
Tutto è partito quando il quotidiano canadese Globe & Mail pubblicava un'inchiesta nella quale si sosteneva che lo staff del premier e il premier stesso avrebbero fatto pressioni su Wilson-Raybould, a capo del dicastero assimilabile al nostro ministero della giustizia, affinché intervenisse in un processo per corruzione che coinvolgeva SNC-Lavalin, una società “strategica” per il governo e con precedenti rapporti di amicizia con il Partito Liberale del premier.
Chi è Joy Wilson-Raybould. Quarantasette anni, discendente dei popoli Musgamagw Tsawataineuk e Laich-Kwil-Tach, figlia di un importante e noto membro della sua comunità. Laurea in Lettere e poi in Giurisprudenza dopo una serie di incarichi è diventata la prima nativa canadese ad essere procuratrice generale, ruolo assimilabile al nostro ministro di giustizia. Un ruolo che copriva dal 2015, ma che lo scorso 14 gennaio aveva abbandonato rassegnando, in modo poco chiaro, le dimissioni per avere un incarico marginale come quello di ministra degli Affari dei veterani. La ex ministra ha avuto modo di spiegare di aver subito pressioni inappropriate, minacce velate, tra il settembre e il dicembre dello scorso anno, da Trudeau e dal suo entourage affinché intervenisse a favore dell'impresa di costruzione del Quebec, SNC-Lavalin. Un'impresa che ha molti dipendenti nel mondo e nel Quebec dove sono tanti gli elettori del Partito Liberale. Una condanna dell'azienda l'avrebbe messa su lastrico e con lei molti lavoratori.
Le accuse alla società SNC-Lavalin riguardano presunte tangenti pagate dai suoi ex dirigenti al fine di ottenere contratti in Libia, tra il 2001 e il 2011 anno in cui cadeva il regime di Muammar Gheddafi.
Una pesante crisi politica è esplosa che ha portato alle dimissioni di due ministri e alla richiesta, respinta dal premier, di dimissioni da parte dell'opposizione.
Lo scorso giovedì Trudeau in una conferenza stampa ha solo ammesso può aver commesso qualche errore e che questo avrebbe generato una caduta della fiducia della Wilson-Raybould. Ha avuto modo di ribadire: «ripeto e rassicuro i canadesi che non sono andato contro il nostro sistema, contro la legge o contro l'integrità delle istituzioni».
Justin Pierre James Trudeau, il 23mo primo ministro canadese dal 2015 ha subito un duro colpo che potrebbe costar caro alla sua enorme popolarità dentro e fuori il suo paese. Se poi ci si mettono i dati sulle previsioni di crescita dell'economia del Canada con un Pil ad un misero +0,4% a marzo, il più basso da più di due anni, seguito da rallentamenti anche per consumi, investimenti ed esportazioni, il premier potrebbe non uscirne facimente in un di elezioni e con meno soldi da spendere.
Pasquale Esposito
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