
Immaginate una ragazza di 13 anni approdare nel 1844 a Milano al Regio Imperial Conservatorio, per studiare canto e pianoforte (lo studio della composizione, a quel tempo, non era aperto alle donne), meritando di alloggiare al pensionato gratuito nel Convitto femminile.
Il nome di quella che sarà definita “egregia e distinta compositrice” è quello di Carlotta Ferrari (27 gennaio 1831 – 25 novembre 1907), nata a Lodi e avviata alla musica da Francesco Strepponi (zio di Giuseppina, seconda moglie di Giuseppe Verdi, e lontano cugino di famiglia) e da Angelo Panzini (flautista, compositore e docente di Armonia al Regio Conservatorio di Milano).
La storia personale e artistica della Ferrari è stata raccontata in un recente incontro al Museo Bagatti Valsecchi (luogo iconico della cultura milanese di fine Ottocento), promosso dal Soroptimist club Milano alla Scala, da musicologi che da anni studiano la vita e l’opera di Carlotta: Pinuccia Carrer e Marcoemilio Camera, affiancati dalla storica Agnese Visconti. Un omaggio a un’artista che testimonia quanto le donne hanno saputo realizzare, nonostante tutto…
Dall’incontro è emerso un profilo di donna molto interessante, combattiva e determinata, che ha saputo reagire agli ostacoli della mentalità del tempo. Come la difficile accoglienza ricevuta per l’esordio sulle scene con il dramma in prosa Una missione da compiere (27 marzo 1855 al Teatro Re), quando i critici invitarono “la gentile autrice” a lasciare il genere drammatico, “il meno adatto per la penna di una donna”. Ma Carlotta continuò con perseveranza la sua opera di poetessa e compositrice, lavoro che, in una decina d’anni, la portò ad affermarsi non solo in Italia ma anche all’estero: Francoforte, Berlino, Londra, Parigi, Madrid prima e dopo la nascita del Regno. Carlotta favorì l’Unità d’Italia in prima persona, partecipando attivamente ai moti carbonari. Negli anni in cui era ospite del Convitto del Conservatorio, Carlotta visse le emozioni delle celebri Cinque Giornate, durante le quali il Conservatorio divenne un punto di riferimento per gli insorti, mentre la rivolta costrinse i giovani studenti a rifugiarsi, scortati dalla Guardia nazionale e accompagnati dalle urla della folla cittadina “Viva i tosan del Conservatori” attraverso le barricate, nel palazzo del conte Borromeo, direttore dell’Istituto.
Sono testimonianza del suo fervore patriottico le liriche dedicate a Vittorio Emanuele II, a Napoleone III, ai volontari del Volturno e persino un walzer per il “milione di fucili” sognato da Garibaldi.

Fra le sue opere musicali più riuscite le Sei melodie per canto e pianoforte, edite nel 1856 da Casa Ricordi. Ma il genere privilegiato di Carlotta fu il melodramma, che ella considerò l’espressione ideale in quanto raggiungeva l’estremo grado di popolarità e comunicazione, ma nel suo essere popolare non risultava plebeo né volgare. Le opere musicali della Ferrari, da Sofia a Eleonora d’Arborea, esaltano la forza delle eroine. Carlotta scriveva i suoi libretti e spesso anche le poesie che musicava nel repertorio vocale da camera. Nell’Ottocento essere autrice donna di libretto e musica era cosa rarissima, tanto che all’epoca questa peculiarità fu definita dalla Gazzetta musicale di Milano “una circostanza straordinaria”.
Nelle liriche da camera, la linea e lo stile vocale, come d’uso in quell’epoca, erano affini alle romanze d’opera. La parte pianistica era sempre raffinata e mai banale, ma il culmine del successo arrivò nel 1875 dopo la Messa di Requie scritta per commemorare Carlo Alberto di Savoia, quando la compositrice fu aggregata per acclamazione alla celebre Accademia Filarmonica di Bologna.
Il carattere di Carlotta, fortemente intriso di patriottismo e religiosità, incarnò un ideale culturale dell’Italia risorgimentale e fu espresso musicalmente dall’autrice con un linguaggio “tipicamente” italiano.
Nel 2013 Pinuccia Carrer, con Francesca Rivabene e Daniela Bedogné, ha curato una revisione critica del manoscritto della Messa di Requie che è stata eseguita con i solisti e l’orchestra del Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano diretti dal maestro Fabrizio Dorsi.
Si auspica che tale lavoro di recupero, insieme alla produzione di musica da camera di Carlotta, possa godere di una revisione e della stampa, per consentire una maggiore diffusione delle composizioni di questa pregevole compositrice e poetessa italiana.
Durante l’incontro milanese si sono potute ascoltare, cantate splendidamente dal mezzosoprano Julija Samsonova con la pianista Muriel Grifò, alcune liriche da camera e brani tratti dalla suddetta Messa di Requie, mentre l’attrice Sonia Grandis ha dato voce e forza interpretativa ai testi poetici.
Fra questi, significativa la poesia dai toni autobiografici A un edelweiss:
Di sommità nembifere
Tra maestosi orrori
Su’ precipizi pendulo
Spiegar t’è grato i languidi colori
E degno specchio fai del tuo sembiante
De’ ghiacci eterni il terso amante.
Di te abbelliscono l’orride
Balze u’ romito vivi
E te non sanno i zeffiri
Te le rose non sanno e i verdi clivi;
Ma come t’educò matrigna austera
Tu all’aquilon resisti e alla bufera.
V’han altre solitudini
E orror più desolati
E geli arcani, indomiti,
E senza fin silenzi inesorati;
Deh quivi reca il vago tuo pallore
A consolar gli estinti, o mesto fiore.
La vita travagliata di Carlotta Ferrari si concluse il 25 novembre 1907 e il necrologio in Ars et Labor, rivista musicale di Ricordi, recitò:
“E’ scomparso a Bologna un tipo di donna, di poetessa e di musicista, assolutamente eccezionale nella persona di Carlotta Ferrari. Ebbe, ad onta di un talento non comune, vita quanto mai travagliata.”
Daniela Uccello
Bibliografia consigliata
E. Cazzulani A. Stroppa, Carlotta Ferrari da Lodi. Poetessa e musicista. Commento all’opera musicale di M. Camera, Orio Litta, L’Immagine, 1992
F. Rivabene, Musiciste e giardiniere e P. Carrer, Francesca Nava d’Adda, Carlotta Ferrari da Lodi, Antonietta Banfi: un trifoglio romantico al femminile in Le lombarde in musica, Roma, Colombo, 2007
D. Bedogné, Messa di requie di Carlotta Ferrari da Lodi, Pisa, ETS, 2013
ASCOLTA: Carlotta Ferrari
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