Libia: una questione tra Italia e Francia?

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La retorica delle celebrazioni della fine della Prima Guerra Mondiale non servirà a risolvere gli innumerevoli conflitti che sono in corso. Uno di questi è a pochi chilometri dal confine italiano e dura da anni senza che si riesca a trovare una soluzione definitiva. Stiamo parlando della Libia e della quale si discuterà oggi e domani alla Conferenza di Palermo voluta dalla diplomazia italiana.

Il premier Conte ha detto che gli obbiettivi dell’incontro multilaterale sono quelli di superale l’impasse nel processo di stabilizzazione e “prevenire l’escalation di violenza di cui abbiamo avuto un ampio assaggio nei mesi scorsi”.

Una delle prime questioni da risolvere è quella sottolineata dal Presidente del Governo di Accordo Nazionale della Libia, Fayez al Serraj, lo scorso giovedì, in un’intervista con l’L’Agence France-Press (AFP) e cioè portare ad “una visione comune nei confronti della questione libica“, con “la necessità di unificare le posizioni” di Parigi e Roma [1].
Lo specialista libico del consiglio europeo per le relazioni estere, Tarek Megerisi, ha dichiarato: «questa conferenza deve essere vista principalmente come un gioco di potere degli italiani contro i francesi. Speravano di renderlo più ampio del summit di Parigi per dimostrare che aveva una maggiore legittimità» [2].
Il controllo delle risorse energetiche, tra le più importanti al mondo, sono un’argomentazione che non può essere lasciata ai margini delle analisi, così come, in special modo per l’Italia, la questione del controllo dei migranti che attraverso la Libia arrivano in Italia è un altro tassello della questione libica. Una diplomazia meno diretta all’accaparraemnto e più alla cooperazione consentirebbe di fare passi in avanti.
Inoltre tutti gli avversari, milizie incluse, dovrebbero ottenere uno spazio per il dialogo.

Lo scorso maggio si era tenuta a Parigi una Conferenza sul futuro della Libia, organizzata dalla Francia senza coinvolgere l’Italia e per la quale nemmeno gli Stati Uniti avevano esultato. La diplomazia francese spingeva per un processo di pace attraverso elezioni che si sarebbero dovute svolgere a dicembre, ma che oramai sembrano tramontate anche perché l’inviato speciale delle Nazioni Unite, Ghassan Salame, che ha sostenuto al Consiglio di sicurezza dell’ONU della necessità di una conferenza nazionale da tenersi all’inizio del 2019,.
Macron intende sempre più allargare la sua sfera d’influenza sia per questioni geopolitiche che per rafforzare la barriera contro il terrorismo, come ribadito dal Ministro degli Esteri Jean-Yves Le Drian, ex-ministro della difesa francese.
Né i francesi né gli inglesi sembrano interessati, dopo esser stati tra i maggiori responsabili dell’accelerazione della guerra in Libia che portò alla morte di Gheddafi, a sedersi intorno a questo tavolo per dialogare.

La questione libica è una faccenda di potenze e lo dimostra il fatto che nel paese sono di stanza militari italiani (in Tripolitania, con la missione Miasit di assistenza e supporto al governo Serraj), francesi (in Cirenaica), statunitensi e britannici (a Sirte e nel sud). L’Italia è presente ufficialmente.

La crisi libica evidentemente non è solo una questione di scontro italo-francese, ma esistono scontri interni che tra l’altro hanno forti radici storiche. Innanzitutto l’incapacità di dialogare delle due principali entità in campo il Governo di Fayez al Serraj,  frutto degli accordi sotto l’egida della Nazioni Unite con sede a Tripoli e un’autorità installata in Oriente con un parlamento a Tobruk eletto nel 2014 e una forza armata sotto il comando del maresciallo della Cirenaica, Khalifa Haftar. Intorno a queste due realtà ruotano, con grande dinamismo e autonomia, centinaia di milizie in una sorta di “caos organizzato” che rendono inefficaci e instabili qualsiasi istituzione. Dietro ci sono anche ragioni «complesse e risiedono in buona parte nella natura dell’identità multipla della Libia (regionalismi, localismi, tribalismi), nella progressiva polarizzazione politica seguita al fallimento delle primavere arabe (islamisti vs militari/nazionalisti)» [3].

Da una parte la difficoltà di inquadrare tutti gli elementi interni ed esterni che compongono il puzzle, dall’altra un’obbiettiva debolezza della diplomazia italiana fanno pensare ad un risultato di poco conto per queste due giornate di Conferenza a Palermo.
Non è ancora chiaro se il principale avversario del Governo di Tripoli, Khalifa Haftar arriverà alla Conferenza e tantomeno se ci sarà un contributo positivo. Dovrebbero esserci invece il presidente del parlamento di Tobruk Saleh e il capo del Consiglio di Stato Al Mishri oltre a diversi capi di stato e premier di paesi africani compreso il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi.

La data di oggi era stata scelta per consentire a Trump e Putin di presenziare alla Conferenza, ma nessuno dei due sarà presente sostituiti rispettivamente dal Segretario di Stato Mike Pompeo e il Primo ministro, Dmitri Medvedev. Entrambe le potenze sembrano interessate a stare dalla parte delle ragioni italiane. Non ci saranno né Macron, né Angela Merkel che aveva dato il suo assenso, né La May, mentre visto l’appoggio dell’Italia al governo di Tripoli sarà presente l’inviato speciale delle Nazioni Unite, Ghassan Salame. Le istituzioni europee saranno rappresentate dal presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk e l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione, Federica Mogherini.
Pasquale Esposito

[1] “Conferenza di Palermo sulla Libia: incertezza sulla presenza di Haftar e divisioni tra Stati”, https://www.jeuneafrique.com/depeches/662554/politique/conference-de-palerme-sur-la-libye-incertitude-sur-la-presence-dhaftar-et-divisions-entre-les-etats/, 12 novembre 2018
[2] Patrick Wintour e Lorenzo Tondo,“Italy to host Libyan conference in fresh push for elections”, https://www.theguardian.com/world/2018/nov/12/italy-to-host-libyan-conference-in-fresh-push-for-elections, 12 novembre 2018
[3] Arturo Varvelli e Matteo Villa, “La Libia tra conflitto e migranti: ripensare il ruolo delle milizie”, https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/la-libia-tra-conflitto-e-migranti-ripensare-il-ruolo-delle-milizie-21012, 19 luglio 2018

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