
Fabiola Campillai e Nicole Kramm hanno perso la vista a causa della repressione poliziesca scatenata dal governo di centrodestra di Sebastián Piñera durante le manifestazioni di protesta che hanno portato a queste elezioni per la nuova Costituzione del Cile. Le due donne sono un altro lascito violento della dittatura sanguinaria di Augusto Pinochet (1973-1990).
Fabiola Campillai è stata centrata in pieno volto da un lacrimogeno da un gruppo di dieci carabineros il 26 novembre del 2019 a Santiago del Cile.
«Fabiola è sopravvissuta, ma ha perso la vista ad entrambi gli occhi, il gusto e l’olfatto, e l’aggressione le ha provocato fratture multiple dal naso alla testa.
Dal novembre del 2019 si è sottoposta a dieci operazioni chirurgiche, il suo caso è noto in tutto il Paese e oggi lei è un simbolo della rivolta. Ma ancora nessuno ha pagato per ciò che le è accaduto» [1].
E come lei tante e tanti sono stati i manifestanti feriti e uccisi di una rivolta iniziata il 18 ottobre del 2019 per l’aumento del costo del biglietto della metro ma figlia di innumerevoli ingiustizie nate sotto una politica economica e sociale fatta di privatizzazioni di servizi pubblici e vantaggi per i più facoltosi. Il tutto sotto la copertura della Costituzione reazionaria di Augusto Pinochet. Sono più di 8mila i cileni che hanno denunciato di aver subito violenze e abusi durante le proteste e oltre quattrocento quelli che hanno perso la vista o hanno subito lesioni agli occhi.
La protesta è montata in tutto il Cile arrivando ad una imponente manifestazione lo scorso ottobre quando fu indetto il referendum per abrogare la Costituzione di Pinochet che poi il 78% dei cittadini ha cancellato con il suo voto portando alle elezioni del 15 e il 16 maggio per eleggere i 155 candidati che scriveranno la nuova Costituzione entro due anni dal loro insediamento.
Il risultato di queste elezioni sono una sconfitta storica perché Chile Vamos, la coalizione del presidente, non ha raggiunto nemmeno il terzo dei seggi utile per poter eventualmente porre il veto sugli articoli della nuova Costituzione. Si sono ha ottenuto il 23,9% dei voti e 37 rappresentanti. Non è andata meglio alla lista dell’opposizione di centrosinistra, con il 16,1% dei voti e appena 25 seggi. In sostanza i partiti che hanno rappresentato la transizione dalla dittatura di Pinochet sono stati emarginati e così 48 seggi sono andati a candidati indipendenti, mentre la sinistra (Partito Comunista e Fronte Largo) ottiene un risultato straordinario con 28 seggi. Vedremo se questo capovolgimento degli equilibri politici porterà non solo una Costituzione innovativa ma anche un cambio nel governo del Paese.
In parte qualcosa è già avvenuta perché questo fine settimana si votava anche per eleggere 346 sindaci e i governatori delle regioni. E a Santiago del Cile, la capitale, il Partito Comunista ha vinto e Irací Hassler, trentenne economista, sarà il sindaco. Il comunista Daniel Jadue, candidato alle presidenziali di novembre è stato rieletto sindaco a Recoleta, nella regione metropolitana di Santiago, con il 64% dei voti. Il Fronte Largo, un insieme di partiti e movimenti nato con le proteste universitarie, è riuscito a sfilare alla destra almeno due sindaci quello di Maipú, sempre nella Regione Metropolitana di Santiago, e quello di Viña del Mar (a circa 100 chilometri dalla capitale).
Pasquale Esposito
[1] Elena Basso, Cile, le ragazze che hanno perso gli occhi per la nuova Costituzione, 14 Maggio 2021
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