
Nell'attuale drammatica situazione che perpetua la millenaria sopraffazione fisica, morale ed intellettuale dell'uomo sulla donna, ho voluto riaffrontare questo argomento dopo aver ritrovato tra i libri, “Le svergognate”, che avevo accantonato, uno di quelli che, come spesso accade, si legge una volta e poi si rimette nello scaffale perché lo si considera con il passare del tempo, ‘datato'. Cioè si valuta il suo contenuto e le condizioni che ne hanno determinato la stesura, collocabili in un preciso spazio di tempo che oggi non trova quasi più riscontro con la realtà che viviamo.
Il testo raccoglie la prova inconfutabile che la quotidiana sopraffazione, affonda le sue radici in un passato che ci sembrava sepolto una volta per tutte proprio perché quell'intreccio mortale di cultura arcaica pastorale fosse stato definitivamente estirpato.
“Le svergognate” di Lieta Harrison, pubblicato nel 1963 da “Novissima” di Roma, storica Casa editrice nata a Milano nel 1903 e poi trasferita a metà degli anni '30 a Roma, dove diede spazio ad autori come Vittorini, Moravia, Ungaretti, Cardarelli ed altri. Ma se la Casa editrice può risultare nota a qualcuno, quasi sconosciuto apparirà il nome dell'autrice e quindi del libro, sebbene questi potesse vantare la prefazione di Pier Paolo Pasolini e una Appendice finale di Federico Fellini.
Vale la pena ricordare che le ricerche fatte dalla Harrison, avvengono nell'Italia dei primi anni '60 dove era culturalmente imperante la spaccatura fra settentrione e meridione con la conseguente visione manichea di una ordinata società del Nord dove “regnava” il Bene, contrapposto ad una confusa stratificazione sociale corrispondente al Sud, regno incontrastato del Male.
Lieta Harrison nasce a Ragusa nel 1938 da padre americano e madre britannica, ma più che respirare cultura anglosassone la giovane è attratta dalle storie di donne che popolano i racconti di altre donne che conosce nella campagna siciliana. Sono storie di donne sedotte e abbandonate, stuprate, oppure assassine per onore, o più semplicemente di ragazze madri. La Harrison è attratta, e al tempo stesso incredula, dalla apparente normalità con la quale queste storie terribili si innestano su di un tessuto sociale di disarmante semplicità, attaccato ai valori della terra e della famiglia.
Accumulati una quantità di appunti e annotazioni rilevante, nel 1960 la Harrison inizia a tracciare le linee di quella che sarà la sua ricerca sul campo e cioè i pregiudizi che regolano e condizionano i rapporti intersessuali dei siciliani. Da questa mole di informazioni, interviste, statistiche, la Harrison riesce a confezionare un libro che sembra un romanzo e che invece, negli anni della sua pubblicazione, si porrà come uno straordinario testo di letteratura antropologica, come ebbe a dire il professor Tullio Tentori docente di Antropologia all'Università di Roma.
Ma allora, chi sono queste “svergognate” e perché sono ritenute tali?
Come scrive l'autrice, sono quelle ragazze che per il loro comportamento incorrono nella condanna da parte della società siciliana, ancorata ad un valore guida che, in quegli anni, è identificato con l'onore; e l'onore femminile, non è difficile indovinare, coincide con la verginità.
Ecco quindi che prende forma il profilo di queste giovani e cioè quello di non essere più vergini per aver avuto un rapporto sessuale in età preadolescenziale.
L'indagine della giovane ricercatrice è concentrata in due specifiche provincie della Sicilia, quella di Agrigento, ritenuta ad alta densità mafiosa, e quella di Messina, ritenuta all'epoca priva di infiltrazioni mafiose. Due provincie diverse a confronto che la Harrison scandaglia in profondità, facendo domande, nelle scuole, nelle campagne, negli uffici, ben sapendo di maneggiare un argomento che può causarle problemi enormi.
Terminato il libro, Lieta Harrison cerca in tutti i modi di “agganciare” Pier Paolo Pasolini per poterne ricavare un giudizio o suggerimenti dato che lo scrittore proprio in quegli anni aveva condotto una inchiesta analoga in Sicilia ma a livello cinematografico [1].
Riporto qui di seguito alcuni commenti di Pasolini.
“Le ultime righe di questi referti sulla ‘Terra d'onore' hanno un tono ottimistico: la ‘ragazza' lotterà e proprio per questo, vincerà. Non mi sento di sottoscrivere così brutalmente… Da una inchiesta sulla vita sessuale italiana e nella fattispecie siciliana [quella sua televisiva; n.d.r.] una cosa risulta sicuramente: la persistenza del più inimmaginabile conformismo, l'inconcepibilità di una rivoluzione”. Oppure “L'unica piccola rivoluzione se la fanno loro, le ragazze, ognuna per conto suo, legate da misteriosi fili, da Siculiana a Pizzighettone: umilmente, spinte da un'umile necessità, dall'ineluttabile meccanismo che spinge gli oppressi a lottare per i propri diritti ecc. ecc.”. Precisa poi Pasolini:
“Quasi con una scelta stilistica, l'A. ha accettato il sado-masochismo dei suoi personaggi, ossia la loro dissociazione. Quando una ragazza scinde la figura reale del suo seduttore, creatura in carne ed ossa, dotato di sentimenti – persona umana, cioè, che essa ha amato [così nel testo, n.d.r.] – in una figura irreale (quella che le fornisce il conformismo della sua comunità) e tale scissione diventa una vera e propria dissociazione, che le rende possibile l'omicidio… l'A. pare accettare una simile scissione: e infatti non trova necessario precisare i motivi e le ragioni dell'altro [così nel testo, n.d.r.]”.
Insomma, nelle centosessanta pagine che compongono il libro, si assiste quasi alla costruzione di un gigantesco puzzle dove tessera dopo tessera prende corpo una specie di dramma collettivo all'interno del quale la Harrison sembra vedere con certezza l'elemento che funge da detonatore e cioè il sistema patriarcale.
Fatte queste doverose premesse, vediamo come è strutturato il libro. Si tratta d diciannove capitoli all'apparenza slegati fra loro con argomenti inerenti la sessualità femminile e presentati con titoli che, forse, seguono il flusso delle schede compilate dalla Harrison nel corso delle sue interviste (è una mia supposizione). Ecco alcuni esempi di capitoli: “Il fratello”, “Ho ucciso il seduttore di mia figlia”, “Ma che deve fare una ragazza onorata?”, “La verginità”, “Il cugino antipatico” ecc. ecc.
All'interno poi di ognuno dei capitoli, che sono trattati in prosa, c'è quello che potremmo definire il sub argomento che si condensa in un'unica domanda, quella cioè posta dall'Autrice alle singole persone intervistate e che è riportato a mo' di intervista.
Per dare un'idea al lettore di quanto detto fin qui, ho scelto alcuni pezzi riferiti alla domanda specifica posta dalla ricercatrice ai cittadini intervistati.
Cominciamo.
Cosa intende per onore femminile?
Scapoli Studente “Onore è verginità. Sa cos'è, vero?”
Impiegato “Onore è verginità. Lei, forse, ha un onore diverso?”
Studente liceo “In Sicilia, per onore femminile si intende verginità. Io credo che una donna, a parte il fattore fisico, non ha onore”
Sposati Fruttivendolo “Verginità e tutto il comportamento”
Impiegato “Per me, onore femminile è una cosa esclusivamente fisica”
Autista pullman “Mostrarsi onesta nel parlare e nei gesti. Essere vergine e mostrare di esserlo coi fatti”
Muratore “Ma signorina che mi vuole fare dire?… Che lei non lo sa, meglio di me?”
Postino “Essere intatte e immacolate”
Sposate Casalinga “L'onore deve essere sacrificio dei sensi. Onore è verginità”
Casalinga “Sempre verginità è stato. Lei che è moderna, che ci ha un onore nuovo?”
Professoressa di matematica “È una cosa sublime; il dono più bello della natura e ogni donna dovrebbe regalarlo soltanto al marito”
Ragazze Casalinga “Sempre verginità è stato. Con tante cose che hanno inventato, certo un onore diverso per le donne non lo possono inventare”
Operaia “A me hanno insegnato che è verginità”
Sarta “Verginità, ho sempre saputo”
Universitaria “L'onore non conosce continenti. Ovunque e sempre, è verginità”
Sposerebbe una ragazza non vergine?
Barbiere “Quelle non si sposano; uno se le tiene così, per sfizio”
Commesso “Vuole scherzare, vero?”
Ragioniere “A lei, non la sposerei di certo”
Disoccupato “Io no. Manco carica d'oro m'a pigghiassi”
Commesso “Chi io? Che ho la faccia di cornuto?”
Impiegato “No. Sono arrivato a quarantasei anni per sposare una buttana?”
Commerciante “No. Non si è sicuri di una vergine, figuriamoci!…”
Spazzino “No, non credo che arrivo a tanto”
Studente “No. Tranne proprio che fosse stata violentata contro la sua volontà. Ma non dovrebbe saperlo nessuno e il seduttore dovrebbe essere morto o lontanissimo”
Quale deve essere il comportamento di una ragazza onorata?
Mezzadro “Deve sapere stare attenta e seria: non è che può scherzare, perché poi, uno, come fa a sapere se è uno scherzo o no?”
Fruttivendolo “Deve essere sempre seria, se non vuole essere trattata da buttana”
Impiegato “Essere ritirate, sospettose, e lasciarsi guidare dai grandi”
Muratore “Quando nessuno può dire niente sulla donna”
Commerciante “La donna deve stare al suo posto”
Ragioniere “Non andare in giro a fermare uomini che non si conoscono, non parlare di certi argomenti; insomma, per essere onorate non bisogna avere lei per modello”
Ragazze Casalinga “Stare in casa, non uscire, essere una buona ragazza, non far parlare la gente.
Maestra “Se una donna altrove perde l'onore, spesso riesce a rifarsi una vita. Invece in Sicilia, una ragazza nelle stesse condizioni è finita. La ragazza siciliana deve temere anche solo la maldicenza”.
Donne sposate Casalinga “Stare in casa, essere serie, non far fare pettegolezzi”
Casalinga “L'onore, se ancora non glielo ha insegnato nessuno, glielo insegno io; certe cose non si devono neanche dire; ecco cosa è l'onore”
Camiciaia “Non vestire indecente; non tingersi la faccia, non ossigenarsi i capelli”
Cameriera “Una donna è onorata quando non si tinge la faccia come fa lei e quando non fa i discorsi che mi ha fatto lei”
Tabaccaia “Non sconcicare (cioè infastidire) gli uomini”
Mi fermo qui, ma chi volesse continuare a leggere gli altri capitoli può farlo tranquillamente perché il libro è ancora stampato e lo si può acquistare ad un giusto prezzo cliccando il nome dell'Autrice su Internet. Comunque per saperne di più sul rapporto “Donna-Onore” in Sicilia, almeno relativamente al periodo trattato dalla Harrison, consiglio vivamente la visione del film “Sedotta e abbandonata” di Pietro Germi, del 1964, altro vero e proprio trattato di antropologia questa volta per immagini.
Stefano Ferrarese
Note
[1] Comizi d'amore. Film documentario girato nel 1965
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