
Una commedia-drammatica che affronta con la forza di un gentile abbraccio la vita di una giovane donna con la sindrome di Down.
Opera presentata e premiata nella sezione Panorama dell'ultima Berlinale, al cinema dal 21 marzo, Giornata Mondiale dedicata alle Persone con Sindrome di Down.
Dafne, interpretata da Carolina Raspanti, giovane scrittrice al suo esordio sulle scene, è una trentenne dal temperamento vivace e intraprendente, sfacciata e volitiva che lavora in un supermercato. Figlia unica e molto amata, come molti ragazzi vive ancora con gli anziani genitori, anche se già da un po' parla di andare a vivere con Viola, la sua più cara amica, ma come le ricorda il padre, Luigi, interpretato da Antonio Piovanelli, ”lo dite, si, ma ancora non vi siete organizzate, non avete cercato una casa…”.
Una vita quotidiana semplice, come tante, solo vissuta con una dotazione genetica diversa: 47 cromosomi anziché 46, questa è la condizione di Dafne.
Quando la madre, Maria, interpretata da Stefania Casini, muore, è l'ultimo giorno di vacanza e il clima di gioiosa serenità si interrompe bruscamente. Quell'equilibrio familiare dolce e protetto, viene travolto dal dolore e sembra andare in frantumi. Dafne soffre doppiamente, per la scomparsa della madre, così improvvisa e scioccante e per la condizione del padre, che vede inesorabilmente scivolare nella depressione, attanagliato da una silenziosa disperazione, sopraffatto dal pensiero angosciante di dover prima o poi lasciare sola la figlia quando anche lui se ne andrà.
Dafne, invece, è salda, forte e lo dimostra; non nega il dolore, lo prova, ma reagisce, grazie al suo carattere e al supporto affettivo degli zii e degli amici di sempre e soprattutto alla sua dedizione totale al lavoro. I suoi colleghi la conoscono bene, le sanno stare vicini, senza pudori o incertezze, rispondono ai suoi abbracci e alle sue sfrontate domande, l'ascoltano e la festeggiano al suo rientro in servizio. Così Dafne attraversa il lutto, con l'incoscienza di una bambina e il coraggio di una giovane donna; si prende cura del padre, richiamandolo ai doveri verso sé stesso e verso di lei, con tenerezza e feroce determinazione, lo tiene ancorato alla vita, rivelandosi ai suoi occhi giorno dopo giorno sorprendentemente piena di risorse e pronta ad affrontare il cambiamento con una forza esemplare e contagiosa.
Ora la famiglia sono loro due e, finalmente Luigi, affranto e profondamente commosso dall'incredibile energia positiva di cui la figlia è portatrice, si lascia coinvolgere, con una nuova fiducia alla vita, nella piccola-grande avventura che lei propone: raggiungere, insieme a piedi, loro due soli, le montagne dove si trova la tomba della mamma, per farle visita. In questo cammino faticoso scopriranno cose nuove l'uno dell'altra e superando i propri limiti si avvicineranno ancora di più.
Il regista, Federico Bondi ha raccontato com'è nata l'idea del film: un giorno camminando ha visto un padre anziano e la figlia Down che si tenevano per mano in attesa dell'autobus e da lì ha incominciato a chiedersi come potesse essere la loro vita e a immaginare una sceneggiatura che è rimasta in un cassetto fino all'incontro con Carolina Raspanti. Tra i due è nata un'amicizia e naturalmente Carolina è diventata Dafne, regalando al personaggio la sua naturale spontaneità e consapevole serenità.
Carolina, ha dichiarato il regista, non ha letto la sceneggiatura, che è stata tuttavia rispettata come traccia, adattandola di volta in volta in considerazione dei suoi contributi ed esigenze.
Secondo Bondi, infatti, Carolina/Dafne non andava guidata, ma accompagnata nel film perché solo così con graduale naturalezza sarebbe potuta emergere la complessità e allo stesso tempo la semplicità di un'esistenza il cui tratto profondo è la costante ricerca di relazioni autentiche, senza secondi fini.
In evidente controtendenza rispetto a un mondo che spinge sempre più all'efficienza, nel tentativo, vano di superare la sofferenza, la storia di Dafne è un esempio e un invito per tutti, ad accettare la propria condizione e i suoi limiti e a viverla pienamente, lasciando andare le paure e superando i pregiudizi per custodire, insieme alla dignità di uno sguardo e di una stretta di mano, ogni storia.
Un bel film che la giuria della Federazione Internazionale della Stampa cinematografica – FIPRESCI, alla Berlinale 2019 ha premiato “per il toccante e profondo ritratto umano di una figlia coraggiosa e del suo affettuoso padre nello sforzo di superare il dolore e per l'indimenticabile prova di Carolina Raspanti e Antonio Piovanelli”.
Sabrina Mancini
Dafne
sceneggiatura e regia Federico Bondi
soggetto Federico Bondi e Simona Baldanzi
fotografia Piero Basso
montaggio Stefano Cravero
musiche Saverio Lanza
suono in presa diretta Mirko Guerra
scenografia Alessandra Mura, Cristina Del Zotto
costumi Massimo Cantini Parrini
montaggio del suono e mixage Daniela Bassani, Marzia Cordò, Stefano Grosso e Giancarlo Rutigliano
Personaggi e interpreti
Dafne Carolina Raspanti
Luigi Antonio Piovanelli
Maria Stefania Casini
Prodotto da Marta Donzelli e Gregorio Paonessa, DAFNE è una produzione Vivo film con Rai Cinema, con il contributo di MiBAC – Direzione Generale Cinema, realizzato nel Programma Sensi Contemporanei – Toscana per il Cinema, con il sostegno di Regione Lazio e Roma Lazio Film Commission, con il supporto di Unicoop Firenze e Coop Alleanza 3.0, con il patrocinio di AIPD – Associazione Italiana Persone Down e Comitato Siblings Onlus – Fratelli e sorelle di persone con disabilità.
Distribuzione italiana: Istituto Luce Cinecittà
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