
La distanza tra mondo sommerso e cosmo – tra meccaniche celesti e segnali di vita nei due ambienti- è un tema che mi è venuto in mente nel mentre tentavo di recuperare documenti fotografici ed informazioni sulla Valle del Tirino. Pensavo che forse vi sono sì dimensioni, per quelle distanze, che sfuggono nella loro enormità: una infinita, l’universo, l’altra più definita rispetto alla precedente seppur grandissima, il sommerso, ma con similitudini ed attinenze che non avrei attribuito ai due ambienti.
I pensieri hanno preso forma quando, dopo aver osservato il mondo sommerso a Capo D’Acqua, l’associazione Atlantide mi segnalava Santi Cassisi, astrofisico di origini siciliane con la passione per la subacquea e la fotografia. Il prof. Cassisi dirigente di ricerca dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) con sede a Teramo, non ci ha risparmiato attenzioni e ci ha permesso di incontrarlo a La Specola, la contrada di Teramo di Collurania chiamata appunto così per ospitare l’Osservatorio Astronomico.
La struttura fu voluta per magnanimità e competenze proprie in quelle attività da Vincenzo Cerulli, intorno al 1892; l’astronomo e possidente, particolarmente abbiente, che poté così dedicarsi alle sue passioni di ricerca astronomica nella sua realtà. L’INAF è oggi un ente statale che ha radici e notorietà a Teramo e nel mondo da quando a fine ‘800 Vincenzo Cerulli con i suoi studi su Marte negò la presenza di canali, detti di Schiaparelli. Li classificò come illusioni ottiche grazie al suo potentissimo telescopio Cooke.

E così ci siamo ritrovati nell’edificio, che conserva la struttura dell’epoca sebbene sia stato necessario un riadeguamento sismico, nel mezzo di una comunità anche internazionale impegnata alacremente nella preparazione del contributo che il centro avrebbe dato per la notte europea dei ricercatori.[1] Durante gli scambi di informazioni e narrazioni, tra strumentazione e libri storici sull’osservazione e studi degli astri, è emersa anche la considerazione, purtroppo divenuta stantia, sui livelli della ricerca italiana che dovrebbe poter godere di maggiori mezzi ma che, nonostante tagli continui, riesce a dare contributi molto significativi ed una insperabile valenza di vitalità e dignità. Il nostro interlocutore, con una malcelata punta di sano orgoglio, ci ricorda che anche l’Italia, con una piccola sonda denominata Light Italian Cubesat for Imaging of Asteroids (LICIACube), è stata direttamente coinvolta nell’esperimento di deviazione di traiettoria dell’asteroide Dimorphos attraverso la navicella NASA DART. Una esperienza pratica ipotizzata come difesa planetaria.[2]
Dalla luce che brilla dagli occhi del professore percepiamo che è tanta la soddisfazione ma è anche tanto – da parte sua ma non solo – il rammarico per quello che potrebbe essere il livello scientifico, seppur applicato solo parzialmente malgrado le soddisfazioni che si continuano ad incassare.
È più che probabile che le cause maggiori siano riconducibili alla mancata presenza a Teramo di una facoltà universitaria attinente a questi argomenti. È mancata la visione politica quando si sarebbe potuto. Più facilmente si sarebbe potuta attivare una più consolidata interazione con il confinante polo universitario aquilano che potrebbe anche essere favorita dalla diretta responsabilità dell’INAF di Teramo sull’ Osservatorio del Gran Sasso di Campo Imperatore. È ovvio che questo significherà difficoltà nel garantire quel seguito di professionisti necessari alla vitalità futura del centro se non accadrà qualcosa di positivo che al momento però non è proprio ipotizzabile. L’unico segno al quale appigliarsi potrebbe essere rappresentato dai previsti fondi per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano (PNRR) che permetteranno alcuni nuovi insediamenti nel terreno immediatamente contiguo all’osservatorio attuale. Seppur la struttura teramana sia senza università, e tra le più piccole sul territorio nazionale, si è sempre contraddistinta per una elevata produzione di lavori scientifici. Questo sarà garanzia che possano essere confermate le speranze affinché si continui a godere della migliore considerazione nel mondo scientifico. Con i fondi del PNRR sarà possibile sviluppare quella attuale competenza verso le tecnologie che porta la struttura ad indirizzarsi verso lo sviluppo e ricerca di componenti tecnologici per ottica di precisione o componenti per strumenti di punta per l’astronomia. Saranno utilizzati, ad esempio, su un telescopio che nasce da un progetto denominato European Large Telescope (Elt), sul quale insiste un grande impegno da parte di INAF ed il componente denominato Maory che nasce a Teramo né è testimonianza. Lo sviluppo di questo strumento, ad elevatissima complessità, dovrebbe terminare entro il 2025. Gli sviluppi legati alle approvazioni del PNRR segneranno le fortune future anche per il territorio per le assunzioni di tecnici, ingegneri e comunque personale ad elevatissima specializzazione.
Il prof. Cassisi, ci racconta, arriva da Messina, una terra di mare dove nasce la passione per la subacquea anche delle profondità, e pure da un testo regalato, come spesso succede, dalla sensibilità lungimirante di sua nonna, inizia il percorso di interessi sugli astri che lo porta a diventare quel che è adesso. A Teramo vi giunge anche prima di conseguire la laurea in Fisica e dottorato di ricerca presso l’Università di Pisa, vi prepara la sua tesi e adesso vi esercita da professore ordinario, dirigente di ricerca. Per la sua attività, ottiene premi dall’Accademia dei Licei, firma 480 pubblicazioni e due libri per ricercatori professionisti ed è costantemente impegnato nello studio di astrofisica stellare teorica. Significa non impegnarsi nell’osservazione astronomica ma simulare, attraverso sequenze di codici numerici, come è fatta una stella al suo interno e quali sono le varie tappe della vita stellare.
Riesce anche parallelamente a professare l’affascinantissimo hobby della subacquea dedicata alla fotografia con maggior predilezione per i relitti.

Sono sue le foto di alcune immersioni nel lago di Capo d’Acqua del Tirino sui mulini medievali sommersi, ma tante altre potrebbero essere quelle di cui stupire. Conosciute le sue origini siciliane ci è venuta in mente la tagliente distinzione sui siciliani, coniata dal Vittorio Nisticò, fondatore de L’Ora di Palermo, e riproposta a maggior notorietà da Andrea Camilleri. Per noi il prof. Cassisi potrebbe non essere “un siciliano di scoglio, come poteva essere Leonardo Sciascia, ma uno di mare aperto, che segue le sue passioni e se ne va”. E Santi Cassisi da Messina, poi Pisa, Parigi e quindi Teramo, ma con l’orizzonte che muta continuamente in ogni dove ci sia da valutare astri, teorie stellari o modelli di vita stellare da simulare, oppure ci siano vite sottomarine da esplorare, è andato e sta ancora andando.
Il tempo che trascorriamo insieme induce facilmente alla definizione di una curiosità tra i parallelismi dei due mondi esplorati dal ricercatore. È facile constatare quanto ci riferisce sulle ripetute attinenze tra due ambienti, entrambi ostili alla vita umana, ed entrambi troppo intriganti ed estremi per non essere esplorati. Facile riallacciare quanto si sta dicendo al ricordo delle illustrazioni di Ventimila leghe sotto i mari con il suo capitano Nemo. Non appaiono più tanto lontane le distinzioni tra astronavi e modo astronomico con le profondità subacquee ed i mezzi che ne consentirono le esplorazioni. I sottomarini di Julius Verne, come l’immaginario Nautilus, che possono ricordare le navicelle spaziali; i mostri marini invece possono essere paragonati a quelli di ipotetiche forme di vita extraterrestri. Ipotesi che vanno oltre il grande interesse procurato negli adolescenti di allora, perché poi la narrazione di Verne si è rivelata lungimirante con le conferme dai recuperi di calamari giganti reali mentre gli scafandri di palombari e uomini dello spazio trovano attinenze tra quanto narrato nel 1870 e le attuali attrezzature. Altra non sottovalutabile similitudine, tra i due ambienti, è rappresentata dalla mancanza di gravità sott’acqua e nello spazio. Ed anche somiglianze, facilmente ipotizzabili, tra le ipertecnologiche navicelle spaziali e quelle degli ambienti riproposti per una ipotesi di vita qualche decina di metri sotto al livello del mare.
Apprendiamo anche di quanto fascino possa celarsi nelle immagini che riesce ad ottenere nelle sue immersioni subacquee, di quanto si riesca a rimanere attratti dalle foto su una storia interrotta per un naufragio, di un vissuto stroncato improvvisamente che resta custodito tra le immagini dei relitti. Esperienze che segnano, con il tutto amplificato dal mondo marino che introduce in una dimensione diversa che circonda ed avviluppa i sensi di chi si cimenta con queste esperienze. Ci si può ritrovare proiettati facilmente in una introspezione che aiuta a fare la propria conoscenza ed ad aumentare il senso di empatia con i propri compagni di immersione.
Tentiamo anche di esplorare la componente emozionale di uno scienziato che produce ricerche così particolari e lontane, per noi pure evanescenti, con quelle più dirette e pratiche in cui può cimentarsi un ricercatore del mondo sanitario che valuta la vita di colture cellulari, batteriche e studia le attività virali. La risposta del prof. Cassisi è chiarissima:“… sicuramente ci sono degli argomenti scientifici che mi interessano di più ed a cui, per motivi legati al periodo in cui si è svolta questa attività e/o per l’impatto che ha avuto sulla mia carriera , sono più “affezionato”, ma non direi che ci sia un rapporto diciamo affettivo”.
A me invece, probabilmente resterà un rapporto emozionale con questa esperienza, per aver imparato di come certi mondi possano avere relazioni di sovrapposizione importanti e di come certe distanze, apparentemente enormi, possano anche essere molto più vicine quando sono messe in relazione dalle sensibilità di coloro che le studiano. Ci è rimasta anche la bellezza, quella difficilmente non apprezzabile nelle immagini fotografiche che abbiamo avuto il piacere di ammirare, tra quelle storiche museali e delle attrezzature astronomiche antiche fino alle paesaggistiche, in questo caso direttamente, sui massicci montuosi più imponenti tra le colline dell’Appennino Centrale sulle quali si stanno per imporre colorazioni intense ed attrattive regalate dall’equinozio d’autunno. Sicuramente anche altre attinenze si trovano tra la persona la cui attività abbiamo tentato di descrivere, i mondi estremi da lui valutati e la letteratura musicale che è stata prodotta da un nobile autore, anch’esso offerto alla collettività da territori confinanti della Sicilia Orientale.
Franco Battiato – nel lavoro citato in collaborazione con Giusto Pio – nel 1981 ci invitava a considerare Segnali di vita nelle evocate “meccaniche celesti”[3]. Altro segno che precorre i tempi? Non ci sarebbe da stupirsi se trovassimo nuove attinenze tra le composizioni del grande musicista recentemente scomparso ne La voce del padrone del 1981 e quanto le conoscenze che scienziati e mondo astronomico ci proporranno nell’immediato e nel futuro.
Emidio Maria Di Loreto
[1] http://www.oa-abruzzo.inaf.it/notte-europea-dei-ricercatori-2022/
[2] Luigi Bignami, Test di difesa planetaria: la sonda DART prova a deviare un asteroide, 26 settembre 2022
[3] Segnali di vita
Il tempo cambia molte cose nella vita
Il senso, le amicizie, le opinioni
Che voglia di cambiare che c’è in me
Si sente il bisogno di una propria evoluzione
Sganciata dalle regole comuni
Da questa falsa personalità
Segnali di vita nei cortili e nelle case all’imbrunire
Le luci fanno ricordare
Le meccaniche celesti
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