
Sono trascorsi pochi mesi dall'uscita di Gli spiriti dell'isola di Martin McDonagh e nel coevo God's Creatures (Creature di Dio, 2022) di Saela Davis e Anna Rose Holmer, si ritorna in Irlanda, ma nel presente e in un villaggio di pescatori sulla costa e non su un'isola; anche se la condizione di abbandono, abbruttimento e solitudine non è molto diversa da quella vissuta nella dimensione insulare del film di McDonagh.
In questo caso, però, non c'è neanche l'ombra dello humour nero né del clima surreale del film precedente: la storia è calata in un realismo stretto al respiro umano dei personaggi, i membri di una famiglia che sembra ritrovare la sua unità quando il figlio trentenne, Brian O'Hara ritorna a casa dopo sette anni trascorsi in Australia con l'intenzione di consacrarsi all'allevamento di ostriche del nonno, ridotto ad un vegetale.
La madre Aileen (la splendida Emily Watson) è felice, anche perché spera che il figlio si riconcili con il padre, col quale i rapporti sono sempre stati disastrosi. Ma proprio l'amato figlio si rende responsabile di un crimine: stupra Sarah, una ragazza con cui aveva avuto una relazione prima di partire. La sua vittima lo denuncia e la madre, inizialmente, gli fornisce un alibi menzognero per salvarlo. Ma il dramma è solo cominciato.
Saela Davis (al suo primo film dopo esperienze da montatrice) e Anna Rose Holmer (al secondo lungometraggio dopo essere stata macchinista, assistente operatore, operatore etc.) sono due registe statunitensi ma il loro sguardo aderisce con sincerità al clima, alla temperatura dei personaggi e dei luoghi.

La prima qualità di Creature di Dio è quella di disattendere le facili soluzioni narrative: non si vede lo stupro, non c'è spettacolo della violenza. Ma vediamo un crudo spaccato sul maschilismo criminale degli uomini come Brian che, anche dopo il misfatto, ridono e scherzano con brutale misoginia, come se nulla fosse.
Una seconda qualità del film è che Brian non sembra un bruto ma lo è, proprio come la realtà spesso non è come appare. Inoltre i fatti, le reazioni, i sentimenti (in particolare quelli che si agitano drammaticamente nell'intimo della madre Aileen e le affiorano sul volto) sono calati in una realtà dura, ingrata, dove il sostentamento è il risultato di un lavoro senza luce, avvilente e sfiancante (come la catena di montaggio dove la donna è impiegata a preparare il pesce per la vendita).
Ma soprattutto il film è riuscito per l'intensa figura della madre, un'eroina da tragedia greca che agisce secondo coscienza andando contro se stessa. Unica nota stonata, il suo dialogo finale con Sarah, dove purtroppo le parole prendono pesantemente il sopravvento sulle immagini con una letterarietà artificiosa che contraddice le qualità figurative e paesaggistiche e anche l'asciutta concretezza che il film aveva saputo mantenere per un'ora e venti.
Roberto Chiesi
Creature di Dio
Titolo originale: God's Creatures
Lingua originale: inglese
Paese di produzione: Irlanda, Regno Unito
Anno: 2022
Durata: 100'
Regia: Saela Davis, Anna Rose Holmer
Soggetto: Fodhla Cronin O'Reilly, Shane Crowley
Sceneggiatura: Shane Crowley
Montaggio: Jeanne Applegate, Julia Bloch
Scenografia: Inbal Weinberg
Costumi: Joan Bergin, Laura Campbell
Musica: Danny Bensi e Saunder Jurriaans
Casa di produzione: Nine Daughters, BBC Films, WRAP Fund, Screen Ireland
Distribuzione: Academy Two
Interpreti e personaggi
Emily Watson: Aileen O'Hara
Paul Mescal: Brian O'Hara
Aisling Franciosi: Sarah Murphy
Declan Conlon: Con O'Hara
Toni O'Rourke: Erin O'Hara
Marion O'Dwyer: Marry Fitz
Brendan McCormack: Francie D'Arcey
Lalor Roddy: Paddy O'Hara
Isabelle Connolly: Emma Daly
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