
Dopo la bocciatura del referendum costituzionale il presidente del Cile Gabriel Boric ha incontrato Palacio de La Moneda i presidenti delle due camere del Congresso, il senatore Álvaro Elizalde (PS) e il vice Raúl Soto (PPD). Al termine dell'incontro Álvaro Elizalde “nell'intento di rispettare il mandato dei cittadini di redigere una nuova Costituzione – ha affermato che il presidente Boric «convocherà i diversi partiti con rappresentanza parlamentare, anche attori della società civile per ascoltare le loro punti di vista». Allo stesso modo, ha spiegato che il capo dello Stato «ci ha chiesto di sviluppare un dialogo in seno al Congresso nazionale che consenta di stabilire un percorso istituzionale per avanzare nel processo costituente»” [1].
La decisione di questo incontro e di continuare verso un processo costituzionale era già stata presa dal presidente Gabriel Boric che annunciava anche «aggiustamenti» nelle squadre di governo, «per affrontare questo nuovo periodo con rinnovato vigore».
La situazione politica è seria dopo la pesante sconfitta sul referendum che avrebbe dovuto accantonare la Costituzione redatta durante la dittatura di Augusto Pinochet. Con circa il 62% dei voti è stata bocciata la nuova Costituzione, con un risultato che nemmeno le peggiori previsioni avevano dato. Ad andare a votare è stata una percentuale altissima, l'85%, favorita dall'obbligatorietà del voto, e il no ha prevalso in tutte le regioni del Cile inclusa la capitale.
È sicuramente una vittoria della moderazione, della preoccupazione per molti di veder perdere alcune prerogative con una nuova Costituzione che rompeva lo status quo, molto attenta al ruolo delle donne, ai diritti degli indigeni e all'ambiente; introduce concetti giuridici progressisti come democrazia solidale e il diritto alla cura.
. Non è una vittoria che la destra può fare propria anche se proveranno ad approfittarne per ottenere più concessioni possibili. Secondo Octavio Avendaño, accademico dell'Università del Cile
“«deve essere chiaro che questa non è una vittoria della destra, che è comparsa solo oggi, una volta che la vittoria è stata dichiarata. […]. Questa tendenza a favore del rifiuto era ampia perché trasversale. Il rifiuto è arrivato da settori del centro e del centrosinistra, che hanno messo in dubbio lo svolgimento dell'assemblea costituente. »”[2]. Oltre al processo costituente le perplessità riguardavano anche i contenuti inclusa l'eliminazione del Senato.
Un sondaggio di luglio fatto dalla società Feedback “c'erano due questioni di estrema importanza per coloro che non sostenevano il testo: la prima che “non tutti saranno uguali davanti alla legge” (39%) riferendosi ai cileni e ai popoli originari e la seconda era il rischio della divisione del Cile diventando uno Stato plurinazionale (31%) “[3].
Sicuramente la complessità del progetto costituzionale che prevedeva 388 articoli e che aveva generato anche confusione ha consentito a molti di trovare l'aggancio per il rifiuto della nuova Costituzione e si è finito per aumentare la disinformazione. Inoltre
“l'ambizione del progetto è riassunta nel preambolo della costituzione, che proclamava: «Il Cile è uno stato sociale e democratico, fondato sullo stato di diritto. È plurinazionale, interculturale, regionale ed ecologico». Nella carta costituzionale erano stati inseriti nuovi diritti sociali come quelli delle donne, dei popoli indigeni, della natura e degli animali. I delegati della costituente non hanno saputo fare compromessi, e oggi ne pagano le conseguenze. Uno dei principali argomenti di contrasto è quello dei diritti dei popoli indigeni, un aspetto che potrebbe sorprendere dopo l'elezione di una donna mapuche, Elisa Loncón, come presidente dell'assemblea costituente. Tuttavia molti cileni hanno avuto paura di una spaccatura proprio con i popoli indigeni, che sono il 13 per cento della popolazione e la nuova costituzione prevedeva di restituirgli le terre ancestrali” [4].
È possibile che anche alcuni scandali, primo fra tutti quello di Rodrigo Rojas Verde, membro dell'Assemblea costituente ed esponente di primo piano delle manifestazioni del 2019, di cui si è scoperta la falsa leucemia di cui aveva dichiarato di essere affetto, hanno influito sulla considerazione dei costituenti stessi.
Il cambio della Costituzione di Pinochet è solo rimandato perché in questi anni la maggioranza dei cileni si è battuta per questo e per una società più inclusiva dimostrata dal fatto che nel 2020, in un altro referendum, oltre il 78% ne chiedeva il cambiamento. Una richiesta ampia dovuta anche delle enormi proteste sociali del 2019, alla pesante crisi in atto e alla repressione del governo di Sebastián Piñera inclusi stupri, torture e omicidi.
Pasquale Esposito
[1] Catalina Martínez e Carlos Reyes P., Líderes del Congreso convocarán a representantes políticos a dialogar tras petición de Boric de avanzar en “un camino institucional” para un nuevo proceso constituyente, 5 settembre 2022
[2] Federico Rivas Molina e Rocio Montes, Chile rechaza rotundamente la nueva Constitución, 5 settembre 2022
[3] Federico Rivas Molina e Rocio Montes, ibidem
[4] Pierre Haski, Perché i cileni hanno detto no alla nuova costituzione progressista, France Inter 5 settembre 2022
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