
In Australia dal 9 al 31 gennaio prossimo si giocherà la Coppa d’Asia di calcio e a Newcastle, il 12 gennaio, farà il suo esordio, in una competizione di massimo livello, la Palestina affrontando il Giappone favorito per vittoria finale.
La storia della Federazione palestinese è molto travagliata anche se non quanto la drammatica vicenda del suo popolo ancora ingiustamente senza uno stato indipendente e libero. La Palestine Football Association (PFA) con sede in a-Ram (a nord di Gerusalemme), esiste dal 1962 ma la FIFA l’ha riconosciuta solo nel 1988 dopo la nascita dell’Autorità palestinese e solo dal 2008 gioca le partite in casa. La nazionale palestinese nonostante le difficoltà è riuscita in pochi anni a risalire la classifica FIFA posizionandosi al 113° posto.
A questa manifestazione vi è giunta dopo aver vinto lo scorso maggio la AFC Challenge Cup, il torneo riservato alle selezioni asiatiche emergenti, battendo nella finale giocata nelle Maldive le Filippine con una punizione di Nu’man Al-Fawaghra e facendo sognare i palestinesi.
Preparare la nazionale di uno stato negato è complicato a cominciare dal fatto che non esiste un campionato unico, ma due tornei uno in Cisgiordania e l’atro a Gaza. L’unica possibilità sarebbe passare per Israele. A novembre militari israeliani perquisirono la sede della PFA che provocò anche le proteste di Sepp Blatter presidente della FIFA. Molti dei giocatori selezionati per la competizione giocano nei tornei in varie parti del mondo a cominciare dal trentacinquenne portiere e capitano Ramzi Saleh (78 presenze) che milita nel Smouha Sporting Club del campionato egiziano.
I Leoni della Cananea sono allenati dallo storico difensore della nazionale Saeb Jendeya che per passare il turno dovrà contare molto sull’attaccamento alla maglia e sull’opportunità di una grande occasione per «dare gloria a un popolo sotto occupazione», come ha dichiarato l’attaccante Ashraf Nu’man che gioca in Arabia saudita con l’Al-Faisaly.
La Coppa d’Asia è alla sua sedicesima edizione dal 1956. Una competizione che è stata vinta da sette nazionali diverse e che vede il Giappone in testa con 4 titoli seguito da Arabia Saudita e Iran che vinse tre titoli consecutivi tra gli anni Sessanta e i Settanta. La Cina non ha mai vinto, solo due secondi posti, due terzi e due quarti. È molto improbabile che possa farcela quest’anno nonostante i fasti del Guangzhou di Marcello Lippi che vorrebbe emulare il tecnico francese Alain Perrin.
L’edizione del 2011 è stata vinta dal Giappone di Alberto Zaccheroni e, considerata la rosa,
resta favorito nella corsa alla finalissima. Il tecnico è il messicano Javier Aguirre che potrà contare su giocatori molto noti al pubblico europeo e italiano in particolare come Nagatomo, Honda, Uchida, Okazaki, Kagawa.
Tra le favorite c’è l’Australia paese ospitante e la Corea del Sud che potrebbe incontrare già alla fine del girone la Corea del Nord intrecciando temi politici mai risolti all’ombra del 38° parallelo. Altra sfida con risvolti politico-religiosi è quella tra Qatar e Iran. Quest’ultima è un’altra delle favorite dopo il Giappone per un buon mix di talento e solidità, freschezza giovanile e esperienza come quella del capitano Javad Nekounam per le sue 144 presenze in nazionale.
Per chi ama il calcio sarebbe il caso di seguire questo torneo per capire come si muovono sul terreno di gioco atleti lontani dall’asse Europa-Sudamerica provando ad intravedere un futuro che per ora riguarda altri ambiti. Non va dimenticato che alla Coppa d’Asia parteciperanno diversi giocatori presenti nei campionati europei in particolare 9 giocano nei campionati inglesi e 13 in quelli tedeschi oltre ai già citati “italiani”.
Pasquale Esposito
I gironi della Coppa d’Asia
GRUPPO A (Australia-Corea del Sud-Kuwait-Oman)
GRUPPO B (Uzbekistan-Arabia Saudita-Corea del Nord-Cina)
GRUPPO C (Emirati Arabi Uniti-Iran-Qatar-Bahrain)
GRUPPO D (Giappone-Giordania-Palestina-Iraq)
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