
Il 21 gennaio del 1921 a Livorno veniva fondato il Partito Comunista d'Italia, futuro PCI. Oltre al fatto storico, resta oggi una immensa eredità culturale. Il movimento comunista in Italia, così come in gran parte del Mondo, è quasi relegato in un contesto politico “ideale”, inteso per lo più esclusivamente come il seme che ha generato, nei decenni, svariati e multicolori arbusti. La riflessione, essenziale ma anche impietosa, è che oggi questa eredità viene a dir poco tradita, quando non rinnegata, da coloro che avrebbero dovuto costituire la guida di quelle stessa classe lavoratrice di cui il PCI fu a lungo simbolo e faro. Bisogna interrogarsi sulle origini di uno scollamento drammatico che ha via via privato i lavoratori della loro organizzazione politica di riferimento. Eppure, il Partito comunista italiano è stato una aggregazione immensa di donne e uomini; seppe amalgamare in modo naturalmente “storico” operai e intellettuali. Con un apparato dirigente risoluto, fermo ma sempre dalla grande propensione umanitaria. Ma quello stesso partito è stato anche capace di perdere importanti treni, transitati per le stazioni della storia; a cominciare dalle incomprensioni sulle spinte della “nuova sinistra” palesatesi alla fine degli anni '60 e proseguite sino alla soglia degli '80. Oggi però è il giorno delle celebrazioni; il centenario di quello che è fu il più grande partito comunista del mondo occidentale.
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