
Da alcune settimane in Polonia è esplosa una crisi politico-istituzionale a causa di alcuni interventi legislativi che potrebbero compromettere la tenuta democratica del paese. Abbiamo raggiunto via mail Paola Di Marzo per fare il punto su questo delicato momento e in generale sul paese. Paola Di Marzo, laureata in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso la Facoltà “Roberto Ruffilli” di Forlì, si è appassionata alla storia polacca durante il soggiorno Erasmus a Varsavia e scrive di Polonia per East Journal. Ha pubblicato la sua tesi dal titolo “Le minoranze come ‘ponti e fossati' tra stati e popoli: il caso della Polonia dal 1919 al 1947” tra i volumi di PECOB.
1. La democrazia in Polonia è sotto un pesante attacco. A Bruxelles i timori sono molti e all'interno perfino Lech Walesa, in più di un'intervista, ha criticato il nuovo governo del Partito Diritto e Giustizia (Pis) guidato dalla premier Beata Szydlo. Gli interventi del governo, con l'appoggio del Presidente della Repubblica Andrzej Duda, hanno minato due poteri, uno formale quello della Corte Costituzionale e l'altro sostanziale, quello dell'informazione. Ci può spiegare brevemente quanto accaduto nelle ultime settimane su questi due temi? Ci sono altre “riforme” nei piani del governo che andranno in questa direzione?
Che il nuovo governo polacco avrebbe fatto parlare di sé – visti i precedenti nel biennio 2005-2007 – era prevedibile, ma ciò che colpisce è la verocità con cui i provvedimenti vengono eseguiti. Quelli a cui lei fa riferimento, oltre a essere i più gravi, sono stati condotti in modalità lampo senza un ponderato e costruttivo dibattito politico, quasi delle prove di forza. Nel caso della Corte, l'espressione “blitzkrieg costituzionale” del Prof. Koncewicz è assolutamente pertinente. Se è vero che il “peccato originale” risiede in un'infelice mossa di Piattaforma Civica durante la scorsa estate, il PiS non ha fatto che peggiorare le cose non riconoscendo i giudici nominati dal precedente governo e investendone di nuovi con la benedizione del Presidente Duda che appare il protettore del suo vecchio partito. Quel che è più grave è che sia il governo che il presidente hanno ripudiato i pareri della Corte Costituzionale, gli stessi che dichiaravano l'incostituzionalità di due nomine tra quelle disposte da Piattaforma Civica. Se avessero dato atto alle sentenze della Corte, la crisi sarebbe rientrata. Ancora oggi la Corte ha due composizioni parallele e la nuova legge, risalente al 22 dicembre, che modifica composizione e funzionamento del consesso, non facilita le cose.
Tuttavia, un primo segnale riconciliatorio in questa questione sembra esserci: il ministro degli Esteri Waszczykowski ha tramesso alla Commissione di Venezia, organo consultivo del Consiglio d'Europa, proprio quest'ultimo atto che le dicevo. Non rimane che attendere la sua opinione in merito. Lo stesso vale per il dibattito sulla Polonia al parlamento europeo fissato per il 19 gennaio e, soprattutto, per quello in Commissione la cui discussione avvia la “procedura pre-articolo 7”, iter per capire se vi sono pericolose minacce allo stato di diritto. Così Bruxelles ha deciso di affrontare la questione, specie dopo la legge sui media. Visto il noto euroscetticismo del governo di PiS non mi aspetto una reazione accomodante da Varsavia ma escludo, o quantomeno spero, che si arrivi a una escalation.
Il governo di riforme in mente ne ha, in particolare in campo sociale, ma dal punto di vista della libertà di stampa dicono che un secondo round ci sarà a metà anno. Non mi presto a speculazioni e i prossimi giorni saranno determinanti e da seguire passo passo. Certo è noto che Kaczyński ammiri Orban ma non è detto che vada fino in fondo per farne una copia.
2. Chi sono gli uomini che governano il paese? Quale ruolo svolge Jarosław Kaczyński fondatore del Pis insieme a suo fratello Lech, morto nel 2010 in un incidente aereo a Smolensk, in Russia? Qual è il blocco sociale ed economico che è dietro alle forze che controllano la Polonia?
Kaczyński non ha un ruolo all'interno del governo ma è come se lo avesse. Un po' per il precedente governo e un po' come familiare della vittima del disastro a Smolensk – ha agitato spesso lo spauracchio del complotto russo – continua a essere una voce importante e non può essere altrimenti. Ha guidato la corsa alla presidenza di Duda e rimane il leader di PiS. Ha candidato la Szydło per evitare che la sua eredità oscurasse la nuova immagine del partito sbandierata durante la campagna elettorale e per accaparrarsi i voti dei più moderati che non hanno amato all'epoca la sua condotta. E infatti l'appoggio è stato trasversale e Kaczyński ha conquistato anche i giovani speranzosi in un cambio di rotta dopo due mandati di Piattaforma Civica. Non vedo un blocco ma una fetta importante del paese che vuole trarre beneficio dalla crescita impetuosa che non sembra destinata ad arrestarsi, così dicono le previsioni fino al 2020. Il governo non mi pare contrario a questo corso: l'idea è quella di aumentare esportazioni e investimenti.
3. Se guardiamo alle elezioni dello scorso ottobre tra la schiacciante vittoria della destra e l'assenza dal Parlamento, per la prima volta, della sinistra dovremmo pensare che la maggior parte dei cittadini polacchi sia fortemente orientata ad un maggiore autoritarismo, un accentuato nazionalismo di tradizione cattolica anti-immigrati e anti-Ue e ad un'opposizione nei confronti dei diritti civili. Ma se pensiamo che più del 50% degli aventi diritto non è andata a votare forse il panorama è più complesso e la rappresentatività è monca. Che ne pensa?
La partecipazione è importante, sempre. Ma in questo caso non la utilizzerei per fare analisi perché il dato non si discosta molto da quello precedente. Fuor di dubbio che sia bassa, ma non è una novità. Concordo nel dire che si nutrano ostilità nei confronti degli immigrati ma è un problema anche nostro quindi in questo senso non parlerei di eccezionalità polacca. Sì è vero, è un paese fortemente cattolico e conservatore ma anche la percentuale di praticanti tende a diminuire e i giovani non sono più così propensi a seguire certi dettami religiosi. Di conseguenza non direi che abbiamo di fronte un elettorato monoliticamente antiliberale. Attenzione, con questo non voglio dire che il governo non lo sia. Tra strizzare l'occhio all'irrigidimento sui diritti civili e la deriva autoritaria del popolo polacco ce ne vuole. Le proteste di dicembre e dello scorso weekend, con migliaia di manifestanti per le strade, ne sono un chiaro esempio. I polacchi ci tengono alla loro democrazia liberale. Non è contro questo che hanno votato. La forza del PiS deriva anche dalla discesa di Piattaforma Civica ora alla ricerca di un nuovo e legittimato leader forte e dal declino dell'Alleanza della Sinistra Democratica, già evidente alle presidenziali. Ci piaccia o no le figure carismatiche rimangono fattori chiave per trascinare il consenso. Questo spiega l'ascesa di Nowoczesna di Ryszard Petru.
4. I fondamentali dell'economia polacca sono buoni e spesso Varsavia è stata considerata un esempio di solidità. Le previsioni per i prossimi anni ne fanno una nazione con un peso sempre maggiore. Ma come accade spesso, in particolare negli ultimi dieci anni, buona parte della popolazione non vede gli stessi benefici basti pensare al livello di precarizzazione del lavoro giovanile. Quali sono le opinioni e i sentimenti della popolazione?
Lo stesso Petru ha rimproverato a Piattaforma Civica la mancanza di coraggio per le riforme economiche e sociali. Questo è quello che i polacchi vogliono e hanno votato in base alle promesse di PiS desiderosi come è ovvio di migliorare la propria situazione economica. Rassegna Est ha pubblicato le previsioni economiche dell'area orientale. La Polonia continuerà a crescere e il PIL pro-capite a sua volta, specie nel triennio 2017-2020. Con 89 miliardi sui 215 stanziati la Polonia continua a essere il beneficiario principale dei fondi strutturali dell'UE 2014-2020. Il salario minimo e il costo del lavoro sono ancora molto bassi rispetto alle medie europee. A breve dovremmo ricevere segnali dal governo sul fronte economico. Qualcosa di importante non mi sembra sia venuto ancora fuori. Forse a breve.
5. La politica estera. Quale posizione avrà Varsavia nei confronti dell'Ue anche in considerazione di un rapporto quasi simbiotico con gli USA in funzione anti-russa? Il gruppo di Visegrad, nel quale sono presenti oltre alla Polonia, l'Ungheria, la Repubblica Ceca e la Slovacchia, continuerà ad essere un punto fermo della diplomazia polacca per sostenere i propri interessi contro i paesi più forti in Europa?
I recenti sviluppi di cui abbiamo parlato fino ad ora, la passata condotta e il generale atteggiamento di PiS non fanno sperare in una luna di miele con Bruxelles. Intervistato dal quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, il commissario Ue per l'economia e le società digitali ha dichiato che “esistono molte ragioni per attivare il meccanismo quadro dello stato di diritto e di monitorare Varsavia” riferendosi alla procedura pre-articolo 7 che le dicevo poco prima. Il ministro della Giustizia polacco, Ziobro, ha risposto risollevando i crimini commessi dai nazisti in Polonia: “certe esclamazioni fatte da un politico tedesco assumono il peggior significato possibile”. Una reazione senz'altro fuori luogo. Non si può rinvangare il passato in questo modo quando si muovono delle critiche.
Allo stesso tempo sembra riaprirsi il caso di Smolensk. Gli investigatori polacchi dicono che le autopsie condotte dai russi sono inesatte e il quotidiano Rzeczpospolita ha scritto che il ministero della Difesa metterà in piedi una nuova commissione investigativa. Riassumendo possiamo dire meno Ue e Germania (un passo indietro rispetto all'asse Varsavia-Berlino che Piattaforma Civica aveva costruito) e che “l'orso russo” fa molta paura. Varsavia, inoltre, chiede un rafforzamento della presenza NATO per consolidare la propria posizione all'interno dell'Alleanza sentendosi un membro di classe B per la mancanza di significative forze difensive alleate in chiave anti-russa. Di questo e della sicurezza nell'area si parlerà a Luglio proprio a Varsavia, durante il summit della NATO. Sicuramente il Gruppo Visegrad farà squadra a livello europeo su alcuni temi rilevanti come energia e migrazione e tutti andranno d'accordo sulla maggiore presenza NATO. La Polonia potrebbe addirittura aspirare al ruolo di leader V4 in virtù del suo successo economico ma l'importante è che non volti le spalle all'UE. Non sarebbe una mossa vincente, ci rimetterebbe soltanto.
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