Cina. Crescita Pil e spese militari, riforme con nuovi poteri al PCC e a Xí Jìnpíng

Cina Pechino
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Domenica 5 marzo, a Pechino, sono iniziate le Due Sessioni” annuali con l'apertura dei lavori della XIV Assemblea nazionale del popolo. I lavori dovrebbero durare nove giorni durante i quali partecipano 2.977 delegati. Delle “Due Sessioni” fa parte anche la Conferenza politica consultiva del popolo che riunisce grandi personalità cinesi del mondo economico, scientifico, della società  e dello sport. Dalla Conferenza, quest'anno sono stati esclusi alcuni esponenti di rilievo delle Big Tech come Pony Ma, presidente e amministratore delegato del gruppo a maggior capitalizzazione, Tencent in ossequio alla politica del leader Xí Jìnpíng di voler tenere a bada le élite economiche della e in un processo di accentramento dei poteri nelle sue mani e nel Partito Comunista Cinese (PCC).

Come precisa il sito del governo – non senza retorica sull'esteso modello di rappresentanza – i deputati dell'Assemblea Nazionale rappresentano tutte le regioni, i gruppi etnici e le attività produttive. Sono 442 a rappresentare le  55 minoranze etniche, 42 rappresentanti di cinesi d'oltremare rimpatriati; i rieletti sono stati 797, pari al 26,77% del totale dei delegati. Le donne sono 790, pari al 26,54% del totale in crescita dell'1,64% alla XIII Assemblea. Lavoratori e agricoltori rappresentati sono 497, pari al 16,69% ​​del numero totale dei rappresentanti (+0.99%) e di questi 56 delegati dei lavoratori migranti; 634 appartengono al personale professionale e tecnico (+0,73%). I rappresentanti dei quadri del partito e del governo ammontano a 969, pari al 32,55% del totale dei rappresentanti e in diminuzione dell'1,38%.

L'assemblea legislativa approva le leggi e in questa occasione nominerà tutti gli uomini del governo e altre figure di comando delle strutture statali. Si tratta però di approvazioni per lo più formali in quanto è stato già tutto deciso dal Partito.

Su The China Project, Duncan Barlett sostiene che «la conferenza Due Sessioni è più rivolta al pubblico. Sottolinea il ruolo del governo piuttosto che del partito e consente la comunicazione delle politiche e delle decisioni al pubblico e ai media» [1].

Ad aprire i lavori dell'Assemblea che vedeva tutti i delegati con mascherina fatta eccezione per i leader sul palco, è stato il premier uscente Lǐ Kèqiáng, accantonato per qualche critica alla politica di Xí Jìnpíng. Della sua ora di discorso la maggior parte degli osservatori ha evidenziato due decisioni: una relativa al PIL e l'altra al bilancio della difesa.
Per il PIL si è dato un obiettivo di crescita che si assesterà ad un 5% – rispetto alla crescita del 3% del 2022 (sovrastimata secondo alcuni data la feroce politica di zero-Covid poi abbandonata con un alto numero di morti che Pechino non ha ammesso) – e inferiore al 5,5% che era stato programmato. Se è vero che la ripresa si vede non tutto  consolidato per raggiungere quel 5% di aumento del PIL, «le esportazioni hanno vacillato questo inverno a causa dello stallo della domanda globale, mentre non è chiaro se i consumatori cinesi possano contribuire a sostenere una ripresa e la fiducia delle imprese è debole» [2].
Sul piano economico ha anche annunciato la creazione di 12 milioni di posti di lavoro con una prevista disoccupazione urbana al 5,5%.
Nel discorso c'è stato spazio anche ai

«problemi abitativi per i giovani, migliorare le prestazioni sociali per gli anziani e “migliorare il sistema di supporto alle nascite”. Nelle ultime settimane, il PCC ha svelato una serie di politiche che mirano a invertire il calo del tasso di natalità incoraggiando le persone ad avere più figli» [3].

Per chiudere la parte del discorso economico con previsioni moderate che faranno raggiungere gli obiettivi facilmente al governo (l Consiglio di Stato) che seguirà e che sicuramente finirà nelle mani di uno degli uomini più vicini a Xí Jìnpíng, Lǐ Qiáng

L'altro grande obiettivo fissato è, dicevamo, il budget militare per il 2023 che è stato fissato a circa 224 miliardi di dollari, con una crescita del 7,2%, più o meno lo stesso aumento dell'anno precedente. Anche considerando l'inflazione si tratta di una crescita importante che serve ad affrontare le sfide globali con gli USA. Nella direzione del mantenimento di una politica di potenza va anche l'aumento del 12,2% della spesa per il comparto della diplomazia.

«”Negli ultimi anni, la spesa militare cinese si è mantenuta intorno all'1,3 per cento del Prodotto interno lordo, mentre la cifra per gli Stati Uniti è di circa il 3,5 per cento e la linea guida della Nato è del 2 per cento”, si legge sul tabloid nazionalista Global Times. “Se la Cina si unisse alla tendenza globale di aumento delle spese per la difesa, non dovrebbe essere considerata come partecipante a una corsa agli armamenti”. Anche se in molti analisti sostengono che le cifre delle spese di difesa non bastino a restituire un'immagine completa, vista la frequente fusione tra i settori civile e militare» [4].

Se è vero che, con tutta probabilità, le spese militari in Cina siano più elevate di quanto dichiarato (l'Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma valuta in quasi 300 miliardi di dollari la spesa nel 2021), «il budget cinese resta in ogni caso ben lontano da quello degli Stati Uniti: gli Usa aumenteranno la loro spesa a 816,7 miliardi di dollari in questo 2023» [5].
Del resto la situazione delle relazioni con gli USA è notevolmente peggiorata dopo quello che poteva essere un allentamento delle tensioni con il colloquio al vertice del G20 a Bali con l'incontro con Biden. Tra una maggiore apertura cinese alle ragioni della Russia nella guerra contro l'Ucraina, al caso dei palloni-spia abbattuti (adesso c'è anche il caso delle gru cinesi nei porti americani) c'è materia per una guerra fredda.

In questi giorni si attendono anche l'approvazione di una serie di riforme di apparti statali e di altri settori che consolideranno il controllo del PCC e di Xí Jìnpíng in Cina.

«Nella versione più soft, ci si aspetta la creazione di una nuova commissione centrale per la tecnologia, responsabile del coordinamento delle politiche utili al perseguimento del mantra dell'autosufficienza tecnologica e dello sviluppo militare-spaziale. Al suo vertice, secondo Asia Society, potrebbe andarci Ding Xuexiang. In molti si aspettano anche il ritorno della commissione centrale per il lavoro finanziario, abolita nel 2003, che potrebbe essere destinata a He Lifeng (probabile vicepremier). Ciò aprirebbe a una maggiore presenza del Partito nell'economia e nella finanza» [6].

Quest'ultimo dopo essersi assicurato, con il PCC, le cariche  di Segretario Generale e Presidente della Commissione Militare Centrale del PCC, verrà eletto anche Presidente e questo non succedeva dagli anni '90 con Jiang Zemin. Per farlo Xí Jìnpíng ha cambiato la regola che bloccava a due mandati e tutta un'altra serie di regole, prima del Congresso, come quella dell'età pensionabile per i vari livelli di nomina, consentendogli di posizionare i suoi fedelissimi nei ruoli chiave [7].

Sono in molti a pensare ad una svolta assolutistica, ma la Cina è una realtà complessa e non sempre è monolitico come appare e si pensa. Basti pensare alle rivolte contro la politica zero-Covid che hanno contribuito a far cambiare corso a scelte che la leadership aveva mantenuto per lungo tempo. Anche se poi l'apertura veloce ha provocato centinaia di migliaia di morti in poco tempo.

Pasquale Esposito

 

[1] Duncan Barlett, What to expect from this year's Two Sessions, 3 marzo 2023
[2] Chris Buckley, Keith Bradsher, Viviana Wang e Chang Che, After China's Winter of Discontent, Xi Jinping Sets Sights on Growth and Power, 4 marzo 2023
[3] Helen Davidson, China sets modest economic targets as it seeks to bounce back from Covid woes, 5 marzo 2023
[4] Lorenzo Lamperti, Le due sessioni in cui capiremo come sarà la politica di Xi Jinping dei prossimi 5 anni, 4 marzo 2023
[5] Gianluca Modolo, Cina, crescita prevista per il 2023 al 5% e nuovo aumento della spesa militare, 5 Marzo 2023
[6] Lorenzo Lamperti, A immagine di Xi: lo Stato ai fedelissimi, al partito nuovi poteri, 5 marzo 2023
[7] Jarek Grzywacz, Old Faces Dominate China's ‘New Era', 4 marzo 2023

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