Fatti ed eventi del giorno – ultime notizie

  • Brasile: un altro delittuoso attacco ai diritti degli indigeni

    In Brasile, la Camera dei Deputati, in mano alla destra che aveva sostenuto il governo Bolsonaro,  ha approvato il progetto di legge, PL490, che rischia di tombare i diritti degli indigeni. Lo ha fatti un'ampia maggioranza. Il PL490 consente il cosiddetto “limite temporale” in base al quale, i popoli indigeni che non possono provare la loro presenza sulle terre alla data del 5 ottobre 1988, quando fu promulgata la Costituzione, non potranno mai più vedersi riconoscere i diritti sulle loro terre. Una rapina a tutti gli effetti. Secondo il sito di Survival International il PL490 «spianerebbe la strada alla riduzione o alla cancellazione di qualsiasi territorio indigeno del Brasile, che potrebbe così essere sostituito da miniere, pozzi petroliferi o altri progetti industriali. Permetterebbe a trafficanti di legname, imprenditori agricoli e altri attori che hanno invaso illegalmente i territori indigeni di restarvi e di continuare a distruggere la foresta fino alla completa demarcazione delle terre – un processo che solitamente richiede decenni. Consentirebbe il contatto forzato delle tribù incontattate da parte di team governativi».

  • Femminicidi senza fine

    Ieri è stata uccisa Pierpaola Romano, in servizio alla Camera dei Deputati. Vittima ed assassino della Polizia di Stato. Il collega l’ammazza in un edificio della periferia di Roma, rivolgendo poi l’arma contro di sé in una inutile catarsi. La Direzione centrale della polizia criminale riferisce che tra il 1 Gennaio e il 28 Maggio 2023 vi sono stati 129 omicidi, 45 dei quali riguardano vittime femminili. Il “delitto d’onore”, regolamentato dal Codice “Rocco”, in vigore dal I Luglio 1931 al 2005, di fatto, è in auge: tanti i delitti maschili dolosi e preterintenzionali. “Motivazioni” dei femminicidi: il dominio, il possesso, condizione strutturale, peculiarità delle relazioni di genere. É al 100% l’ex partner che ammazza la “sua” donna. Nessuna donna uccide il proprio ex. Sono un’orrenda specialità maschile anche le donne desaparecidas, irrintracciabili. Corpi nullificati. Discriminazioni e stereotipi di genere sono radicati nel substrato socio-culturale. Divisione di ruoli e disuguaglianza di potere tra donne e uomini costringono la donna a permanere nella subalternità che alimenta il ciclo della violenza. Tali consapevolezze sono necessarie.

  • Governo Meloni, l’attacco alla Corte dei Conti e il PNRR

    Il caso della Corte dei Conti e del suo ruolo sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è emblematico di come il Governo di destra lavori per evitare i controlli sul proprio operato e istituirne altri su quello degli altri. La Corte dei conti in base alla Costituzione (art. 100) svolge: un controllo preventivo di legittimità sugli atti del governo; un controllo successivo sulla gestione del bilancio dello Stato; un controllo sulla gestione finanziaria degli enti cui lo Stato contribuisce un via ordinaria. È evidente quanto la Corte dei Conti possa dare fastidio all’operato di qualunque Governo. Il Governo e il ministro Raffaele Fitto nell’emendamento al Dl Pubblica amministrazione, in commissione alla Camera, prevedono due norme. La prima proroga al 30 giugno 2024 lo scudo sulle norme riguardanti il danno erariale, decisa dai governi precedenti. La seconda impedisce il cosiddetto controllo in itinere della Corte dei Conti su tutte le spese dei fondi del PNRR e su richiesta delle Commissioni parlamentari. La Presidente del Consiglio, a proposito del PNRR, ha dichiarato che «la maggior parte delle amministrazioni ha registrato un livello di spesa inferiore alle previsioni».

  • Elezioni amministrative: la sconfitta della sinistra e la rappresentanza

    Quella delle amministrative del 28 e 29 giugno è una sconfitta cocente per la sinistra. Città storicamente governate dalla sinistra passano alla destra. È iniziata la corsa alle responsabilità, a cominciare da quella tutta interna al Pd nei confronti della segretaria Elly Schlein. Lei si è spesa molto nel tentativo di evitare la sconfitta ma non ci è riuscita. Quello che manca è un progetto intorno al quale aggregare gli interessi e i bisogni delle persone. Quello che manca, e non è di poco conto, è una riflessione sul tema della rappresentanza e della reale partecipazione delle persone (58,39% al primo turno e 49,64% al ballottaggio) alla vita politica. Da anni si va nella direzione opposta come sta facendo il governo di destra. Parlano del sindaco d'Italia: eccoli, eletti con un'affluenza alle urne che di fatto elegge minoranze rispetto alle/agli aventi diritto. Quelle minoranze che secondo la presidente del Consiglio Giorgia Meloni confermano la forza del centrodestra e le fanno dichiarare: «ora stabilità e crescita, avanti con il programma di riforme». L'affluenza alle politiche fu del 63,91% e gli attuali partiti al governo raccolsero il circa 44%, il che significa il 28% delle/degli aventi diritto. Quindi le riforme per chi?...

  • Spagna: crollo della sinistra e elezioni politiche anticipate

    Le elezioni amministrative in Spagna hanno certificato una sinistra alle corde, Il premier e leader del Partito socialista operaio spagnolo (Psoe) Pedro Sánchez in mattinata ha deciso di andare alle elezioni politiche anticipate. Queste le sue parole: «Ho preso questa decisione dopo i risultati delle elezioni regionali e comunali. Molti presidenti e sindaci socialisti con una gestione impeccabile saranno destituiti, anche se il loro sostegno è aumentato. Queste istituzioni saranno governate dal Partito popolare e Vox. […]. Assumo in prima persona la responsabilità dei risultati e credo sia necessario dare una risposta e sottoporre il nostro mandato alla volontà popolare». A fare passi indietro è stato non solo il Psoe ma soprattutto Unidas Podemos e Izquierda Unida, alleati di governo, senza che l'altra parte rappresentata dalla nuova piattaforma Sumar lanciata da poco dalla vice premier Yolanda Díaz abbia fermato l'ondata di conservatori e estrema destra. I voti di Ciudadanos sono finiti quasi del tutto al Partito popolare (Pp)consentendo la conquista di regioni (inclusa la prestigiosa Comunità valenciana) e comuni a cominciare da Siviglia. In buona parte delle amministrazioni il Pp di Alberto Núñez Feijóo per governare avrà bisogno dell'appoggio dell'estrema destra di Vox.  

  • Turchia: Erdoğan eletto per la terza volta

    Recep Tayyip Erdoğan è stato eletto per la terza volta presidente della Turchia. Non è un trionfo avendo vinto con il 52% dei voti. Non è un trionfo perché Erdoğan e il suo partito controllano la quasi totalità dei media, oltre al fatto che l'autocrate ha governato con il pugno di ferro contro le opposizioni e manifestanti e contro chi ha raccontava cosa accadesse realmente. Non è un trionfo ma basterà, anche per il controllo del parlamento, per continuare sulla stessa strada magari puntando a farsi eleggere a vita come si conviene ad un monarca. Saranno contenti in molti fuori della Turchia, anche dentro la NATO e l'UE nonostante le rimostranze (di circostanza?) contro le politiche securitarie e di oppressione. Il popolo curdo probabilmente pagherà più di altri questo terzo mandato. Kemal Kılıçdaroğlu, suo sfidante, si è fermato sulla soglia, e nonostante abbia dichiarato ai suoi sostenitori, «continuerò la mia lotta per questo Paese», è difficile pensare ad una suo futuro di leader di coalizione vista l'età e la composizione variegata della coalizione e il suo accordo per il ballottaggio con Partito della vittoria di estrema destra.

  • Kosovo. Resta alta la tensione dopo gli scontri

    Nel nord del Kosovo è tornata la quiete. È una calma apparente perché la tensione tra albanesi e serbi è alta. Nella giornata del 26 maggio si sono verificati violenti scontri tra popolazione serba e polizia kosovara, nei comuni a maggioranza serba di Zvecan, Zubin Potok, Leposavic e Mitrovica nord. La scintilla è stata la protesta dei serbi che volevano impedire l'accesso ai siti istituzionali dei sindaci eletti, tutti albanesi, con le elezioni di aprile. Le contestate elezioni erano state boicottate determinando un'affluenza alle urne del 3%. L'etnia albanese che rappresenta il 2% della popolazione ha eletto i sindaci. La polizia locale kosovara ha represso violentemente i manifestanti con il risultato di una decina di feriti tra i serbi e cinque tra la polizia. Belgrado ha messo in stato di massima allerta le sue truppe e ha chiesto alle forze Nato presenti sul campo di proteggere i serbi del Nord del Kosovo. La condanna per il comportamento della polizia è arrivata sia dagli USA che dal gruppo  dal gruppo Quint (Usa, Francia, Germania, Gran Bretagna e Italia) che hanno fatto appello alla soluzione pacifica delle controversie.

  • Dalla parte dell’ultimo. Ricordando don Lorenzo Milani

    Cento anni fa nacque a Firenze Lorenzo Milani. Di famiglia ricca e di antenati illustri, diventò prete e scoprì la povertà – culturale prima che materiale – dei giovani operai di Calenzano, sua prima parrocchia. «Chi conosce cinquemila parole dominerà sempre chi ne conosce a malapena cinquecento». La sua missione: dare la parola a chi non l'aveva. Uomo libero e schierato, nella chiesa e nell'Italia degli anni ‘50, fu esiliato dalla curia sulla montagna del Mugello, in una parrocchia abbandonata. Vi incontrò gente ancora più misera, i contadini di Barbiana. Non li abbandonò. Fece una scuola per i loro figli, ancora oggi un modello di educazione integrale. Insieme ai suoi piccoli montanari, scrisse Lettera a una professoressa, intramontato manifesto di passione civile per la scuola. «La grandezza di una vita non si misura dalla grandezza del luogo in cui si è svolta». Nemmeno dalla sua lunghezza: morì nel 1967 a soli 44 anni. Profondo amore per i poveri e per la loro liberazione dalla schiavitù dell'ignoranza. «Ho voluto più bene a voi che a Dio – dirà ai suoi ragazzi poco prima di morire – ma spero che non stia attento e segni tutto sul suo conto».

  • Morti sul lavoro: la strage continua

    La strage continua inarrestabile, anche morti sul lavoro. Si muore tutti i giorni. Ad ogni età e su tutto il territorio nazionale. Ieri un operaio venticinquenne è morto nel suo primo giorno di lavoro. L'anno scorso, secondo stime prudenziali dei sindacati, sono morti in 1.500 e centinaia sono quelli che hanno perso la vita nei primi mesi del 2023. È evidente che l'attenzione e le soluzioni per rendere più sicuri i posti di lavoro non è una priorità, lo sono i fatturati, la crescita e i profitti. Qualche settimana fa Pierpaolo Bombardieri, segretario della UIL, in un'intervista a il manifesto dice che «davanti ai dati che ci dicono come l'80-90% delle imprese non rispettano le norme, […] serve approvare definitivamente la Procura nazionale contro i morti sul lavoro e cambiare la riforma Cartabia che, non dando priorità ai procedimenti per morti sul lavoro, manda in prescrizione in appello moltissimi processi. In Italia abbiamo previsto addirittura l'”omicidio nautico”, perché non riusciamo a chiamare i reati delle imprese che speculano sulla sicurezza “omicidi sul lavoro”?».

  • Sfida Trump vs DeSantis: dalla padella alla brace

    Il 44enne repubblicano e governatore della Florida, Ron DeSantis ha iniziato la sua campagna elettorale per le primarie del suo partito di, in vista delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Un inizio disastroso perché il suo annuncio ufficiale, fortemente pubblicizzato, è iniziato con venti minuti di ritardo per problemi tecnici sulla piattaforma Twitter dell'imprenditore miliardario e con idee di destra, Elon Musk che tra l'altro ha notevoli interessi commerciali nella stessa Florida. DeSantis è da tutti indicato come lo sfidante principale di Trump. Di fatto le sue idee e la sua politica non si discosta, se non è addirittura peggiore, di quella dell'ex presidente. Dall'aborto, al porto d'armi, ai diritti delle minoranze, all'assistenza, tutto va nella direzione di posizioni di destra, illiberali e fortemente divisive. Del resto DeSantis in un'intervista ha lasciato intendere chiaramente che potrebbe «prendere in considerazione la possibilità di perdonare il signor Trump se dovesse affrontare accuse federali – insieme a molte altre persone, compresi gli imputati accusati in relazione all'assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021» come riporta il New York Times.

  • La scomparsa degli uccelli in Europa

    Sono mediamente circa 20 milioni gli uccelli che scompaiono in Europa da un anno all'altro, da quasi 40 anni. Queste cifre sono riportate dallo studio di Citizen science pubblicato sulle pagine di Pnas, coordinato da Stanislas Rigas dell'Università di Montpellier. Gli scienziati hanno potuto disporre e analizzare dati per 37 anni e provenienti da 20.000 siti di monitoraggio in 28 paesi europei, per 170 diverse specie di uccelli. La causa principale è l'agricoltura intensiva con l'uso sempre maggiore di fertilizzanti e pesticidi. La seconda causa è il cambiamento climatico con l'aumento delle temperature che ovviamente colpisce soprattutto le specie che prediligono il freddo. Poi ci sono l'aumento dell'urbanizzazione e la diminuzione delle aree forestali. La mancanza di uccelli ha un notevole impatto sull'ambiente per la loro attività predatoria e di regolazione di altre specie, di dispersione dei semi, di risorse per altre specie predatrici. La loro scomparsa mette a repentaglio tutti gli ecosistemi.

  • Sudan, tregua firmata ma i combattimenti continuano

    Non si sa ancora se la tregua di una settimana, per motivi umanitari, firmata in Sudan farà terminare i combattimenti. Aerei da combattimento e artiglieria, riportano i media internazionali, sono ancora in azione anche dopo l'entrata in vigore lunedì 22 maggio. La tregua è il frutto di una mediazione dell'Arabia Saudita e degli Stati uniti. Altre tregue proclamate non hanno mai fermato i combattimenti sono iniziati il 15 aprile tra le forze armate sudanesi (SAF), con a capo il generale Abdel Fattah al-Burhan, e le forze di supporto rapido (RSF), guidate da Mohamed Hamdan Dagalo, noto come Hemedti. La deflagrazione definitiva del conflitto non solo finirebbe di sconvolgere il Sudan (sono già oltre un milione gli sfollati) ma anche tutta l'area che riguarda. L'agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite ha stimato che da 60.000 a 90.000 persone sono fuggite nel vicino Ciad. L'inviato speciale delle Nazioni Unite in Sudan, Volker Perthes ha avvertito non rispettando il cessate il fuoco per consentire ai civili di muoversi e agli aiuti di arrivare dove occorre, si rischia un conflitto di matrice etnica.

  • Emilia-Romagna, alluvione senza fine

    La situazione in Emilia-Romagna, per quanto si stia già lavorando per rialzarsi, resta grave. Ancora campi allagati o che sono stati allagati per impedire difendere i paesi dall'acqua, oltre mille frane in movimento, ancora allarmi in diverse zone. Restano i drammi delle morti, degli sfollati, dei beni andati persi. Sono miliardi di euro di danni nelle prime valutazioni. Il terreno va difeso e il primo modo è quello di evitare ulteriori ferite. La Coldiretti, analizzando i dati dell'European Severe Weather Database, spiega che gli eventi estremi, nel 2023, sono aumentati del 64%, eventi che incidono su territori indeboliti dalla cementificazione e dall'abbandono. Vorremmo anche ricordare – come ci spiega Paolo Pileri – che nella Regione « sono iniziati i lavori per la costruzione della quarta corsia della A14 a Bologna, la diramazione autostradale a Ravenna (120 ettari di cementificazione assieme a migliaia di alberi abbattuti che non verranno ripristinati), la costruzione della terza corsia Bologna-Ferrara (93 ettari di nuovo asfalto con altre migliaia di alberi tagliati), …». Non è il caso di ripensarci?

  • Marcia della pace 2023

    Quanti sono i partecipanti alla Marcia della pace 2023? La risposta la lasciamo alle cronache. Dopo lunghi giorni di cielo coperto ecco i mille colori della marcia della pace Perugia Assisi accompagnati da suoni, canti e tanti dialetti diversi di un unico popolo in marcia che, a dispetto dei tempi, ama unirsi in un rito che ha la caratteristica di essere dolce, soft, non urlato e non rancoroso. Si parte e ci si trova uniti a mille e mille altre persone che si mischiano e si avvicinano. In questo momento storico ancora una volta il segno di un cammino tutto da compiere per la speranza di un domani radioso.

  • Ucraina: missione di pace e F-16

    Il vertice del G7 in Giappone ha certificato la decisione degli Stati Uniti di consentire la consegna di caccia F-16 all'Ucraina per combattere la Russia. Mosca ha replicato con forza ammonendo che questa disponibilità comporta «rischi colossali» per i Paesi occidentali. Ci vorranno dei mesi perché diventino operativi in guerra ma la prospettiva militare cambia. Dall'altro capo del mondo, è arrivata la notizia della nomina di Papa Francesco a suo incaricato per la missione di pace il cardinale Matteo Zuppi. È la conferma di quanto lo stesso Pontefice aveva anticipato sul volo di ritorno dal viaggio in Ungheria. Il portavoce del Vaticano ha parlato di una missione che «contribuisca ad allentare le tensioni nel conflitto in Ucraina, nella speranza, mai dimessa dal Santo Padre, che questo possa avviare percorsi di pace. I tempi di tale missione, e le sue modalità, sono attualmente allo studio». La speranza che le parti in conflitto gli diano una mano.

  • Riscaldamento globale: ancora un miraggio l’aumento entro 1,5°

    Mantenere entro 1,5° gradi – rispetto ai livelli pre-industriali – l'aumento della temperatura media della Terra resta un miraggio. Qualche giorno fa World Metereological Organization (WMO), agenzia dell'ONU, ha spiegato che c'è il 66% di probabilità che la temperatura superficiale globale annuale superi quella soglia e che in uno dei prossimi cinque anni, non tutti con temperature-record, sarà il più caldo di tutti i tempi. Le emissioni di gas serra continuano a fare il loro sporco lavoro. Il sito valori.it ci riporta i risultati di uno studio fatto dalla società di consulenza specializzata in investimenti responsabili Axylia. Lo studio ha riguardato 800 delle 1000 società quotate e con certificazione Science Based Targets (SBTi), attestato utile a capire se si è in linea con gli obiettivi fissati dalla comunità internazionale. Premesso che quegli obiettivi sono stati tutti negoziati al ribasso, «anche escludendo dall'analisi il cosiddetto “scope 3”, ovvero le emissioni indirette delle aziende, e concentrandosi dunque solo su una parte dell'impatto climatico dei business, gli impegni assunti consentiranno di ridurre le loro emissioni – tra il 2020 e il 2030 – di appena il 2%». Troppo tardi per vivere dignitosamente sul Pianeta.

  • In difesa del suolo

    Lo scriviamo da tempo. Affrontare il cambiamento climatico necessita di un ripensamento, anzi dii un capovolgimento del nostro modello di produzione e consumo. Il nostro stile di vita non è più tollerabile per l'ambiente e per gli esseri viventi. Lo ha anche detto il Presidente Sergio Mattarella intervenendo all'università di Trondheim in Norvegia: «le nostre società hanno preso pienamente coscienza dei drammatici effetti provocati dai cambiamenti climatici che impongono a tutti noi un radicale ripensamento dei fondamenti dei nostri sistemi di vita, di quelli economici e produttivi». La difesa del suolo è una priorità per combattere la siccità e le inondazioni. Inoltre, distruggere e degradare terreno significa anche ridurre la sua capacità di immagazzinare carbonio accelerando gli effetti già disastrosi del cambiamento climatico. Uno dei capovolgimenti da mettere in atto è quello di una legge nazionale che non consenta più l'utilizzo di un centimetro quadrato di suolo in più, per qualsiasi attività umana. E invece continuiamo a progettare ponti sullo Stretto.

  • Emilia-Romagna in lutto

    Sono purtroppo diventate nove le vittime a causa della devastante alluvione che sta colpendo l'Emilia Romagna devastata dal dolore delle tante persone coinvolte. La pioggia continua a cadere, i fiumi a esondare allagando terreni città strade, e diverse aree dell'Appennino a franare. Dopo due settimane dalla precedente alluvione le tragedie sono aumentate: sono 21 i fiumi esondati e altrettanti almeno rischiano di farlo a breve. E continua ad aggiornarsi il numero dei comuni interessati, già nell'ordine delle decine, dagli smottamenti dei terreni e che finiscono isolati. Una solo annotazione a margine: le élite politiche ed economiche evitino, almeno ora, di prendere posizioni che risultino ipocrite rispetto a quanto fatto e non fatto in quelle terre per decenni. Il dolore, almeno ora, rispettatelo. Anche per tutti coloro dentro e fuori la comunità sta lottando da giorni.

  • Fallimento USA: tanto rumore per nulla

    Da giorni si parla della possibile dichiarazione di fallimento – default come lo si usa chiamare – degli USA. Non ci sarà. Si tratta solo si scaramucce all'interno della politica americana, tra il presidente Joe Biden e i repubblicani in maggioranza alla Camera, per ottenere contropartite. Il Congresso dovrebbe, la fine di questo mese, innalzare l'attuale tetto del debito di 31.400 miliardi di dollari, previsto dalla legge, affinché il Tesoro possa continuare a onorare gli impegni di pagamento per le spese dello Stato. Kevin McCarthy, speaker repubblicano della Camera dei Rappresentanti, ha spiegato che accetterebbe un accordo che tagli la spesa (si è parlato di tagli a programmi temporanei di assistenza ai più bisognosi). E un accordo ci sarà, altrimenti i problemi ci saranno per tutti gli Stati Uniti e non solo per i poveracci. E se non ci sarà, lo sarà  solo per qualche tempo. E pazienza se il debito americano subirà un declassamento da parte delle agenzie di rating. Tutto resterà come prima, questione di potere economico-finanziario e non solo.

  • Elezioni Thailandia: una vittoria contro i militari

    In Thailandia, per quanto l'esercito manterrà un ruolo importante, soprattutto per i 250 senatori che nomina, la sconfitta  subita alle elezioni dal suo governo è netta. Non era stata prevista in queste dimensioni. Il partito progressista e esplicitamente contrario al ruolo dei militari, Phak Kao Klai (Andiamo Avanti) con a capo Pita Limjaroenrat è stato il più votato e otterrà il 30% dei seggi alla Camera. A seguirlo c'è Pheu Thai, Thaksin Shinawatra, tra l'altro la favorita alle elezioni. I partiti più direttamente legati ai militari non sono arrivati al 15% dei voti. Per governare ci vorrà un accordo e Pita Limjaroenrat si è detto pronto a formare il governo insieme al Pheu Thai e ad altri quattro partiti di opposizione. Il Phak Kao Klai è intenzionato anche a cambiare la Costituzione e a ridimensionare il ruolo della monarchia in Thailandia. Finora era un tabù solo discuterne.

  • Elezioni in Turchia: si va al ballottaggio

    In Turchia tutto si deciderà al ballottaggio del 28 maggio: per la Presidenza della Repubblica, il presidente in carica Recep Tayyip Erdoğan – che affronterà alle urne il leader dell'opposizione di centro sinistra, composta da sei partiti – rischia di perdere contro lo sfidante, Kemal Kiliçdaroglu. Erdoğan è in vantaggio quando è stato ultimato lo spoglio di circa il 99% delle schede ma non ha superato il 50% dei voti. Durante la notte, l'opposizione – data in vantaggio nei sondaggi dei giorni scorsi – ha accusato la manipolazione nel conteggio, continuando a dire che fosse in testa. Al terzo posto è arrivato Sinan Ogan, candidato dell'estrema destra, con poco più del 5%. Alle urne sono andati l'88,44% dei 64,1 milioni (in maggioranza donne) degli aventi diritto e tra questi circa 5 milioni erano alla prima votazione. Nel Parlamento, l'alleanza di governo – formata dal Partito Giustizia e Sviluppo di Erdoğan (AKP) , l'MHP di estrema destra e altri partiti fondamentalisti – mantiene la maggioranza.

  • Guerra in Ucraina: la diplomazia fa qualche passo

    Quaranta minuti di colloquio a Roma tra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e Papa Francesco. La Santa Sede sta lavorando da mesi a una missione di pace per arrivare ad un accordo che fermi il conflitto. Qualcuno ha fatto riferimento ad una soluzione come quella tra Corea del Nord e Corea del Sud che congeli la guerra e lo status territoriale senza una pace. Le parti sono distanti perché l'Ucraina vuole che venga condiviso il suo piano di pace. Intanto Papa Francesco si impegnerà per trovare la via del ritorno dei bambini ucraini portati in Russia e ha sottolineato l'urgenza di «gesti di umanità». Lunedì 15 maggio Li Hui, rappresentante speciale del governo cinese per gli affari eurasiatici sarà in Europa; prima in Russia, e a seguire in Ucraina, Polonia, Francia e Germania per “comunicare con tutte le parti in merito a una soluzione politica alla crisi”.

  • Sergio Mattarella: “radicale ripensamento” contro i cambiamenti climatici

    Nella tre giorni di visita di Stato in Norvegia, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha chiuso, insieme a Haakon Magnus Principe ereditario norvegese, la conferenza sull'energia “Rendere verde il futuro”' all'Università di Scienza e Tecnologia di Trondheim. Nel presentare il ruolo strategico di Norvegia e Italia, per l'affacciarsi all'Artico e al Mediterraneo, nella produzione di energia pulita per le nostre comunità ha anche ricordato che «le nostre società hanno preso pienamente coscienza dei drammatici effetti provocati dai cambiamenti climatici che impongono a tutti noi un radicale ripensamento dei fondamenti dei nostri sistemi di vita, di quelli economici e produttivi». Sergio Mattarella sa bene, ancora una volta, quale sia la direzione da intraprendere per il futuro del Pianeta. Non ci sembra che però lo seguano in tanti, in Italia e nel Mondo, sulla strada di un «radicale ripensamento».

  • Israele e Jihad islamica, nessun cessate il fuoco

    Nel momento in cui scriviamo il quotidiano israeliano Haaretz riporta che fonti egiziane vicine ai negoziati tra Israele e Jihad islamica hanno detto al giornale che «è ancora troppo presto per riferire su eventuali accordi e che i colloqui tra le parti sono ancora in corso». Siamo al terzo giorno dell'offensiva militare di Israele che con i suoi raid aerei su Gaza ha provocato, secondo Al Jazeera, 80 feriti e almeno 26 morti tra i palestinesi, inclusi molti civili tra cui anche bambini. Si contano anche le uccisioni di leader del movimento palestinese della Jihad islamica ed in particolare di Ali Ghali, capo della forza missilistica della Jihad islamica e del suo vice, Ahmed Abu Daqqa. Oggi si registrano anche un morto e sette feriti in Israele a causa dei razzi sparati a ripetizione da Gaza.