Dalla parte dell’ultimo. Ricordando don Lorenzo Milani

Barbiana, 2017 - foto di Paolo Sassi

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Cento anni fa nacque a Firenze Lorenzo Milani. Di famiglia ricca e di antenati illustri, diventò prete e scoprì la povertà – culturale prima che materiale – dei giovani operai di Calenzano, sua prima parrocchia. «Chi conosce cinquemila parole dominerà sempre chi ne conosce a malapena cinquecento». La sua missione: dare la parola a chi non l'aveva. Uomo libero e schierato, nella e nell'Italia degli anni ‘50, fu esiliato dalla curia sulla montagna del Mugello, in una parrocchia abbandonata. Vi incontrò gente ancora più misera, i contadini di Barbiana. Non li abbandonò. Fece una per i loro figli, ancora oggi un modello di educazione integrale. Insieme ai suoi piccoli montanari, scrisse Lettera a una professoressa, intramontato manifesto di passione civile per la scuola. «La grandezza di una vita non si misura dalla grandezza del luogo in cui si è svolta». Nemmeno dalla sua lunghezza: morì nel 1967 a soli 44 anni. Profondo amore per i e per la loro liberazione dalla schiavitù dell'ignoranza. «Ho voluto più bene a voi che a Dio – dirà ai suoi ragazzi poco prima di morire – ma spero che non stia attento e segni tutto sul suo conto».

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