
Chi non si è mai chiesto «E se non avessi detto questo? », «Se avessi fatto quella cosa?», «Cosa sarebbe successo se…?», «Doveva andare per forza così? ».
È statisticamente scontato che tutti, ma proprio tutti noi, almeno una volta durante la nostra esistenza, ci siamo domandati se le cose potevano essere diverse da come la vita ce le ha messe davanti.
Ebbene potremmo dire che questa pièce teatrale offre una messa in scena moderna ed originale dei dilemmi relazionali che quotidianamente attraversano l'umanità, dando allo spettatore la visione di molteplici diverse prospettive, di tante possibilità infinite di risoluzione di questi dilemmi, tanti quanti sono gli universi infiniti del cosmo, di cui l'uomo costituisce solo una piccolissima infinitesimale particella.
Infatti, secondo una teoria della fisica quantistica, esiste un numero infinito di universi paralleli, i cosiddetti multiversi, che coesistono nello stesso continuum di dimensioni.
Lo spettacolo “Costellazioni”, in scena al Teatro Franco Parenti, affronta questo tema riproponendo con la regia di Raphael Tobia Vogel un testo del drammaturgo inglese Nick Payne. Le fasi tipiche che caratterizzano le vite di molte coppie, ovvero l'incontro, l'innamoramento, il matrimonio, il tradimento e la crisi, la malattia, anziché essere narrate attraverso una successione lineare, vengono scomposte e ricomposte in una danza incessante che alterna una sequenza di brevi momenti, rappresentazioni di tante diverse possibili situazioni scaturenti dai rapporti d'amore, tanti piccoli frammenti dell'esistenza umana proprio come la miriade di raggruppamenti di stelle che formano le costellazioni.
Scienziata lei, Elena. Cosmologa studiosa della materia, alla ricerca della risoluzione del mistero dell'universo. Eccentrica e razionale, ironica e pacata allo stesso tempo. Apicoltore lui, Pietro, più cuore, impeto e passione per le sue api. Quello che viene dopo è il sunto del mistero che aleggia intorno al più grande arcano mai svelato finora, ovvero l'amore “che tutto muove”.
Inevitabile a questo punto l'assonanza che il loro incontro (o scontro, dipende quale delle diverse proposte sceniche lo spettatore scelga!) mi ha richiamato nella mente con i personaggi del mio romanzo “Atomi, cuore e Pellicole”, dove Zeno, l'irrazionale professore umanista di storia del cinema, s'imbatte in Zoe, la programmatica e metodica neuroscienziata ed il di lei “caos organizzato”. Mi sono chiesta pertanto, quando ho dovuto trarre le fila delle mie sensazioni accingendomi a scrivere questa recensione, se mi fosse piaciuto solo perché l'ironia ed il pathos, che emanavano i dialoghi tra i due personaggi, e l'idea di mettere a confronto due mondi diversi come la scienza e le arti, mi rievocasse qualcosa di simile a quello che qualche tempo fa aveva toccato il mio estro creativo, oppure no, se mi era piaciuto indipendentemente da questo. La risposta è stata che molto probabilmente mi è piaciuto perché, seppure il testo sconti il rischio della noia, a causa di qualche momento di ripetitività dei dialoghi, la commedia ha mosso in me delle vibrazioni autentiche dello spettatore, solleticando quel senso di mistero che è racchiuso nel concetto di esistenza e suscitando riflessioni sul significato del tempo, del libero arbitrio anteposto al caos.

Straordinaria, inoltre, la bravura dei due attori, Elena Lietti e Pietro Micci, che hanno saputo portare diverse versioni emozionali dei due protagonisti, passando da un'interpretazione ad un'altra, in un flash scenico dopo l'altro, riuscendo a risultare convincenti in ognuno di essi.
Tutto accade quindi, in parte voluto da noi, in parte no, ma il vero messaggio è che potrebbe accadere anche diversamente e soprattutto che il tempo, come lo intendiamo comunemente noi, non esiste.
Questa commedia, che mescola teorie della fisica quantistica ed analisi psicologica delle difficoltà tipiche delle relazioni uomo-donna, attingendo da mondi diversi della conoscenza umana, sa creare un mix seducente che trascina lo spettatore in un vortice di possibilità, come in una sorta di “Sliding Doors” con tanti possibili finali che dipendono in parte da scelte diverse ed in parte dalla imperante casualità che inevitabilmente incombe su di noi.
Debora Giardino
Teatro Franco Parenti – Milano
fino al 10 febbraio 2022
COSTELLAZIONI
di Nick Payne
traduzione Matteo Colombo
regia Raphael Tobia Vogel
con Elena Lietti e Pietro Micci
scene e Costumi Nicolas Bovey
luci Paolo Casati
assistente alla regia Beatrice Cazzaro
scene costruite presso il laboratorio del Teatro Franco Parenti
produzione Teatro Franco Parenti / TPE – Teatro Piemonte Europa
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