Cellule staminali: altra remissione totale da HIV dopo trapianto.

ospedale, sanità pubblica

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Un paziente di 53 anni dell'ospedale universitario di Düsseldorf, affetto da e da leucemia mieloide acuta,  ha visto la remissione totale del virus dopo trapianto di staminali.  La notizia è stata diffusa da Nature Medicine. Quel paziente aveva avuto nel 2008 diagnosi di infezione da HIV e nel 2010 iniziò terapia con antiretrovirali, a questo si aggiunse la leucemia diagnosticatagli nel 2011 [1]. Non si tratta dell'unica remissione riconosciuta dagli scienziati, almeno altri tre casi sono stati osservati mentre si attende ancora il tempo necessario  per avere certezza su altri due pazienti.

Certamente a metà ‘800 il biologo tedesco Ermst Haeckel, quando indicò delle cellule come antenati unicellulari di ogni organismo chiamandole stamzell non poteva immaginare il percorso scientifico che sarebbe seguito. Il concetto di staminali però fu ripreso felicemente nel 1963 quando si definirono le linee cellulari alle quali fu attribuita la discendenza di cellule che avrebbero formato il sangue e quando due scienziati, Ernest McCulloch e James Till,  svelarono la possibilità nel midollo osseo di topo di alcune cellule progenitrici di rinnovarsi.
Da questo si partì per ottenere nel 1981 la possibilità di isolare le staminali da embrione di topo e farle crescere in coltura di laboratorio. Questo significò il Nobel per Martin Evans. Successivamente, nel 1998, si ottenne  una linea di cellule staminali embrionali umane.
Iniziò quindi un impiego variegato in diverse che non erano più utilizzo di staminali per produrre trapianti di pelle per gli ustionati, oppure per rigenerare il sistema emopoietico oppure ancora per arrivare a riparare la cornea attraverso utilizzo di cellule staminali limbari, provenienti cioè dalla parte esterna della cornea.

Grazie a tecniche molecolari sempre più sofisticate si arricchì la possibilità di utilizzare cellule staminali geneticamente modificate per renderle più pertinenti all'obiettivo cercato. Altra fonte di studio per le diverse caratteristiche delle cellule staminali mesenchimali (MSC) è dovuta alla possibilità che questa tipologia di cellule, presenti nel midollo spinale, potrebbe essere di grande aiuto nel ripristinare tessuto osseo e cartilagini ed anche cellule adipose. Queste possibilità sono molto attese in ambito ortopedico, in medicina sportiva e medicina rigenerativa.

Le indicazioni però che arrivano dal paziente di Düsseldorf riguardano la doppia terapia alla quale è stato sottoposto il paziente che, oltre che dell'iniziale uso di antiretrovirali, ha fatto uso anche di particolari chemochine CCR5Δ32 (ccr5delta32), una famiglia di proteine a basso peso molecolare appartenenti alle citochine. Queste proteine hanno la particolarità di opporre una resistenza genetica all'infezione da HIV oltre che dare aiuto alla cura della leucemia di cui era affetto il paziente. Questa utilissima caratteristica è conferita dalla mutazione omozigote Δ32 del gene CCR5 della superficie cellulare, cosa che impedisce l'espressione del recettore bersaglio per il virus HIV. È quanto ha reso possibile ottenere il successo di Dusseldorf, grazie al trapianto di cellule con questa caratteristica. Su questo si sono appuntate importanti attenzioni e sono in corso valutazioni ed un intenso lavoro di editing per poter sviluppare ed utilizzare questa caratteristica protettiva del gene CCR5 contro l'infezione da HIV causa della immunodeficienza umana.

Circa i dettagli sul paziente di Düsseldorf occorre ricordare che i positivi all'HIV sono costretti ad assumere farmaci antiretrovirali che tengono sotto controllo la presenza virale nel loro organismo. Lo si tiene cioè in un numero bassissimo di copie, numero che indica la misura della carica virale del paziente, che viene misurata grazie a sofisticati sistemi utilizzanti per lo più metodi PCR [2]. I pazienti con numero di copie così basso non sono in grado di infettare ma possono tornare a trovarsi di fronte al ritorno della malattia in caso di interruzione di terapia.  Il paziente tedesco, del quale si riporta nel lavoro scientifico, a causa di una sopraggiunta leucemia da curare prioritariamente sull'HIV ovviamente, era stato sottoposto a trapianto di staminali in grado di generare, grazie alla mutazione CCR5, resistenza ad HIV. È accaduto che dopo quattro anni dall'aver sospeso le cure con antiretrovirali e a nove anni dal trapianto di staminali, da esami di controllo eseguiti sul sangue del paziente con il metodo di riferimento (Hoffmann-La Roche) il  paziente non ha mostrato segni di carica virale. I test di controllo sono stati eseguiti con il metodo a maggior sensibilità per l'HIV, il COBAS AmpliPrep/Cobas TaqMan HIV-1 v.2.0 ultrasensibile (<20 copie di HIV-1 RNA per ml). Non essendo stato più rilevabile nel suo organismo il virus HIV, il paziente è stato giudicato in remissione totale.

La sfida adesso che si dovrà vincere è stabilire se, dopo aver controllato con gli antiretrovirali l'immunodeficienza umana causata da HIV, possano essere utilizzate le caratteristiche del gene CCR5 per una cura diffusa sui pazienti HIV positivi in modo che il virus non possa tornare a manifestarsi. Sperare in una imminente realizzazione di ciò è possibile, pensare che sia facile banalizzando l'ottenimento del successo nel risultato un grave errore. La Scienza intanto procede nel produrre soluzioni, anche quelle più sofisticate.

Emidio Maria Di Loreto

Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi necessità sul proprio stato di salute, su modifiche della propria cura o regime alimentare, si consiglia di rivolgersi al proprio medico o dietologo.

[1]  Jensen, BE.O., Knops, E., Cords, L. et al. In-depth virological and immunological characterization of HIV-1 cure after CCR5Δ32/Δ32 allogeneic hematopoietic stem cell transplantation. Nat Med (2023). https://doi.org/10.1038/s41591-023-02213-x
[2] Sigla di Polymerase Chain Reaction (reazione a catena della polimerasi), è una tecnica di biologia molecolare applicata in diagnostica per replicare ripetutamente in modo rigoroso, a mezzo di amplificazione,  sequenze nucleotidiche di tratti target di DNA.

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