Fatti, eventi, ultime notizie nella veste di nota editoriale di Mentinfuga.

  • I migranti e lo stupore di Giorgia Meloni

    Giorgia Meloni ha scritto al cancelliere Olaf Scholz per manifestare il suo stupore in merito al finanziamento delle ONG da parte del governo tedesco. Anche per Matteo Salvini, che l'ha dichiarato ai giornalisti, le navi che soccorrono i migranti «clandestini» in mare sono un serio problema. Attirano migranti in Italia, favoriscono l'illegalità e allontanano la presa di coscienza di un fenomeno che l'Europa, debole, continua a non affrontare. Lo stupore di Meloni, considerati i valori che trasmette e le radici culturali che rivendica, non stupisce. I migranti sono definiti clandestini perché leggi assurde fanno sì che chi scappa dalla guerra e dalla miseria, arricchendo chi guadagna sulla disperazione (i veri criminali senza scrupoli che si muovono nell'illegalità), sia considerato un fuorilegge. Perché Meloni, che si dice cristiana, non manifesta il suo stupore con Vox stentorea anche ai suoi alleati, ungheresi e polacchi, nel Parlamento europeo? Chi ostacola ogni forma d'integrazione e non rispetta le diversità? Non sono i migranti, ma chi dovrebbe governare e, invece, sgoverna.

  • 4.000 miliardi di dollari di profitti per il caro energia

    La disuguaglianza e gli effetti del cambiamento climatico sono indissolubilmente legati. A questo legame il sistema liberale che domina il mondo da Ovest ad Est non vuole dare una soluzione, nonostante enormi disponibilità finanziarie. Sul Guardian Gordon Brown, premier del Regno Unito dal 2007 al 2010, cioè una personalità che era ed è nel sistema, in quel blocco oligarchico neoliberale, come l'hanno definito P. Dardot e C. Laval. Ci ricorda che «l'anno scorso, secondo il capo dell'Agenzia internazionale per l'energia, l'industria del petrolio e del gas in tutto il mondo ha incassato circa 4 trilioni di dollari. […]. I prezzi record dell'energia che hanno generato questi guadagni non guadagnati non solo hanno causato un drammatico aumento della povertà e del debito nel sud del mondo, ma hanno anche ostacolato decenni di progressi nell'estensione dell'energia elettrica a case, villaggi e città che prima erano senza elettricità. […]  una somma […] circa 20 volte tutti i budget per gli aiuti internazionali del mondo. Si tratta di 40 volte l'obiettivo di 100 miliardi di dollari all'anno per il Sud del mondo promesso nel 2009 per il 2020 ma mai raggiunto».

  • Da Polizzi generosa accoglienza per rifugiati

    Nella splendida Polizzi Generosa, paese di circa tremila abitanti, in provincia di Palermo lo scorso 7 settembre è arrivata una famiglia migrante fuggita dall'Afghanistan oppresso dai Talebani. Ci sono arrivati con un corridoio umanitario e fortemente voluti da Giovanna Curatola e Gandolfo Librizzi, rispettivamente assessore e sindaco di Polizzi Generosa. La famiglia accolta è composta dai genitori e da tre bambini ai quali si potrebbero aggiungere il padre e la madre del capofamiglia. Il comune che è parte della Rete delle Comunità Solidali – rappresentata in 17 Regioni e per circa cinque milioni di abitanti – dovrebbe accogliere nel tempo in totale 20 persone. In tant* sono andat* ad accoglierli dopo il loro arrivo. Giovanni Maiolo, vicepresidente della Rete Comunità Solidali ha avuto modo di dire: «niente ghetti, staranno nel centro storico e così il figlio del polizzano potrà giocare con il figlio del migrante».

  • Governo Meloni: ai migranti chiesti 4.938 euro per evitare i Cpr

    Di male in peggio. L'estrema destra al Governo incapace di affrontare seriamente i problemi e quello dei migranti in particolare adotta soluzioni sempre più assurde. Del resto la forza di andare in Europa dai loro amici di destra per rivedere le regole non ce l'hanno. Né tantomeno sono capaci di adottare politiche migratorie diverse e incidere sulle cause che generano flussi così numerosi. Ai migranti verranno chiesti 5.000 euro circa per non finire nei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) secondo il decreto attuativo firmato dai ministri Piantedosi, Nordio e Giorgetti. Una misura ignobile. Che introduce nel diritto italiano una garanzia economica per evitare la detenzione.  Una misura tra l'altro che vedrà pagamenti da parte dei migranti in quanto «la garanzia finanziaria è prestata in una unica soluzione mediante fideiussione bancaria o polizza fideiussoria assicurativa ed è individuale e non può essere versata da terzi». A quel punto rimpatri.

  • Nagorno-Karabakh: colloqui di pace ma enormi preoccupazioni per la comunità armena

    A Yevlakh, territorio azero, si stanno tenendo i colloqui per una soluzione definitiva e per l'integrazione dei 120mila armeni residenti nell'autoproclamata Repubblica dell'Artsakh, di fatto annientata dopo l'attacco armato dell'Azerbaijan, in una parte della regione del Nagorno-Karabakh, internazionalmente riconosciuta a Baku. La situazione sul campo rimane critica per quella comunità che soffre di carenza di cibo e di altri beni di prima necessità. La Caritas parla di morti e feriti anche tra la popolazione civile. Un articolo su politico.eu riporta di come «gli armeni del Karabakh […]  che sono stati abbandonati da tutti coloro su cui una volta contavano». Evidentemente dalla stessa Armenia, dove la situazione resta tesa e sono molte le critiche rivolte al premier Nikol Pasinyan, dalla Russia che ha un contingente di pace sul territorio ma ha altro a cui pensare, dall'Europa evidentemente attenta a non criticare troppo Baku fornitore di risorse energetiche, dagli USA. Mentre la Turchia continua ad appoggiare l'Azerbaijan che respinge le accuse di epurazione etnica.

  • Brasile: nessun limite temporale al ritorno delle terre agli indigeni

    Gli indigeni del Brasile, ma forse anche di tutto il Pianeta, insieme alle organizzazioni che li sostengono come Survival International, dopo anni di rivendicazioni ottengono una vittoria giudiziaria importante contro tutti i settori affaristici. La Corte Suprema brasiliana ha definitivamente votato contro l'applicazione del «Marco Temporal» cioè di un Limite Temporale alla demarcazione delle aree indigene. Il Marco Temporal  implica che i popoli indigeni impossibilitati a dimostrare di abitare fisicamente nelle loro terre alla data del 5 ottobre 1988, quando fu promulgata la Costituzione, avrebbero perso il diritto di vedere quelle terre demarcate e protette. Positivi effetti potrebbero ricadere su decine di contese in un paio di centinaio di processi di demarcazione di terre indigene sospesi in attesa della sentenza della Corte federale. Come spiega Claudia Fanti su il Manifesto c'è però ancora il rischio di un indennizzo ai privati che avrebbero occupato terre indigene in «buona fede».

  • Ragazzi portoghesi portano l’Europa davanti alla Corte di Strasburgo

    Il 27 settembre prossimo verrà esaminata da 17 giudici della Corte europea dei diritti dell'uomo a Strasburgo una causa intentata da sei giovani del Portogallo contre 32 Paesi europei, tutta l'Unione europea con annessi Norvegia, Regno Unito, Russia, Svizzera, Turchia e Ucraina. Questi paesi dovranno difendersi dall'accusa di non fare abbastanza per ridurre le rispettive emissioni di gas serra e che causano danni fisici e psicologici. E faremo il tifo per l'accusa perché ne va dell'esistenza del Pianeta e di chi ci vive e vivrà in futuro. Claudia Agostinho 24enne infermiera di pronto soccorso, suo fratello Martim, 20 anni, sua sorella Mariana, 11 anni, e la loro vicina Catarina Mota, 23 anni, Sofia Oliveira e suo fratello Andre di 15 anni. Ad assisterli sarà la Global Legal Action Network nella persona dell'avvocato britannico Gerry Liston. Il tutto nasce nel 2017 dopo l'ondata di incendi, aggravati dal cambiamento climatico, che in Portogallo provocarono la morte di più di 100 persone.

  • La claudicante 78ma Assemblea generale dell’ONU

    A New York si sta tenendo la 78ma Assemblea generale dell'ONU e in attesa di ascoltare il discorso di Gorgia Meloni, ampiamente anticipato dai nostri quotidiani, la prima giornata è stata quasi monopolizzata dalla guerra in Ucraina. Il Presidente USA Joe Biden ha ribadito il sostegno a vasto raggio all'Ucraina e il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky tra l'altro ha affermato che «la Russia non ha di diritto di avere le armi nucleari». Tramite l'agenzia russa Tass è noto che non ci sarà un incontro separato tra il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov con funzionari americani né con la delegazione ucraina. Ma Lavrov e Zelensky  potrebbero ritrovarsi faccia a faccia nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Cina e Stati Uniti non avranno relatori del vertice delle Nazioni Unite sul clima, come annunciato dal  Segretario  generale dell'ONU, Antonio Guterres perché saranno ammessi solo i paesi più ambiziosi in materia di politiche climatiche. Il multilateralismo soffre e nemmeno l'ONU sta tanto bene. Da tempo.

  • Nagorno-Karabakh: operazione militare dell’Azerbaijan

    Non poteva esserci notizia peggiore all'apertura della 78esima Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York: l'Azerbaijan ha lanciato un'operazione militare nella regione del Nagorno-Karabakh. “Operazione militare”, così viene definita, ma nel Nagorno-Karabakh ci sono state due guerre dalla caduta dell'Urss nel 1991. Da settimane la tregua tra le parti era continuamente violata. Il Nagorno-Karabakh è una regione che la comunità internazionale riconosce all' Azerbaijan ma una parte è abitata da armeni ed è governata da autorità locali che considerano quel territorio la loro patria da sempre. Il governo di Baku ha giustificato il nuovo intervento armato come necessario per «ripristinare l'ordine costituzionale della Repubblica dell'Azerbaijan». È evidente quanto sia facile che il conflitto tra Armenia e Azerbaijan – nonostante il contingente russo per il mantenimento della pace – i allarghi in un'area, il Caucaso meridionale, dove passano oleodotti e gasdotti.

  • Iran e USA: scambio di detenuti per 6 miliardi di dollari

    Dopo mesi di colloqui in segreto le due amministrazioni sono addivenuti ad un accordo per uno scambio tra cinque detenuti statunitensi detenuti in Iran e cinque iraniani detenuti negli USA. Lo scambio è stato possibile grazie alla mediazione del Qatar, che diverse volte ha ospitato colloqui tra negoziatori iraniani e statunitensi. Ma soprattutto l'accordo è stato garantito dallo sblocco di 6 miliardi di dollari bloccati su conti in Corea del Sud e frutto delle sanzioni americane contro l'Iran inasprite dal 2018 dopo che Trump aveva ritirato gli USA dall'accordo Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA) firmato nel 2015 anche da Francia, Germania, Regno Unito, Cina. Parte dell'accordo è il monitoraggio e la garanzia del Qatar, come spiega la Reuters, che i fondi vengano utilizzati per spese umanitarie. Le relazioni tra e due nazioni restano sempre molto tese sia per la questione  della tecnologia nucleare di Teheran che per la contrapposizione nel in Medio Oriente e nel Golfo Persico. Diritti umani?

  • L’estrema destra si arma per le europee

    L'estrema destra ha avviato con sfide militaresche la campagna elettorale per le elezioni europee del 2024. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni non ci ha messo molto a seguire le proposte di Matteo Salvini sui migranti. Del resto tutta la sua politica, come conviene alla cultura e all'ideologia di destra, è stata improntata ad una visione e a soluzioni securitarie come dimostra il recente decreto Caivano. Fermo restando che il blocco navale è propaganda perché irrealizzabile, il Consiglio dei ministri ratificherà l'aumento dei Centri di permanenza per i rimpatri anche con strutture militari e allungare fino a 18 mesi (il massimo consentito dall'UE) il periodo di detenzione, scusate permanenza dei migranti «per tutto il tempo necessario alla definizione della sua eventuale richiesta di asilo e per la sua effettiva espulsione nel caso sia irregolare». La campagna elettorale si è anche condita, ancora una volta, durante la visita a Viktor Orbán delle parole d'ordine: «difendiamo Dio e la nostra civiltà». Quale civiltà?

  • Un anno dall’uccisione di Mahsa Amini in Iran

    Il 16 settembre 2022 veniva uccisa la ventiduenne Mahsa Amini. Era stata arrestata qualche giorno prima a Teheran dalla polizia morale perché non indossava in maniera corretta il velo. Non uscì viva. Mahsa Amini è divenuta un simbolo della lotta all'oppressione e alla violenza a cui le donne vengono sottoposte in Iran e non solo. Dopo la sua uccisione la protesta in Iran è stata vasta e profonda mettendo – per qualche tempo – in crisi il regime degli ayatollah che ha risposto brutalmente: reprimendo le manifestazioni, uccidendo, torturando e incarcerando. Dalle carceri diverse donne continuano a far sentire la loro voce. Per l'anniversario e il contrasto alle manifestazioni il regime si è preparato con altri arresti, minacce alle famiglie delle vittime, pressioni sugli attivisti, l'allontanamento di docenti di ogni ordine e grado e poi con mezzi tecnologici che aiutino la repressione delle forze di sicurezza.

  • Morti sul lavoro: è sempre più strage

    Lo scorso 12 settembre Sergio Mattarella ha inviato un alla Ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Elvira Calderone un messaggio che in una sua parte recitava testualmente: «il nostro Paese colloca il diritto al lavoro e il diritto alla salute tra i principi fondanti della Repubblica. Non è tollerabile perdere una lavoratrice o un lavoratore a causa della disapplicazione delle norme che ne dovrebbero garantire la sicurezza sul lavoro. I morti di queste settimane ci dicono che quello che stiamo facendo non è abbastanza». Tra il 13 e il 14 settembre si è dovuto registrare un'altra dolorosa e inaccettabile scia di morti sul lavoro. Nei due giorni a morire sono stati in dodici, da nord a sud del Paese. Da gennaio a luglio 2023 l'Inail ha accertato che le vittime sul lavoro sono state 559 e  le denunce di infortunio sono state 344.897. In diversi ritengono che siano dati sulle morti non siano aggiornati e per il sindacato di base Usb saremmo già ad oltre 800.

  • Cambiamento climatico: le emissioni di CO₂ aumentano

    Lo diciamo da tempo che le iniziative per contrastare il cambiamento climatico e i suoi effetti devastanti per la vita di un'ampia parte della popolazione terrestre sono limitate e poco efficaci. Lo studio United in Science 2023 coordinato dall'Organizzazione meteorologica mondiale (OMM), dipendente dall'ONU, conferma questa denuncia: le emissioni di CO₂ cioè di anidride carbonica bruciando combustibili fossili, continuano a crescere, invece di diminuire. Infatti sono aumentate dell'1% rispetto al 2021 e la tendenza resta la stessa per i primi sei mesi di quest'anno. Se le emissioni di gas serra e quindi di CO₂ non diminuiranno, la temperatura della Terra salirà di 2,8 gradi Celsius, avverte l'ONM, e non tra 1,5 e 2 gradi come previsto dall'Accordo di Parigi del 2015, già un compromesso al ribasso. L'aumento della temperatura globale è ora di circa 1,15 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali e i danni li stiamo già subendo, anche in questi giorni.

  • La violenza contro le donne non ha confini giuridici

    Un marito violento e una donna ridotta in una condizione di quasi schiavitù si ritrovano al centro di un processo in corso di svolgimento a Brescia. Lo scalpore è derivato dalle motivazioni con le quali il pubblico ministero ha chiesto l'assoluzione dell'uomo, ex marito della donna e nata in Bangladesh ma cresciuta in Italia e che nel 2019 ha trovato il coraggio di denuncialo. Il pm ha così motivato la richiesta di assoluzione: «i contegni di compressione delle libertà morali e materiali della parte offesa da parte dell'odierno imputato sono il frutto dell'impianto culturale e non della sua coscienza e volontà di annichilire e svilire la coniuge per conseguire la supremazia sulla medesima, atteso che la disparità tra l'uomo e la donna è un portato della sua cultura che la medesima parte offesa aveva persino accettato in origine». Una richiesta contraria alle leggi italiane e internazionali come la Convenzione ONU che obbliga l'eliminazione di ogni discriminazione contro le donne. 

  • Libia orientale: devastazioni e morte con la tempesta Daniel

    Le immagini della devastazione provocata dalla tempesta Daniel che ha colpito la Libia orientale non lasciano dubbi sul fatto che il bilancio di vittime e feriti sarà pesantissimo. Le ultime stime, sia pur non confermate, parlano di circa tremila morti e oltre diecimila dispersi. Tra domenica e lunedì, la tempesta Daniel ha colpito le città di Bengasi, Susa, Bayda, al-Marj e Derna. In particolare nella città portuale di Derna che acqua e fango causato anche dal crollo di due dighe ha fatto i danni maggiori. Hichem Chkiouat, ministro dell'aviazione civile, ha detto alla Reuters che la situazione a Derna «i corpi giacciono ovunque: nel mare, nelle valli, sotto gli edifici». Il parlamento della Libia orientale ha dichiarato tre giorni di lutto. Le morti e le distruzioni a causa del cambiamento climatico aumentano. Anche la guerra ha evidentemente contribuito in un Paese dove, come scrive e Patrck Wintour su The Guardian, «gli investimenti nelle strade e nei servizi pubblici sono diminuiti e la regolamentazione dell'edilizia privata è stata minima».

  • Il no al rigassificatore di fronte a Savona e Vado Ligure

    Il no al rigassificatore ieri 10 settembre è stato gridato lungo alcuni chilometri di spiaggia in Liguria, Spotorno e Savona, da diverse migliaia di persone. I cittadini sono contrari alla nave rigassificatrice Golar Tundra che dovrà trattare il gas naturale liquefatto che arriverà via nave da altri paesi per reimmetterlo nei gasdotti del territorio. Singoli cittadini, associazioni, politici locali e personaggio più o meno noti si oppongono alla decisione della Regione Liguria e del suo governatore Liguria Giovanni Toti, commissario straordinario per l'occasione, di posizionare, entro il 2026, il rigassificatore a circa 2,9 chilometri dalla costa di Savona e a 4 chilometri da quella di Vado Ligure. Per il comitato No al rigassificatore la presenza della nave inciderà sullo sviluppo turistico e comporterà danni ambientali anche perché sarà nei pressi dell'area marina protetta di Bergeggi. La finta transizione ecologica.

  • Terremoto in Marocco: oltre 2.000 i morti

    Il ministero degli Interni del Marocco ha comunicato che sono 2.012 le vittime accertate e 2.059 quelle ferite di cui 1.404 in condizioni critiche. In Marocco sono molti ad essere andati in ospedale a donare il sangue. La contabilità della morte verrà aggiornata per giorni perché ci sono ancora blocchi stradali che impediscono di raggiungere le cittadine dell'interno che, in diversi casi, restano isolate. Alcuni villaggi sono stati completamente rasi al suolo. Le abitazioni non potevano resistere alla devastante potenza del terremoto perché nelle zone rurali dove, come scrive lo scrittore marocchino Mahi Binebine su El País, «le popolazioni rurali, spesso private del necessario e abbarbicate alla vita, [vivono] in capanne, fatte di fango e saliva, costruite con le loro mani callose, e ordinate per resistere come meglio possono alla furia delle piene degli oued [corso d'acqua, ndr] o, paradossalmente, alla siccità». Come sempre è la povertà ad estendere a dismisura le catastrofi naturali.

  • G20: arriva l’Unione africana

    Al G20 di Nuova Dehli il premier indiano Narendra Modi ha annunciato che ci sarà un compromesso nella dichiarazione finale. Pur non essendoci anticipazioni da parte della diplomazia si ritiene che la formula potrebbe essere vicina a quella adottata in Indonesia nel 2022 in cui, come scrive la Reuters, «si osservava che, sebbene la maggior parte delle nazioni condannasse la Russia per l'invasione, c'erano anche opinioni divergenti». L'Unione Africana (UA), con i suoi 55 membri, entra nel G20. Risultato importante voluto dall'India e non solo. Vedremo quanto verranno ascoltate le ragioni dell'UA e da quando. O dobbiamo ritenere che sia un modo per rispondere alla maggiore rilevanza assunta dai Brics in cui Cina e India hanno un ruolo primario? Vedremo se dopo anni si passerà ai fatti o se la presidente Ue, von der Leyen dimenticherà le sue parole: «É necessario rendere concreto l'obiettivo dei 100 mld di dollari dei finanziamenti per il clima» e che l'Africa è tra le aree più colpite dal cambiamento climatico pur essendo responsabile solo del 4% delle emissioni.

  • Decreto Caivano: metterci la testa prima della faccia

    «Lo Stato ci mette la faccia» ha detto ancora una volta la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni parlando del cosiddetto Decreto Caivano contro la criminalità giovanile, dopo gli efferati fatti di violenza registrati a Caivano e a Palermo. Sarebbe meglio metterci la testa e non solo la faccia o la pancia, come accade spesso a questo Governo ma anche a molti altri nel passato. Repressione e poco altro. Dice bene Marco Cappato, tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni, quando afferma in un'intervista a il Manifesto che «che non c'è alcun interesse a occuparsi della realtà, ma solo dell'impatto mediatico dei provvedimenti. Ci sono Paesi – e dovrebbe essere obbligatorio anche in Italia – che prima di scrivere parti di legislazione valutano obiettivi e l'impatto delle norme». Sempre in merito al Decreto Caivano Cappato sottolinea che «questo è un modo di distruggere il senso stesso dello Stato di diritto, cioè è un metodo eversivo di populismo mediatico».

  • Governo Meloni: a quando i problemi del Paese?

    Il governo di Destra-Centro aveva annunciato più e più volte, nel corso della campagna elettorale, di essere pronto ad affrontare i problemi del paese. Alla fine di un'estate condizionata da aumenti costanti e da un balletto imbarazzante sui dati turistici (panacea di tutti i mali), la vera prontezza che il governo dimostra è quella di cogliere ogni occasione – giusta o sbagliata che sia – per allontanare da sé il baratro del fallimento legato alla legge di bilancio (che assomiglia sempre più all'elenco delle cose impossibili da fare), e alla mortificante difficoltà nella gestione dei progetti del PNRR. Ecco che le forze di governo si lanciano sull'emergenza baby gang, con il cosiddetto decreto Caivano e, secondo la migliore tradizione di Salvini, poi subito inseguito dalla Meloni, su scomposti attacchi a Paolo Gentiloni, accusato di giocare per un'altra squadra invece che per l'Italia. Il repertorio è completo: un argomento devastante su cui convogliare l'attenzione e un nemico da indicare come il vero responsabile delle tante cose che non potremo fare anche se le avevamo promesse. P.s.: tutto ciò ovviamente a prescindere dalla drammaticità delle situazioni.

  • Guerra civile e tragedia umanitaria in Sudan

    A quasi cinque mesi dall'inizio della guerra civile in Sudan e dopo vari e inutili accordi e proclami di cessate il fuoco la situazione è quella di possibile catastrofe umanitaria. I combattimenti tra le forze armate sudanesi (SAF), con a capo il generale Abdel Fattah al-Burhan, e le forze di supporto rapido (RSF), guidate da Mohamed Hamdan Dagalo, noto come Hemedti hanno costretto cinque milioni di persone, secondo dall'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), ad abbandonare le proprie abitazioni per altre parti del paese o a migrare nei paesi confinanti. L'OIM spiega che sono oltre un milione gli sfollati fuggiti all'estero di cui  più di 750.000 tra Egitto e Ciad. Quasi della metà della popolazione del Sudan e cioè circa 24,7 milioni di persone necessitano dii di aiuti umanitari urgenti e di protezione. L'UNHCR ha lanciato un appello per 1 miliardo di dollari per fornire aiuti essenziali e protezione a oltre 1,8 milioni di persone che dovrebbero arrivare in cinque paesi confinanti entro la fine del 2023, pari a un aumento doppio rispetto a quanto inizialmente stimato a maggio.

  • “La frenesia del profitto” e le morti sul lavoro

    Le morti sul lavoro sono continuate dopo la strage dei cinque operai morti a Brandizzo. Nei giorni successivi altre otto vite sono state falcidiate. La sicurezza sul lavoro non viene rispettata. La CGIL nel corso dell'audizione alle commissioni riunite Trasporti e Lavoro dopo la strage di Brandizzo ha spiegato che «la “frenesia del profitto” è la causa principale degli infortuni e delle morti sul lavoro regola dominante nel lavoro non è più la qualità, il merito, la sicurezza, ma il massimo profitto o il massimo risparmio, secondo i punti di vista. Imporre ritmi frenetici e risparmiare sul costo del lavoro e sui dispositivi di sicurezza è una realtà spesso taciuta». Un inarrestabile «oltraggio ai valori della convivenza», come l'ha definito il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Sono 450 infortuni mortali sul lavoro nei primi sei mesi del 2023 (INAIL); 346 le morti sul luogo di lavoro e le altre avvenute durante il tragitto.

  • Spagna: alla ricerca di un Governo

    In Spagna dopo le elezioni dello scorso luglio proseguono le trattative per la formazione di un nuovo Governo. L'appoggio delle formazioni indipendentiste risulta fondamentale. L'ex presidente catalano Carles Puigdemont in una conferenza stampa a Bruxelles, convocata dopo l'incontro del 4 settembre con la vice premier e la leader di Sumar Yolanda Diaz, ha esplicitato le condizioni per appoggiare un nuovo Governo dell'attuale primo ministro e leader del Partito Socialista dei Lavoratori (PSOE) Pedro Sánchez. Puigdemont ha chiesto l'amnistia per gli indipendentisti catalani e ha sollecitato il Partito Popolare (PP) e il PSOE a raggiungere un accordo storico, «il governo deve prendersi un impegno che nessun regime o governo spagnolo si è mai assunto prima dalla caduta di Barcellona l'11 settembre 1714». Alberto Núñez Feijóo, presidente del PP ha sostenuto che «l'amnistia non è stata inclusa in nessun programma elettorale». Felipe González, ex primo ministro ed ex capo del PSOE, ha affermato che «né l'amnistia né l'autodeterminazione rientrano nella Costituzione».