
All’osservazione di alcuni medici sono comparsi malati dalla Covid che hanno posto domande sulla sintomatologia, persistente dopo parecchi mesi e dall’insorgenza apparsa blanda inizialmente.
Per alcuni ex contagiati dal Sars Cov-2 però il tempo ha acuito i sintomi rendendoli persistenti anche a distanza di mesi. Le frasi descrittive riportate dai medici curanti erano del tipo: “una sintomatologia alla quale non avrei dato peso inizialmente, poi trasformatasi in un senso di oppressione al torace come se vi fosse seduto un elefante“. Il peggioramento della sintomatologia viene riferito come una sensazione di non farcela e con un senso di disagio che non ha mai abbandonato il paziente nel corso di un intero anno.
È quanto riferisce Michael Marshall nel suo lungo e particolareggiato articolo pubblicato su Nature ad inizio di questo giugno per descrivere la Covid Lunga. Affaticamento, tosse improduttiva, mancanza di respiro, dolori muscolari ovunque e mal di testa la sintomatologia più diffusa da chi era stato contagiato da Sars CoV-2 anche se, Athena Akrami della University College London, riporta che su 3500 persone sono stati individuati fino a 205 sintomatologie diverse. Dopo sei mesi solo affaticamento post sforzo, disfunzione cognitiva tra alti e bassi che fiaccavano il morale per essere esposti a fasi alterne di miglioramento e peggioramenti.
Certamente nella fase iniziale del contagio erano altri i problemi, la sopravvivenza su tutto; non si era certo proiettati ad avere idea dei disagi successivi. Il riunirsi dei pazienti in gruppi social numerosi aveva fatto esplodere la convinzione che vi fosse altro da considerare e pensare di dover trattare. Su questo aspetto anche le organizzazioni sanitarie hanno iniziato a riconoscere che la pandemia poteva lasciare problematiche di salute pubblica meritevoli di considerazione successiva alla fase acuta. Da questo scaturivano anche altre iniziative di studio di un fenomeno diffuso e dalle dimensioni non trascurabili. L’entità di questo è palese se si considerano almeno 174 milioni i casi nel mondo interessati dalla Covid molti dei quali potrebbero manifestare esiti successivi.
Sono quattro le domande alle quali si tenta di rispondere: quante persone ammalate sviluppano una Covid Lunga; cosa c’è biologicamente che ne contraddistingue questa condizione; quale relazione c’è tra la Covid ed altre sindromi post infettive; cosa fare per aiutare le persone che incorrono in queste complicanze.
Alla prima domanda si è tentato di dare risposte valutando coloro che si rivolgevano alle strutture sanitarie per essere ricoverate. È evidente però che una massa considerevole di pazienti sfuggiva alla considerazione poiché la sintomatologia non era tanto grave da essere trattata in ospedale. Da questa considerazione l’Office of National Statistics (ONS) del Regno Unito ha seguito più di 20.000 persone per affermare poi che il 13,7% di loro conservava una sintomatologia connessa con la Covid anche dopo 12 settimane. Rimane però una considerazione su come classificare un paziente Covid lungo condivisa da tutti. L’ONS ha assunto come tempo la durata di sintomi per più di quattro settimane. Per una valutazione dell’entità del disturbo si ipotizza che una persona su 10 che hanno sviluppato la Covid nel Regno Unito ha mantenuto una sintomatologia connessa. Se questa ipotesi fosse applicabile in ogni paese risulterebbe che nel mondo ci sarebbero più di 16 milioni di casi.
Altra considerazione emersa è che la sintomatologia parrebbe più lunga sulle persone di mezza età che sui giovani, ma su questo incombe anche un’altra riflessione che ne avvalora la veridicità se si pensa che per gli anziani la Covid lunga non ci sarebbe a causa del decesso più frequente dei soggetti. Circa le cause scatenanti le lunghe sintomatologie si ipotizzano problemi che un sistema immunitario andato in “confusione” trasforma l’iniziale infezione in una malattia autoimmune con tutte le conseguenze del caso compresa le ipotesi dell’attivazione dei sistemi coagulativi che pure tanti problemi hanno causato. Altra ipotesi è che, malgrado non vi sia più presenza virale, alcune frazioni del virus o molecole di proteine a lui riconducibili possano persistere causando quella ipotetica sofferenza multiorgano definita disturbo multi sistemico . A questo gli studi in atto dovranno dare risposte probanti.
Anche altri sintomi persistenti sono stati riscontrati negli studi condotti. Oltre le menomazioni fisiche si sono osservati problemi mentali tipo ansia, disturbi della cognizione, del linguaggio e della memoria.
Relativamente alle problematiche post infettive è noto che si possano innescare sintomatologie lunghe da debellare ed anche nella Covid Lunga vi è la stessa ipotesi riscontrata in altre infezioni batteriche o virali cioè persistenza di sintomatologia di affaticamento, dolori muscolo scheletrici associati anche a disturbi dell’umore e neuro cognitivi.
Circa la risposta al quarto quesito cioè cosa è meglio fare per aiutare queste persone, bisogna considerare che anche chi si sottopone a vaccinazione viene preservato dalla sintomatologia grave e dalla morte, ma non è ancora chiaro se l’azione che sta aiutando a risolvere gli effetti pandemici possa preservare dalla Covid lunga. A questo si è costretti a dover considerare che la legislazione è carente per cui sono sicuramente coperte le spese di ospedalizzazione, mentre coloro che stanno a casa devono fare i conti con gli esiti da Covid lunga compreso esami, controlli, sedute dagli specialisti, autonomamente.
La patologia da Covid Lunga non è riconosciuta, almeno non ancora per cui le spese sono a carico dei malati. Si accresce ancora enormemente l’elenco dei costi aggiuntivi della pandemia che continuano ad essere materiali e molto più pesantemente morali.
Emidio Maria Di Loreto
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