Proteste a Cuba. La crisi economica, la pandemia e gli USA

cuba l'Avana
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Non accadevano dagli anni ’90 manifestazioni di questo livello a Cuba. Domenica dopo essere partite dalla cittadina di San Antonio de los Baños si sono allargate ad altre città tra cui L’Avana ed in particolare nel Centro Habana e Habana Vieja,

La protesta contro il governo riguarda di fatto la grave crisi economica che attanaglia i cubani e che con la pandemia, che di fatto ha bloccato il turismo uno dei sostentamenti ufficiali e non della popolazione di Cuba, è esplosa. La scarsità di cibo e dei vaccini anti Covid-19 sono altri motivi della protesta. Si è anche innestata la protesta politica per chiedere maggiori libertà al grido di “Abbasso la dittatura” e “Patria e vita”. Quest’ultimo, parafrasando il motto ufficiale “Patria o morte”, è presente in una canzone dei rapper cubani Maykel Osorbo ed El Funky (vivono a Cuba) insieme ad altri esiliati a Miami. La canzone tra l’altro dice di “scambiare Che Guevara e Martí per la valuta convertibile”.

Quando si parla di Cuba va detto che il paese è di fatto bloccato nella sua vita da feroci sanzioni che gli USA continuano ad applicare e far applicare. E Biden non è molto diverso dai suoi predecessori, fatta eccezione per qualche apertura di Obama. Del resto gli USA attraverso il suo Consigliere per la Sicurezza Nazionale, Jake Sullivan ha messo in guardia il governo dall’uso della violenza nei confronti dei manifestanti.
Donald Trump ha posto in essere azioni per affamare Cuba, come dichiarato da Mike Pompeo, dal blocco dei voli, delle navi da crociera, delle rimesse fino ad autorizzare le società statunitensi a citare in giudizio le multinazionali che investono a Cuba.
Lo scorso 23 Giugno, come accade dagli anni ’90, l’Assemblea generale dell’ONU ha votato nuovamente contro l’embargo economico (184 voti a favore, due contro – Stati Uniti e Israele – e tre astensioni).

Tra i manifestanti, secondo il Presidente Miguel Díaz-Canel c’erano oltre a controrivoluzionari e anti-comunisti dei «rivoluzionari confusi» sulle cause della crisi economica che il Presidente addebita per buona parte a Washington. Non solo secondo il governo cubano da mesi soffiano sul malcontento a Cuba. Díaz-Canel ha anche spiegato che le ragioni della protesta sono innanzitutto legate ai negozi di valuta liberamente convertibile, ai medicinali che mancano, alle file ai negozi per beni di prima necessità.

Nonostante i risultati scientifici e medici che Cuba continua ad ottenere anche con la produzione di un proprio vaccino, nelle ultime settimane la Covid-19 ha fatto registrare un’impennata drammatica con punte di circa settemila contagi e alcune decine di morti al giorno ed è possibile che i dati forniti siano sottostimati. E questo pesa sui cittadini che hanno difficoltà a farsi curare. Forse investire tanto denaro nei vaccini, per un bilancio statale deficitario, ha per esempio impedito l’acquisto di altri farmaci e prodotti sanitari dall’estero rendendo problematica la gestione di altre malattie.
Il governo per fronteggiare una crisi economica devastante, nel 2020 il Pil è sceso dell’11%, aveva aumentato salari e pensioni ma i prezzi sono continuati a salire e il costo della vita è peggiorato. L’assenza di valuta straniera ha portato alla creazione dei negozi in valuta liberamente convertibile dove si paga solo con carta di credito e si possono acquistare molti beni incluso cibo mentre nei negozi che accettano solo moneta locale, il peso cubano, hanno sempre meno prodotti da vendere.

A Cuba è necessario che la leadership comprenda che c’è bisogno di risposte anche a quella generazione, nata a partire dagli anni ’90, che ha dovuto vivere anche con le privazioni. Del resto l’apertura di internet (chiuso domenica) e l’accesso ai social sta facendo crescere la protesta. E gli Stati Uniti ci sguazzano, con Biden che non potendo perdere i voti dei cubani della Florida, dove Trump ha perso, non ci pensa a cambiare registro.

Pasquale Esposito

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