
L’immigrazione è uno dei segni che contraddistinguono le società contemporanee e fino a quando non troveremo la strada dell’accoglienza continueremo ad assistere a stragi come quella di Lampedusa dell’ottobre scorso per la quale siamo responsabili a vari livelli.
Abbiamo affrontato il tema rivolgendo alcune domande a Andrea Billau, giornalista di Radio Radicale e profondo conoscitore di migranti e di immigrazione.
In che misura la legge “Bossi-Fini”, e quella precedente, “la Turco-Napolitano”, possono essere indicate come tra le cause principali delle tremende tragedie, come quella del 3 ottobre sorso a Lampedusa, e di tutte le altre che coinvolgono quasi quotidianamente i migranti?
A partire dalla Turco-Napolitano l’approccio alla questione migrante è diventato securitario, perché già nella legge del centro-sinistra le novità furono sul lato delle espulsioni, prima tra tutte l’istituzione dei Centri di permanenza temporanea (poi trasformati in Cie).
La cosa che manca nella legislazione italiana è un meccanismo automatico di regolarizzazione di un immigrato presente nel nostro paese che voglia lavorare, perché al di fuori del decreto flussi o allora della richiesta con sponsor o delle sanatorie, l’immigrato che arriva nel nostro paese o con un visto turistico o con i barconi, il primo allo scadere dello stesso, il secondo da subito, vengono considerati automaticamente irregolari. Contestualmente manca una legge quadro sull’asilo e il combinato disposto di queste gravi carenze crea un bacino di irregolari o di denegati (nel caso di richiesta d’asilo) enorme. Le morti in mare sono solo una conseguenza di questo non poter palesare tranquillamente il proprio arrivo sul nostro suolo, soprattutto per chi fugge da un paese straniero, che non si può permettere di richiedere un visto turistico e dopo il viaggio allucinante che ha fatto si ritrova in Italia a rischio di espulsione, chiusura in un Cie e una vita da clandestino alle istituzioni (qui si può usare il termine di per se dispreggiativo) che non è da augurare a nessuno.
L’ultima grande strage di migranti ha causato la morte di quasi quattrocento persone. Al momento le risposte nazionali ed europee ci sembrano più o meno azioni di “polizia”. Ci descrivi brevemente gli strumenti legislativi e operativi attualmente previsti da Bruxelles?
La politica europea non a caso è stata definita della Fortezza Europa perché nonostante alcune direttive che rispetto alla legislazione italiana sono più avanzate come quella Rimpatri e quella sullo sfruttamento del lavoro migrante, ha però contribuito con il regolamento di Dublino 2 a scaricare sul primo paese di approdo tutto il peso dell’accoglienza dei rifugiati e poi con l’agenzia europea Frontex ha operato un pattugliamento del Mediterraneo di tipo militare, quindi più difensivo che di accoglienza.
Queste politiche costituiscono un reale e concreto contributo per la soluzione dei problemi e la fine di queste tragedie?
Quindi no, anche sul piano europeo, nonostante alcune giurisdizioni comunitarie che condannano i paesi che violano i diritti umani dei migranti, le politiche effettive dei governi europei e dell’Unione sono proibizioniste.
Quali sono secondo te le politiche sociali che l’Italia e l’Unione Europea dovrebbero realmente intraprendere a livello internazionale?
Di conseguenza bisognerebbe cambiare paradigma rispetto all’afflusso di rifugiati e migranti e porsi in un ottica di vera cooperazione internazionale con il sud del mondo che è fatta anche di accoglienza dei rifugiati (asilo politico: diritto umano fondamentale sancito) e dei migranti economici che oltre a contribuire alla ricchezza delle nazioni che li ospitano con le loro rimesse contribuiscono in maniera decisiva allo sviluppo dei paesi di origine.
I CIE (Centri di identificazione ed Espulsione), il cui acronimo già di per se è assolutamente ostile, escludente e discriminante, non sono luoghi degni di una società e di un paese che si definiscono “civili”. Ci sono concrete possibilità che vengano chiusi in questo quadro politico e quali e come potrebbero essere oggi le alternative per una prima accoglienza di migranti?
Finalmente sui Cie è maturata nel dibattito politico la loro assurdità come non luoghi del diritto ma quello che, purtroppo, vedo in prospettiva come possibilità dell’attuale classe politca rappresentata in parlamento è solo una riduzione del tempo di permanenza negli stessi. L’alternativa sta nella modifica della legge sull’immigrazione nel senso prima delineato.
In che modo l’Italia potrebbe farsi promotrice di una reale politica dell’integrazione con la presidenza europea in arrivo?
Avendo la presidenza dell’Unione il nostro paese potrebbe chiedere di invertire rotta alla stessa cominciando dall’abolizione del Dublino 2
Recentemente, attraverso lo strumento del referendum “on-line”, gli iscritti del “Movimento 5 Stelle” si sono espressi abbastanza nettamente a favore dell’eliminazione del reato di clandestinità; in un certo senso in opposizione rispetto alla posizione del proprio leader, che aveva invece dichiarato che tale proposta, in sede elettorale, avrebbe prodotto una enorme emorragia di voti. Questo ci da spunto per chiedere una tua opinione sui quelli che ritieni siano oggi i reali sentimenti degli italiani circa il fenomeno dell’immigrazione/accoglienza.
Il nostro paese è stato bombardato negli scorsi anni da una propaganda securitaria mirante a dipingere l’immigrazione come un pericolo piuttosto che come una risorsa e questo non è stato senza effetto, anche nei sentimenti popolari, che hanno visto amplificate delle paure che possono essere anche normali quando ci si accosta a un fenomeno nuovo, ma invece di sedarle le si è blandite cercando di creare un nemico che non c’era. Quello che però non mi fa essere troppo pessimista è il vedere il protagonismo economico, sociale e culturale dei nuovi italiani, irregolari, regolari, di seconda generazione etc., che cambieranno questo paese e gli faranno riconoscere quello che è gia: un paese pluriculturale e meticcio.
Cristiano Roccheggiani
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