
Nella collana Quest'Italia di Newton Compton editori, è stato pubblicato, lo scorso Dicembre, il volume di Chiara Tortorelli “Storia pettegola di Napoli. Chiacchiere, voci e dicerie, dalle passeggiate di Sartre e de Beauvoir alle seduzioni del cinema”.
Tutta la collana è incentrata sui costumi, sugli aneddoti e sulle curiosità della nostra penisola, piena zeppa di storie interessanti e bizzarre, la tappa napoletana di un itinerario ideale che attraversa la penisola è estremamente feconda per i tre millenni di storia che la città del sole può ricordare. Narrare Napoli è nello stesso tempo molto facile e molto difficile. Definita da molti “un palcoscenico a cielo aperto”, la città è un'autentica miniera per i narratori di ogni forma di arte o di intrattenimento, esiste tuttavia un rovescio della medaglia: non è possibile fare un discorso esaustivo sulla città. Essa sfugge da tutte le parti, che l'intento sia quello di raccontare le sue meraviglie, i suoi abissi, la sua quotidianità o tutte queste cose insieme.
Prima di parlare di Napoli occorre fornirsi di robuste cesoie utili a ritagliare l'ambito in cui collocare il discorso. Chiara Tortorelli sceglie il tempo che si approssima, anno più, anno meno, al secolo scorso e la chiave di lettura che è quella del “pettegolezzo”, con l'indicazione che con il termine “pettegolezzo” va inteso quella vox populi che contiene una grossa fetta di verità, ossia di avvenimenti realmente accaduti.
Il libro, come impostazione, si colloca in quell'area piuttosto indefinita tra il saggio e il romanzo, del resto Chiara Tortorelli è innanzitutto una scrittrice, oltre che editor e giornalista. Probabilmente influenzata dalle sue competenze nelle materie letterarie, le vite che trovano accoglienza in questa Storia pettegola sono soprattutto quelle di scrittori e giornalisti. Ampio spazio è dedicato alla coppia Scarfoglio / Serao che animò la Napoli della Belle Époque nei suoi luoghi simbolo: il Salone Margherita, il Caffè Gambrinus, le redazioni dei quotidiani cittadini di cui furono fondatori.
Il primo scorcio di secolo breve è tutto intriso di personaggi straordinari: D'Annunzio, Sartre, Achille Lauro. Di tutti loro viene rievocata non tanto la vita professionale, a cui pure vi è un costante richiamo, quanto quella sentimentale e dunque pettegola. Lo sguardo lanciato verso “la camera da letto” dei gradi nomi della storia consente alla scrittrice di muoversi più agevolmente nella costruzione di un'opera abbastanza corposa nelle sue oltre 280 pagine e certamente complessa da gestire e, in qualche modo, disciplinare in un insieme omogeneo.
Nelle trattazioni cronologicamente più vicine al lettore, si avverte il cambiamento dell'atmosfera una volta dismessi gli abiti decadenti delle inquietudini di inizio secolo.
La figura saggia e malinconica di Massimo Troisi aleggia con la sua straordinaria capacità di farci ridere e riflettere, strappandoci un ennesimo pensiero lieto dietro il rimpianto di aver perso precocemente un grande autore e una grande mente che ci aveva assuefatto ad un umorismo carico di filosofia.
E a proposito di filosofia, il gran finale è tutto dedicato a Luciano De Crescenzo. Qui, l'autrice abbandona ogni indugio e si lancia definitivamente nella fiction immaginando un dialogo, nel senso greco del termine, tra il filosofo ingegnere e nientemeno che Diotima, direttamente evocata dal Simposio.
In definitiva, il libro ricostruisce un caleidoscopio di esistenze vissute in un'atmosfera carica di aspettative, lussuosa e lussuriosa, a tratti oscena, nel chiaroscuro tipico della città di Napoli e dell'epoca, per molti versi ancora bigotta e per altri molto più spregiudicata di quell'attuale.
Attraverso le pagine di questo volume, la Napoli del ‘900 conferma la sua identità di capitale europea, di città in cui la Storia, non quella pettegola ma quella con la esse maiuscola, si è pienamente manifestata incarnandosi nei famosi e famigerati personaggi che hanno popolato i suoi borghi.
Tortorelli riesce a mantenere il suo “saggio romanzato” immerso in una dimensione di piacevole intrattenimento, di garbato pettegolezzo, anche quando entra nelle tragedie personali, del resto, i pettegoli non sono mai stati spiccatamente empatici.
Stefania Squillante
Chiara Tortorelli
Storia pettegola di Napoli.
Chiacchiere, voci e dicerie, dalle passeggiate di Sartre e de Beauvoir alle seduzioni del cinema
New Compton Editori, 2021
pagg. 288
€ 12,90
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