Crisi di governo. Costituzione, democrazia parlamentare e trasformismo.

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La nostra è una parlamentare e una piattaforma non può e non deve decidere della nascita di un governo. Luigi Di Maio avrebbe detto, scrive la Repubblica, che “dipende tutto” dal risultato della consultazione sulla piattaforma Rousseau, la piattaforma dove voteranno gli iscritti, non tutti, del M5S. Se proprio volevano conoscere l'opinione degli iscritti avrebbero dovuto organizzare prima la consultazione su un governo con il Pd e poi andare dal Presidente della Repubblica. Ma questo non è ancora chiaro al M5S.

Come non lo è a Matteo Salvini che dopo essersi bruciato da solo, mandando in crisi il governo, ed è inutile che continui a sbraitare su complotti e poteri forti, pretende che si vada al voto perché il popolo è sovrano e perché la democrazia sarebbe tradita. Il popolo è sovrano attraverso i suoi rappresentanti in Parlamento che hanno il diritto di poter decidere di formare altri governi.
Del resto Matteo Salvini dovrebbe ricordare che le elezioni dello scorso anno non gli avevano dato il mandato a guidare il Paese con il M5S. Senza qui voler aprire un ulteriore elemento che non appartiene alla prassi politica e che comunque è un aborto politico: il cosiddetto “contratto” tra le due parti.
E a proposito delle dimissioni, Salvini avrebbe dovuto darle ben prima sulla questione del di cui non si parla più ma che resta una trama che va assolutamente dipanata e il prima possibile.

Di rovesciamenti di fronte ne troviamo anche dall'altra parte. Zingaretti è passato senza colpo ferire da una totale adesione al voto subito alle trattative con Di Maio per la formazione del nuovo governo. Nel corso delle trattative si è anche prima alzato un muro a Giuseppe Conte come Presidente del Consiglio per poi quasi gli si è steso il tappeto rosso. E che dire di Renzi? Che alla nascita del precedente governo si oppose alla trattativa con il M5S e, ora, con volontà di controllare tramite i parlamentari il partito, ha sponsorizzato, a dir poco, la nascita del Conte II.
Per par conditio dobbiamo dire qualcosa anche del Presidente incaricato. Lo faccio con le parole di chi meglio di me può analizzare questo quadro politico-istituzionale, Angelo d'Orsi.
«E intanto il prof. avv. Conte, il signor Nessuno […] , uscito dal cilindro del cappellaio matto, che aveva dichiarato di non essere disponibile a proseguire questa avventura, che lui era semplicemente un professore in prestito alla politica, ora si avventa sulla ciambella, pronto ad addentarla e tenerla stretta per altri 3 anni e mezzo. Sostenuto anche da una parte degli ambienti “democratici” soltanto perché qualche giorno fa ha dato alcune sberle a Salvini, pur rivendicando il comune operato, cosa che peraltro non si stanca di fare Di Maio » [1].

Insomma per capirci per usare un termine corretto e sarà vero quello che scrive Giorgio Cremaschi?
«Siamo di fronte a piccoli personaggi frutto della selezione a rovescio della classe politica, prodotta dalla caduta delle alternative vere, non ci sono più destra e sinistra; da sistemi elettorali maggioritari che trasformano le minoranze in grandi maggioranze vuote; e poi della selezione mediatica, di cui il social è oramai una variante. Il risultato sono leader che si gonfiano e si sgonfiano velocemente ed il cui principio guida è quello sarcasticamente sintetizzato da una battuta di Groucho Marx: questi sono i miei principi, non vanno bene? Ne ho degli altri.» [2].

La conclusione a questo breve racconto di trasformismo, prima di parlare di programma, di cui non si grande traccia al momento, è per dirla con le parole di Giulio Marcon: «ci deve essere innovazione sul metodo, sulla forma che è anche contenuto. Serve maggiore rispetto delle istituzioni, della Costituzione e delle procedure democratiche. E serve maggiore sobrietà, meno proclami roboanti» [3].

Per ora, proprio per il rispetto che abbiamo nei confronti della nostra robusta e carica di bei principi Costituzione, l'unico vero motivo per pensare – e sottolineo pensare – di accettare, turandosi il naso, un governo Conte II, è la necessità di tenere lontane le recrudescenze fasciste. Un ritorno del governo gialloverde con Di Maio premier o un ritorno alle urne sarebbero un'ecatombe perché come spiega Domenico Gallo «una maggioranza nero-verde, gonfiata a dismisura da una legge elettorale maggioritaria, sceglierebbe il Capo dello Stato (neutralizzando la sua funzione di garanzia) e smantellerebbe la Costituzione, instaurando una sorta di dittatura della maggioranza, com'è già avvenuto in passato dopo le elezioni del 1924» o, in alternativa, riprendendo il pensiero del prof. Michele Ainis, come è già «nella nostra esperienza costituzionale, [… un] governo di decantazione. Lasciando impregiudicata la formula, quello di cui abbiamo bisogno è di un tempo di decantazione per purificarci dei veleni, immessi nel corpo sociale e persino negli apparati dello Stato, da una politica che ha accresciuto la frantumazione, ha alimentato il rancore sociale, ha predicato la violenza diffusa e il disprezzo dei diritti fondamentali, arrivando a legittimare l'omicidio (al di là della legittima difesa), imponendo il divieto di salvataggio dei naufraghi, programmando così la morte come strumento di regolazione dell'afflusso degli immigrati» [4].
Questa è la democrazia parlamentare, questa è la nostra Costituzione. E poi daremo conto del programma.
Pasquale Esposito

[1] Angelo d'Orsi, “Governo di svolta?”, https://web.archive.org/web/20200807132215/http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/?p=27685, 29 agosto 2019
[2] Giorgio Cremaschi, “No al biscontismo ultima variante del trasformismo”, http://temi.repubblica.it/micromega-online/no-al-biscontismo-ultima-variante-del-trasformismo/, 29 agosto 2019
[3] Giulio Marcon, “Una svolta sulle cose”, http://sbilanciamoci.info/una-svolta-sulle-cose/, 29 Agosto 2019
[4] Domenico Gallo, “Un governo per tornare alla Costituzione”, https://volerelaluna.it/in-primo-piano/2019/08/23/un-governo-per-tornare-alla-costituzione/, 23 agosto 2019

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