
Nelle ultime settimane l'allarmante annuncio riguardante l'abbandono di oltre 117 mila cani dopo il lock down è rimbalzato tra i notiziari di radio, televisioni, stampa e web. Più che di abbandono in senso stretto, si tratterebbe di restituzione al canile o affidamento ad altri proprietari di gran parte di quei “pelosi” adottati tra il 2020 e il 2021. Con l'arrivo della pandemia circa 3,4 milioni di italiani hanno scelto di prendere un cane, alcuni con lo scopo di alleggerire la solitudine e la monotonia del lockdown (28,3%) altri addirittura per aggirare i limiti alla mobilità imposti dalla legge in quel periodo (5, 7%). “Passata la festa, gabbato lo santo” e 117 mila proprietari sembra abbiano deciso di rinunciare alla compagnia dell'amico a quattro zampe perché diventato troppo complesso da gestire (63%) o perché era causa di danni materiali (37%).
Questo almeno quanto emerso da un sondaggio svolto da EMG Different, un istituto per le ricerche di mercato noto principalmente per i sondaggi elettorali, su commissione di Facile.it, altrettanto noto sito web che si occupa soprattutto di assicurazioni, anche per gli animali domestici e i danni che essi procurano. L'indagine sarebbe stata svolta su un campione rappresentativo di 1.000 cittadini ed è quindi pura proiezione. Il sondaggio è comunque solo un metodo statistico e, come tale, prevede un margine di errore a volte eclatante, come sanno bene i sondaggisti americani dopo l'elezione di Trump nel 2016. Oltre a ciò, come sottolineato da Greenme.it, quello che preoccupa è l'allarmismo con cui è stato diffuso. Ad esempio, non si è detto che dei 117 mila cani solo il 34% sarebbe stato riportato in canile, il restante 66% dei proprietari ha affidato il proprio peloso a persone fidate. Il 44% dei cani effettivamente restituiti dopo il lockdown erano in famiglia dai 2 ai 5 anni, escluso quindi fossero stati presi durante la pandemia per compagnia o per eludere le restrizioni. E il perché lo sottolinea proprio l'Enpa, Ente Nazionale Protezione Animali, che il 2 e 3 luglio ha svolto le sue giornate contro l'abbandono degli animali attraverso iniziative nelle aree di servizio delle autostrade e in oltre 100 piazze italiane, ricordando che i numeri ufficiali può darli solo il Ministero della Salute.
Alcuni proprietari sono deceduti sotto pandemia e altri si sono trovati in situazioni di difficoltà economiche anche gravi a causa della crisi che ne è derivata. Molti hanno visto il riaffido come l'unica possibilità di dare un futuro ai loro animali, alcuni con dispiacere e dolore. Ciò non toglie che più di qualcuno possa averlo restituito per motivi di disaffezione, né tantomeno minimizza il preoccupante fenomeno del randagismo e dell'abbandono. Quello vero.
Tralasciando comunque l'attendibilità del sondaggio, quel che conta sono le reazioni che i numeri esportati hanno suscitato nell'opinione pubblica e la grande risonanza che ha avuto, anche grazie ad affermazioni ed esposizioni di personaggi più o meno noti.
L'estate è iniziata e il fenomeno dell'abbandono, anche se non più prettamente estivo, ha ripreso ritmi preoccupanti. Nel 2021 sono stati 21 al giorno, 7.600 in un anno (il 30% verso il 17% dell'anno precedente) i cani recuperati da Enpa. Quest'anno “solo nelle ultime due settimane sono stati abbandonati e recuperati da Enpa più di 1000 cuccioli, di cui 210 in Calabria, 194 in Sicilia e 132 in Sardegna. Record negativo per Reggio Calabria, dove in un giorno Enpa ha recuperato 60 cuccioli. Anche al Centro si registra un incremento di cuccioli abbandonati, solo questa settimana Enpa ha recuperato in Ciociaria 57 cuccioli di cani. Storie drammatiche di cuccioli lasciati morire per strada o nelle campagne sotto il sole, di fame e di sete”.
Oltre alla maleducazione e all'inciviltà sembra che le cause dell'abbandono siano da individuare anche nelle difficoltà economiche degli italiani che faticano sempre più ad arrivare a fine mese. Importante quindi sottolineare che, tra i vari bonus previsti dal Governo, c'è anche quello per gli animali domestici che prevede una detrazione dall'imposta lorda Irpef del 19% sulle spese sanitarie sostenute per visite, interventi o farmaci, su base imponibile di 550€. Poco, certo, ma è già qualcosa. Da sottolineare le iniziative locali tipo quella dei comuni aderenti all' Unione Montana Comuni del Mugello che prevede un bonus fino a 400€ per 2 anni per coloro che adottano un cane randagio ritrovato nei Comuni e affidato ai rispettivi canili.
Ciò che conta è infatti la consapevolezza dell'adozione, perché accogliere un altro essere vivente nel nostro nucleo familiare vuol dire assumersi responsabilità, affrontare limitazioni e farsi carico di impegni. E non solo a livello emozionale e di tempo. Le spese da sostenere non sono solo quelle legate all'alimentazione perché a pesare sul bilancio familiare sono anche quelle derivanti dalla cura della loro salute, come farmaci e veterinario. “Agli alimenti per gli animali da compagnia e alle prestazioni veterinarie, infatti, si applica l'IVA al 22%, come ai beni di lusso. Anche il prezzo dei farmaci veterinari rappresenta un problema grave. Ci sono casi in cui esso è identico nella composizione a quello umano la cui confezione costa in media 5 volte meno, ma il veterinario è costretto a prescrivere quello ad uso veterinario, più costoso” [1].
Se siete pronti e consapevoli, per adottare un animale da compagnia ci sono varie strade. Soprassedendo appunto sull'acquisto, che può portare a spese anche di migliaia di euro se si guarda a purezza della razza e pedigree, la via consigliabile è quella di rivolgersi ad un canile o ad un rifugio per animali.
I canili sono strutture principalmente pubbliche, gestite direttamente dal Municipio o da cooperative, che accolgono cani randagi o abbandonati, sia cuccioli che adulti. Spesso sono sovraffollati con conseguente trascuratezza sia degli ambienti che degli ospitati. L'adozione è assolutamente gratuita, salvo il contributo che spontaneamente si può lasciare per sostenere i tanti volontari che ruotano nell'indotto e che si occupano degli animali. In base all'età, l'adottato può essere già vaccinato e sterilizzato, ma comunque già dotato di microchip. Spese che quindi non devono poi essere sostenute. I rifugi sono invece strutture private, frutto della scelta di organizzazioni, associazioni e volontari di dedicare tempo e risorse alla cura degli animali in cerca di migliore sistemazione. Spesso infatti è qui che sono ospitati i cani vittima di maltrattamenti. Si finanziano attraverso donazioni, finanziamenti pubblici e iniziative varie per la raccolta di fondi.
Adottare è semplice ma non scontato. Bisogna comunque dar prova di idoneità e spesso sono previste visite post adozione in cui si verificano le condizioni dell'animale e il luogo in cui è ospitato.
Chi vi scrive è da anni co-proprietaria di una maremmana presa in un canile, e presto proprietaria di un meticcio preso in un rifugio, nonché di gatti che hanno affettuosamente adottato me. Perché, come diceva il sottotitolo di un cartone animato di diversi anni fa, non c'è niente che scaldi più il cuore del naso freddo di un amico a quattro zampe zampe.
Federica Crociani
[1] Leonardo Masnata, Lav: “Chiediamo un animal social bonus per le persone in stato di necessità”, 26 Maggio 2020
-----------------------------
-----------------------------
Se sei giunto fin qui vuol dire che l'articolo potrebbe esserti piaciuto.
Usiamo i social in maniera costruttiva.
Condividi l'articolo.
Condividi la cultura.
Grazie