
Grazie a una normativa emanata ai tempi di Pinochet è stata approvata, lo scorso mese di maggio, dalla Commissione ambientale della regione dell’Aisén, con undici voti a favore e uno contrario, il progetto di oltre 3 miliardi di dollari che prevede la costruzione di cinque mega dighe, due sul fiume Baker e tre sul Pascua, nella regione di Aisén nella Patagonia meridionale cilena. Verranno sommersi 5.600 ettari di un raro ecosistema forestale distruggendo territori in una delle aree più belle della Terra.
Il consorzio costruttore delle dighe HidroAysen è partecipato per il 51% da Endesa e per il 49% dalla cilena Colbun. La compagnia Endesa è controllata dall’Enel il cui maggior pacchetto azionario (32%) è detenuto dallo Stato italiano tramite il ministero dell’Economia e delle Finanze.
Cile, Patagonia. Foto Pasquale Esposito
È questo uno dei metodi con i quali il presidente Sebastián Piñera e il suo governo procedono nella politica di sviluppo e investimenti: privatizzazioni e sfruttamento delle risorse senza preoccuparsi troppo di comunità locali e compatibilità ambientali. Certo a poco più di un anno dalla sua elezione può vantare un Cile con un livello di crescita economica tra le migliori del pianeta. Il 2010 si è chiuso con un balzo in avanti del 5,2% nonostante le difficolta successivo al devastante terremoto del febbraio 2010, mentre per il 2011 il Banco Central de Chile ha portato le stime di crescita del PIL dal 5,5% al 6,5% con circa 400 mila nuovi posti di lavoro. Nel 2012 è attesa un’ulteriore crescita del 5,4%. Non dimentichiamo però che a questi dati contribuisce il buon andamento del prezzo del rame di cui è il maggior esportatore al mondo.
Nel periodo 2010-2014 il Ministero cileno per i Lavori Pubblici ha previsto un programma di investimenti per 8 miliardi di dollari, di cui 1,1 impegnati per la costruzione del nuovo tratto dell’autostrada urbana di Santiago [1].
Il 21 maggio, davanti al Congresso riunito a Valparaiso, presentando il rapporto alla nazione il presidente oltre a ribadire gli impegni per le centrali idroelettriche in Patagonia e gli investimenti nel settore minerario ha sciorinato i dati macroeconomici a suo favore e poi ha promesso la costruzione di seicentomila abitazioni, l’impegno a sradicare la povertà e a risolvere i problemi del dopo terremoto [2]. Salvo che per le centrali, dei suoi impegni sociali non sono affatto convinti coloro che protestavano dentro e fuori il Congresso, dai lavoratori organizzati dalla Central Unica de Trabajadores, la maggiore confederazione sindacale, che protestavano per la politica economica agli studenti che chiedevano maggiori finanziamenti all’istruzione pubblica. Era da tempo che non si vedeva un tale coinvolgimento.
Come ha ammesso lui stesso nell’intervista concessa al Corriere della Sera prima della sua visita in Italia il consenso è ad un misero 45% [3]. La povertà e le grandi disparità economico-sociali tra la popolazione cilena non possono essere sottaciute. E a poco serve il <<reddito etico familiare>> destinato agli indigenti. Soluzioni populiste. Ancora più del 15% degli abitanti vive al di sotto della soglia di povertà, il 30% dei lavoratori si deve accontentare del salario minimo e cioè 255 euro mensili. Il 20% più povero possiede il 4% delle ricchezze, mentre quello più ricco ne possiede il 55%.
Il Berlusconi cileno, come viene in alcuni casi viene appellato Piñera, con l’elezione ha venduto le sue proprietà ma resta uno degli uomini più ricchi del pianeta (secondo la rivista Forbes è al 51° posto). La sua estrazione e le sue esperienze gli hanno fatto dichiarare che il governo del Paese deve espletarsi come quello di un azienda. Il suo Ministro degli Esteri Alfredo Moreno deve la sua esperienza diplomatica <<in quanto membro direttivo della grande catena di distribuzione Falabella, durante l’espansione nei paesi vicini>> [4]. Il Ministro dell’Economia Juan Andrés Fontaine è legato al gruppo Matte che detiene aziende nel settore delle tlc, legname e finanza.
Al governo sono rappresentate anche altre famiglie oltre la Matte: Angelini e Lucksic. Queste tre famiglie hanno un patrimonio che vale quanto il 12,5% del Pil e nel 2004 era “solo” il 9%. Il quadro delle grandi fortune che ruotano intorno al “Consiglio d’amministrazione” del Cile si completa con il gruppo Cencosud di Horst Paulman. Ovviamente la stampa e le TV sono quasi tutte schierate a favore del governo. Avendo chiuso La Nacion perché troppo critico, secondo il presidente Piñera, nella stampa scritta sono rimasti in due la famiglia Edwards (protagonista durante la dittatura) e il Consorcio periodistico de Chile [5].
E’ difficile immaginare che una simile struttura di potere e di governo possa rinunciare al progetto delle centrali idroelettriche rispondendo positivamente al Consiglio della difesa della Patagonia che comprende una sessantina di organizzazioni sociali, culturali, religiose, ambientali e studentesche. E con i mezzi di comunicazione controllati potrebbe riuscire anche a convincere una parte di quel 60% di cileni che, secondo un recente sondaggio, è contrario. Forse potrà dare maggior fastidio, vista la vicinanza degli USA, un editoriale del New York Times che spiega come il Cile possieda energie rinnovabili e quindi non necessita di investimenti con grandi rischi ambientali [6].
Ed è difficile immaginare che questo gruppo di potere possa restituire le terre e le garanzie costituzionali (lingua, cultura…) alle comunità Mapuche che li aveva conquistati durante il governo Allende. La linea è quella della repressione, dei processi per terrorismo con la legislazione, mai cancellata, di Pinochet. E intanto le multinazionali continuano a depredare la loro terra ed in particolare a disboscarla mentre gli indios sono accusati du furto di legname.
Pasquale Esposito
[1] “Cile: investimenti opere pubbliche 2011-2014 per 8mld Usd”, www.ilsole24ore.com, 4 maggio 2011
[2] “Piñera presenta bilancio governo tra le proteste”,www.misna.org, 23 maggio 2011
[3] “Il presidente-imprenditore <<Ecco il mio Cile riconciliato>>”, Il Corriere della Sera, 28 febbraio 2011, pag. 21
[4] FranckGaudichaud, “In Cile, le idee antiquate della nuova destra”, Le Monde Diplomatique, maggio 2011, pagg. 12-13
[5] FranckGaudichaud, ibidem
[6] Paolo Hutter, “Cile, monta la protesta contro le cinque dighe Enel da costruire in Patagonia”, www.ilfattoquotidiano.it, 30 maggio 2011
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