
Ai tempi che furono, la “demagogia” era ritenuta l'arte di guidare il popolo. La si praticava, però, in linea con regole e criteri di moralità adamantina e con uno spirito di servizio autentico. Già ai tempi dei Greci, per causa di contorsioni della volontà, razionalmente inesplicabili, e di intenti divenuti subdoli e ingannevoli, la demagogia ha assunto un altro significato, completamente diverso: imbrogliare il popolo con lusinghe e falsità, per ottenere il suo consenso.
Il cosiddetto demagogo, che si sforza anche di educare e formare una coscienza critica, è stato così surclassato, e il suo posto è stato usurpato da parolai senz'arte, né parte. Con il trascorrere del tempo, la storia ci ha dimostrato, che l'imbroglio è divenuto sistematico, istituzionalizzato, fino a diventare la regola aurea praticata dai politici.
In questo nostro Paese, la demagogia è la suprema forma di inganno, e in quanto tale, è la pratica prediletta di politicanti senza scrupoli e senza dignità (oltre che profondamente ignoranti), che si gettano nella mischia, solo per raggirare i cittadini e mettere a frutto poteri e incarichi “politici”. Negli ultimi 30 anni, questo indegno giochetto è stato lo svago prediletto di questo e di quel politico; di questo e di quel partito. Alla demagogia, quella ridotta a mera ciarlataneria, è stata aggiunta una componente sinistramente ludica. Cosi, a “fare politica” si sono approcciati il fior fiore degli inetti e degli insipienti: tanto a pagare le conseguenze, morali e materiali, erano i cittadini, ignari e ignoranti anche loro.
Per gioco e per diletto di “grandi statisti” che hanno causato sfacelo e danni di ogni sorta, l'Italia è ridotta come è oggi, ha perso una significativa porzione della sua sovranità nazionale; per gioco il debito pubblico è schizzato a cifre incredibili; per gioco è stata svalutata la lira facendo arricchire i criminali della finanza mondiale; per gioco sono stati demoliti lo stato sociale, il sistema di previdenza pubblica, il sistema sanitario …
Oggi siamo una nazione boccheggiante: l'economia pubblica è traballante e il futuro è fosco di nubi impenetrabili.
L'unico valore che, presuntivamente, resta intonso, è la democrazia.
I cittadini, non sembrano consapevoli di questo ragionamento. E si estraniano sempre più dalla politica e dalla vita pubblica nei confronti delle quali, dovrebbero avere la determinazione avuta dai partigiani.
Per tornare agli ultimi 30 anni di storia politica italiana, oltre alla demagogia, stravolta nel suo originario significato, i politici hanno propinato “pane et circenses” come nell'antica Roma imperiale.
Graziano D'Angelo
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