 gennaio 2009
[7] Mario Luzzatto Fegiz, “Già in Rete il nuovo album di Springsteen”, www.corriere.it, 18 gennaio 2009
[8] Flaviano De Luca, “Il nuovo sogno inebriante di Bruce Springsteen”, Il Manifesto, 17 gennaio 2009, pag. 15
[9] Marinella Venegoni, ““Working on a dream” esce il 23 Il Boss canta l'amico perso Federici”, www.lastampa.it, 16 gennaio 2009
[10] Roberto Brunelli, “I sogni perduti di Springsteen”, www.unita.it, 21 gennaio 2009
[11] Riccardo Bertoncelli, www.delrock.it, 20 gennaio 2009
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